Capitolo XI

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Di nuovo bambini

Una Seoul cupa e piovosa si staglia davanti a noi, mentre l'unico ostacolo che c'impedisce di bagnarci è una piccola tettoia appartenente al market vicino allo studio

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Una Seoul cupa e piovosa si staglia davanti a noi, mentre l'unico ostacolo che c'impedisce di bagnarci è una piccola tettoia appartenente al market vicino allo studio. Non abbiamo fatto in tempo a fare più di due passi che è sceso l'acquazzone.

"Non credo che smetterà per un bel po'..." Mormora Suho. "Casa mia dista non più di cinque minuti da qui." Afferma poi, dopo qualche minuto d'attesa.

Lo guardo sorpresa ancora una volta da lui.

Oggi sembra essere più socievole e spensierato, come se il Suho che ho conosciuto la prima volta fosse completamente scomparso. Sorrido involontariamente proprio quando lui si gira verso di me.

"Stai sorridendo?" Chiede guardandomi con i suoi occhi nero pece.

"Ho solo pensato che è strano vederti così." Rido girandomi per evitare il suo sguardo. Un gruppo di liceali ci passa affianco mentre ridono e si bagnano sotto la pioggia.

Vorrei ritornare a quando ancora non ne sapevo un bel niente del mondo, penso seguendoli con lo sguardo.

"Strano?" Domanda.

"Mh ..." Ci penso su e poi svuoto il sacco: "Sei abbastanza asociale, hyung."

Lui scoppia a ridere, questa volta però la sua risata è forte e gioiosa.

Salto dallo spavento completamente stupefatta. "Cos'è? Da dove esce questa risata?" Chiedo spalancando gli occhi.

Forse perché si sente a suo agio, o ancora perché oggi è una bella giornata per lui, mi tocca con la sua mano e mi spinge delicatamente per poi ridere ancora.

"Wow, quindi sei così? Tutto questo tempo a nasconderti ..." Mugugno ancora incredula.

"Non mi sono mai nascosto ..."

Lo fisso decisamente male, per poi scuotere la testa. "Se lo dici tu."

Restiamo in silenzio per qualche secondo, poi lui ricomincia a parlare: "Quindi accetti di correre fino a casa mia?" Chiede.

Rabbrividisco per il freddo e annuisco. "Tu vai avanti, io ti seguo." Affermo.

S'infila velocemente il cappuccio della sua felpa e poi abbassa lo sguardo per osservarmi. "Non hai cappuccio?"

"Ah ... no." Affermo toccandomi la nuca coperta solo dai capelli umidi a causa della pioggia presa in precedenza. Lui sospira per poi mollare lo zaino ai suoi piedi e sfilarsi velocemente la sua felpa. "Cosa diamine stai facendo?" Chiedo facendo un passo indietro quando noto che si sta avvicinando a me con la sua felpa tra le mani.

Mi prende il braccio nascosto sotto il giubbotto ben imbottito e mi porta vicino a lui.

"Ti sto proteggendo." Afferma lui infilandomi la felpa.

Qualcuno per cui morireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora