4| "il tuo bene"

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Era pomeriggio tardo, Draco era partito solo il giorno prima e a Hermione mancava sempre più.
L'indomani mattina Harry avrebbe avuto il primo appuntamento con il Dr. Taylor, era stato difficile dirglielo, ma poi la ragazza riuscì a rassicurarlo e tutti sapevano che ne sarebbe uscito vincitore come sempre. Anche se non era presente, Hermione sapeva benissimo che anche Draco lo pensava. Si era preoccupato tanto per quello che ormai era come il suo migliore amico, tanto che aveva fatto delle ricerche assurde per assicurarsi che Taylor fosse un buon medico e non un ciarlatano.
Nel frattempo Hermione pensava sempre di più ai suoi genitori, sarebbe dovuta partire per l'Australia è cercarli chissà dove. Non era un'impresa facile, soprattutto solo con le proprie forze.
Ma Hermione era stata ben chiara con la migliore amica, sarebbe andata da sola. L'unico problema era dirlo a Draco, che avrebbe fatto di tutto pur di seguirla.
Ora la ragazza stava scrivendo una lettera alla preside, chiedendogli un colloquio, che inviò appena finita.
"hai fatto bene, lei saprà aiutarti" disse Ginevra, dandole una pacca sulla spalla.
"la staremo stressando tantissimo" parlò Hermione dispiaciuta, avrebbe voluto fare tutto da sola, ma sapeva che avrebbe avuto bisogno di una mano almeno per arrivare in Australia. Non sapeva come poterci arrivare: passaporta? Aerei babbani? Poi una volta lì, come avrebbe fatto?
Dove sarebbe andata a dormire?
Erano mille domande che si faceva, e sperava che la preside sarebbe riuscita a darle una risposta, che infatti non tardò ad arrivare.
Dalla finestra aperta apparve un gufo con una lettera tra le zampe, che entrando lasciò cadere sul letto della ragazza, poi uscì di nuovo fuori e spiccò il volo.
Hermione subito la prese e l'aprì.
"che dice?" chiese Ginevra impaziente.
"devo andare ora, ci vediamo a cena" rispose Hermione confortata, mise la lettera in tasca a subito corse fuori dal suo dormitorio.
Nella sala comune incontrò Ronald e Neville, che cercarono di fermarla.
"dove vai?" chiese il rosso.
"ve lo dico dopo a cena!" li liquidò la ragazza, per poi correre in direzione dell'ufficio della preside.

"quindi vorrebbe imbattersi in un viaggio da sola, in un posto lontano?" disse Minerva, cercando di capire la situazione di Hermione, che le aveva raccontato tutto per filo e per segno.
"si"
"non teme sia pericoloso per una ragazza giovane come lei? non le converrebbe essere accompagnata?"
"so che sarà pericoloso, ma andrò da sola"
"perché mai?"
"sono i miei genitori, vorrei trovarli il prima possibile e recuperare il tempo perso...da sola"
La preside si appoggiò con la schiena alla sua poltrona, pensierosa.
"Il signor Malfoy che ne pensa?" Hermione la guardò, come faceva a sapere del ragazzo?
"so tutto, non tema. Draco me l'ha detto dopo che un mese e mezzo fa i suoi genitori sono venuti qui, e mi ha fatto promettere di mantero il segreto, ma ora risponda alla domanda" rispose convincente.
Hermione, anche se confusa, rispose: "Ancora non lo sa...non credevo fosse il caso di turbarlo"
La preside annuì.
"sa bene che glie lo impedirà, vero?"
"si, ma dovrà accettarlo" finì di parlare Hermione.
Voleva andare da sola, e niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea.

Draco era proprio davanti il portone del Malfoy Manor da ormai cinque minuti, ansioso per quello che lo aspettava dentro casa.
Finalmente, dopo tanta esitazione, bussò. Dopo non molto qualcuno venne ad aprire: un elfo.
"tu chi sei?" chiese Draco, guardando il giovane elfo mai visto prima.
"s-sono il nuovo e-elfo del Malfoy Manor signore...è un onore c-conoscerla signor Malfoy" disse balbettando, aprendogli la porta e facendolo entrare.
"vado a-a chiamare i p-padroni..." disse, facendo per andarsene, ma Draco lo fermò.
"come ti chiami?"
"Pempy, signore" disse, prima di sparire per cercare i suoi genitori.
Draco si chiuse la porta dietro le spalle sospirando, non credeva che dopo la guerra il padre avrebbe preso un altro elfo, pensava fosse cambiato.
E invece probabilmente era sempre lo stesso.

"Draco!" una voce distolse il ragazzo dai suoi pensieri: quella della madre.
Quando infatti si girò la vide corrergli incontro e i due si abbracciarono.
"mamma..."
"che ci fai qui?" chiese Narcissa, sciogliendo l'abbraccio e prendendolo per le spalle.
"io...ho letto l'articolo sulla gazzetta del Profeta" il volto della madre divenne cupo, preoccupato.
"non c'era bisogno di tornare a casa...sai qual è il pensiero di tuo padre nei tuoi confronti ora" disse Narcissa togliendo le mani dalle spalle del figlio, e iniziando a sfregarle l'una con l'altra.
"proprio per questo sono tornato, starò solo una settimana"
"continuo a non capire il tuo intento mio caro"
Ma Draco non voleva dire alla madre che era tornato per farla ragionare, e magari evitare che i genitori si lasciassero per colpa sua.
Voleva provare a riprendere i rapporti col padre, fargli capire il proprio punto di vista e anche che non gli importava nulla se non faceva più parte dei Malfoy.
Voleva dirgli tutto il suo programma una volta finita scuola, quello che voleva fare in futuro e come sarebbe andata la sua vita.
Soprattutto voleva dirgli che aveva trovato una ragazza che amava, degli amici che adorava e una via semplice per essere felice: quella dell'amore e della bontà.
Era stanco delle discriminazioni, stanco di essere ricordato per il suo passato e la sua vecchia vita. Ormai era solo una cicatrice, come quella che gli era rimasta sul braccio dopo che il signore oscuro morì.
"non preoccuparti per me"
Narcissa sospirò, poi chiamò Pempy l'elfo.
"perché ne avete preso un altro" chiese Draco dispiaciuto.
"è di tuo padre...Pempy, porta il baule di Draco nella sua stanza per favore" così il piccolo e gracile elfo, vestito solo di una vecchia federa di un cuscino, annuì e prese il baule tra le mani, smaterializzandosi un attimo dopo.
"dov'è ora?" chiese Draco, ovviamente riferendosi al padre.
"a lavoro, tornerà nel pomeriggio"
Draco sbuffò, mentre la madre apriva il portone e si dirigeva fuori nel giardino, dove era allestita una colazione, probabilmente preparata per la madre
"prendi, fai colazione tesoro, vado a prendere un'altra tazza per me" disse Narcissa, mentre Draco si sedette al tavolino iniziando a versarsi il latte, poi la madre si girò e tornò dentro casa.
In quel momento Draco pensò a tutte le domande che aveva da fare, a tutte le cose che aveva da dire alla madre.
Ora che il padre stava a lavoro, era l'occasione buona per parlare di quelle cose.
Narcissa tornò con una tazza da tè in mano, si sedette davanti al figlio e se ne versò un po'.

"immagino che tu voglia parlarne" spezzò il silenzio la madre, e Draco annuì, guardandola negli occhi.
"quello che dice la Gazzetta è vero? lo fai per me?" chiese il biondo, posando la tazza sul tavolino.
La madre ci mise un po' per rispondere, e Draco vedendola pensierosa capì la risposta.
"non ce n'è bisogno mamma..." disse, prendendogli la mano.
"si invece, tu sei mio figlio. Il tuo bene è più importante di qualsiasi altra cosa"
Draco deglutì rumorosamente, ora le diceva così, ma come avrebbe reagito quando le avrebbe detto di Hermione?
Il momento non era ancora arrivato per dirle tutto, così lasciò perdere, godendosi il resto della colazione con la madre.

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