Clessidra XIII

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La sabbia era bagnata, umida e appiccicosa, ma non sgradevole. I minuscoli granelli , alcuni chiari, altri più scuri, sollevandosi,  ad ogni suo passo si attaccavano alla pianta dei piedi. Non era sgradevole. Li premeva contro la sabbia. La sabbia invisibile, buia. Premeva e quando si fermava e il peso del corpo era distribuito in modo omogeneo su entrambe le gambe, i piedi affondavano e i granelli le arrivavano sin sopra le caviglie. Era umida. Morbida. La brezza soffiava delicatamente da sud. Le scompigliava i capelli neri come la notte. Le gonfiava la T-shirt che indossava sopra il costume. Le scivolava tra le gambe, tra le caviglie, e si sollevava sino alle palme; scuoteva le foglie lunghe e pesanti, e più saliva più aumentava la propria intensità. Inspirò allargando le piccole narici. Ascoltava la brezza e riusciva a carpirne l'odore. L'odore dell'Oceano. Un profumo intenso, di noci di cocco e alghe, di sale e capelli bagnati. Riusciva quasi a vederla la brezza , mentre trasportava particelle sospese di sale e sabbia. Riusciva quasi a vedere l'acqua, scura e nera come la notte. La brezza tentava di emulare lo sciabordio delle onde che leggere s'infrangevano sulla battigia e più lontano abbracciavano la scogliera. Ma era troppo debole e l'Oceano troppo immenso. L'Oceano la scacciava lontano verso la terra ferma affinché trasportasse una parte di sé anche lì dove tutto era asciutto e vuoto. Bagliori di spuma bianca illuminavano il buio pesto. Nessuna luce artificiale se non quella eburnea della falce di luna, se non quella flebile del cielo trapunto di minuscole stelle. Le piaceva stare al buio, sulla spiaggia. Non era sola. L'oceano era sempre lì. Giorno o notte che fosse.

Il suo odore, il suo sapore, i suoi colori, la sua musica, era tutto lì per lei e per chiunque volesse. L'oceano era la sua casa. Indietreggiò sin dove la sabbia diventava asciutta ed era più calda, rovente di giorno, tiepida quella sera. Incrociando le gambe sedette affondando nei granelli. Nonostante avesse gli occhi aperti e nonostante l'acqua fosse dinanzi a lei avrebbe potuto affermare che la circondasse e che venisse di lato , da dietro, dall'alto. Questa era la sua magia. Sospirò, questa volta immettendo la sua di aria nel flusso indistinto della brezza. Con la mano, piccola e abbronzata strinse forte e trattenne una manciata di sabbia. La sollevò con cura tenendo il pugno serrato. Era leggera a terra, pensante e compatta nella sua mano. Inclinò il polso e lasciò scorrere distendendo le dita i granelli; scivolavano rapidi uno ad uno formando un filo quasi trasparente. Velocemente tutta la sabbia finì. Le piaceva guardare mentre scivolava giù, nella brezza, obliquamente. Lo rifece. Questa volta ne raccolse una quantità maggiore. Inclinò il polso nuovamente e nuovamente osservò il filo di granelli che ritornava giù, al punto di partenza. Su e giù. Su e di nuovo giù quando finiva. Ripeté il movimento altre due volte. Ogni granello che fluttuava e precipitava con gli altri granelli, quel flusso continuo, si trasmutava nei suoi ricordi.

La luce del sole l'accecava ora. Alto e rovente adocchiava il gruppo di bambini che frugava sotto la sabbia in cerca di conchiglie. La spuma del mare sfiorava i piedini paffuti che si contraevano eccitati per il contatto con l'acqua fresca. Orme delicate e minuscole percorrevano tutta la riva. Il caldo creava una cappa bianca che si mescolava all'azzurro nitido del cielo. Sulla spiaggia di Caracas 10 bambini sgambettavano felici avanti e indietro in cerca di conchiglie e il sole li guardava. "Lula! Lula!" lei seduta a gambe incrociate sotto la palma che svettava imperiosa e donava l'ombra necessaria a sopportare la calura. Un paio di piedini la raggiunsero. Suo fratello le stava mostrando un' enorme conchiglia bianca e arancione, la reggeva con entrambe le mani. Gli occhioni marroni, colmi di adrenalina scattavano dalla conchiglia a lei, da lei alla conchiglia. Lei che indossava una camicia e dei pantaloncini di jeans e che aveva un libro ingiallito in grembo. Gli occhioni marroni attendevano una risposta, un complimento.

"Bravissimo! Santiago ha vinto!" urlò compiaciuta agli altri 9 bambini ancora chini sulla sabbia a rimestare i granelli appiccicosi. Il ragazzino scagliò la conchiglia in alto e lei ne seguì la caduta sicché morbida impattò al suolo. Lui corse saltellando dagli altri e fiero gongolò. Lula sorrideva e quel sorriso lattiginoso ricordava tanto la falce di luna nuova che di sera sorge timidamente.

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