Choices

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"Mike, fai piano, ho ancora delle costole incrinate." sussurro mentre Michael mi trasporta in braccio dentro casa.

Ha insistito per accompagnarmi a casa dopo che sono stato dimesso e non ho voluto dirgli di no.
"Vado a prendere i bagagli." dice lui una volta che mi ha appoggiato sul divano.

Io annuisco e una volta che è distante da me, afferro il cellulare e compongo il numero a memoria.

Scatta la segreteria dopo circa otto squilli a vuoto.
"Cal, sono Luke, ti ho chiamato tantissime volte ma tu continui a non rispondere. Ti prego, ho bisogno di parlarti. Richiamami appena senti il messaggio. Per favore, è importante." le ultime parole sembrano quasi una supplica. Sono preoccupato per lui e mi sento terribilmente in colpa. Lancio il cellulare sulla poltrona di fronte a me e tiro un lungo sospiro.
"Tutto bene Luke?" attira la mia attenzione Michael appena entrato nella stanza.
"Ho paura che Cal faccia qualche stronzata." ammetto senza timore. Michael certo non è felice della mia totale sincerità su Calum ma ora non è importante la sua gelosia.
"Luke, devi lasciargli il suo spazio. Ora deve pensare a se, a cosa fare." sembra quasi che capisca lo stato d'animo di Cal.
"Ma è il mio migliore amico, sono preoccupato per lui."
"Lo capisco ma ora sta male, deve trovare un modo per rialzarsi e tu sei il meno indicato ad aiutarlo. Sei la causa del suo dolore e cercando di parlarci finiresti per farlo stare ancora più male." ammette lui venendosi a sedere di fianco a me sul divano. "Queste situazioni sono abbastanza difficili da gestire. Ma ora devi lasciarlo tranquillo. Il tuo comportamento è un pò come dare dell'acqua a chi sta morendo di fame. Lui ti sta chiedendo amore e tu puoi dargli solo amicizia. Secondo me ciò che dovresti fare è lasciarlo stare." quelle parole bruciano come sale su una ferita, ma Michael non ha torto. Io sono la causa primaria del dolore di Calum.
"Io... Io non posso farlo. Lui mi è sempre stato accanto e io farò la stessa cosa. Starò a distanza ma non lo lascerò in un momento così difficile." continuo io, spiazzando Michael che credeva di avermi convinto a lasciar stare Calum. "Io non ti chiederei mai di lasciare Ashton quindi tu non chiedermi di lasciare Calum. So che ne sei geloso ma lui è il mio migliore amico e basta." concludo appoggiando una mano sulla sua gamba. Non convinto dalle mie parole e probabilmente arrabbiato, Michael si alza e prende il mio cellulare dalla poltrona prima di lanciarmelo.
"Fai quello che vuoi. Chiamalo, parlaci. Ora devo andare; chiarisciti le idee prima di scrivermi." dichiara lui prima di uscire dalla porta senza darmi il tempo di ribattere. Per quanto i miei sentimenti per Michael siano infiniti e profondi, io non capirò mai alcuni suoi comportamenti.

Sospiro appoggiando la testa sul bordo esterno del divano e chiudo gli occhi lasciando spazio ai miei pensieri.

Io sono confuso e non so che diavolo fare. Vorrei solo non dover scegliere tra Michael e Calum perché allora non saprei chi sceglierei. Sono entrambi parte di me e dover scegliere significherebbe perderne una delle due.

Due colpi pesanti alla porta mi fanno sobbalzare. Sono ancora troppo indolenzito per alzarmi quindi urlo un "avanti" sperando che chi si trovi fuori dalla porta mi abbia capito.

La maniglia si piega leggermente e uno spiraglio di luce si fa spazio nell'entrata di casa.

Una testa scura fa capolino e contemporaneamente due occhi profondi mi fissano, facendomi sentire come tagliato a metà.
"Ma Clifford ti sta sempre così appiccicato al culo?" risentire quella voce è come un tuffo di felicità per il mio cuore.
"Cal!" esulto enfatico. "Dov'eri? Mi hai fatto preoccupare a morte!" sussurro quasi in preda all'ansia.
"In giro, a scuola, qua fuori, sotto all'ospedale." ammette lui tranquillo.
"Potevi farti sentire, mi sarei sentito un po' meno inutile e stupido..."
"Su Luke, non stare a farmi la predica. Non è colpa mia se hai un ragazzo apprensivo." ora è lui a fare la predica a me.
"Puoi venire a sederti qua almeno parliamo?" sussurro indicando con la mano il posto libero sul divano divano di fianco al mio.

Lui sbuffando si muove verso di me e cade sul divano con un tonfo pesante.

Mi fissa con l'aria di chi non sa il perché c'è bisogno di parlare. "Allora?" chiede quasi scocciato.
"Senti, se sei venuto per fare il sostenuto, puoi anche andartene. Volevo scusarmi ma evidentemente non ti interessano le mie scuse." bofonchio alzandomi dolorante dal divano. Ingoio un gemito di dolore e mi trascino in cucina.

Mi appoggio al ripiano centrale e faccio dei piccoli respiri. Il dolore alle costole é più forte e anche respirare mi fa male. Maledico me e il mio stupido carattere che non mi permette mai di chiedere aiuto nonostante io sia male.
"Torna di là." suggerisce Calum dietro di me.
"No." scandisco bene il mio rifiuto.
"Preferisci stare lì in piedi a soffrire?"
"Preferisco stare da solo." ammetto di essermela presa per il suo comportamento da sostenuto. Se lui non vuole chiarire con me, mi sta bene, ma che eviti poi di fare l'amico del cuore.
"Okay, okay... Scusa per prima."
"Non mi interessano le tue scuse Calum! Volevo farti sapere che mi dispiaceva che tu avessi saputo di me e Mike così ma a te non importa. Vuoi che la nostra amicizia finisca? Va bene, lo accetterò ma evita di venire qua, far finta che siamo estranei e poi preoccuparti per me." mi ritrovo quasi a gridare tanto la cosa mi ha dato fastidio. Ma lui non sembra minimamente toccato dal mio appunto. Sospiro trascinandomi fuori dalla stanza e sfiorandogli la spalla.
"Ora posso parlare io?"
"Fai un po' come ti pare." rispondo acido io tornando a sprofondare nella mia poltrona.
"Ho evitato di venirti a trovare perché sapevo che ci sarebbe stato Michael e volevo evitare liti. E si, il mio comportamento non è stato molto maturo quel giorno. Ti ho mollato li e mi sono fatto prendere dalla rabbia ma sono così e non voglio cambiare. Ciò non significa che quello che ti ho detto sia falso. Ma non voglio obbligarti ad una scelta. Solo sappi che ora come ora la nostra amicizia non ha molto senso."
"Fammi capire, non vuoi obbligarmi a scegliere quindi decidi tu per entrambi?"
"Io decido per me."
"E di conseguenza anche per me. Se tu vuoi allontanarti da me è palese che io debba accettare la tua scelta."
"Cerca di capire che non è una scelta contro di te. È solo per rendere tutto più facile."
"Se per te rimandare un problema è più facile che affrontarlo, allora fai pure. Non sarò io a trattenerti." ammetto sperando di scatenare una reazione dentro di lui. "Spero davvero che tu possa essere felice." concludo.
"Non è un addio per me. È solo un modo per pensare a cosa fare."
"Io non sono la tua bambola. Non ci sarò a vita. Io sono qua ora, ma domani non lo so. Hai fatto la tua scelta, ora pagane le conseguenze."

I suoi occhi si fanno lucidi e si volta dalla parte opposta per evitare di piangere. Tira su con il naso e poi si avvia verso la porta, aprendola.

Una volta che la porta si chiude alle sue spalle mi rendo conto di aver fatto una stronzata.

Tornerà. Forse tornerà.

-SPAZIO AUTRICE-

Okay, perdonatemi ma avevo fatto un casino con il capitolo... Per cui, ora ho riaggiunto lo spazio autrice. La prossima volta controllerò che il capitolo sia bene a posto.

Ora vado, spero vi piaccia.

Un bacio :)

InMichaelsarm

You Are My Drug [MUKE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora