II- Dauphine

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" Il pranzo è pronto!" annunciò Madeleine, le morbide trecce bionde le cascavano sulla colonna, aveva preparato tutto da sola, suo padre sarebbe stato fiero di lei. Una massa indistinta di piedini sgattaiolò nel soggiorno, risolini e un parlottare confuso animava i piccoli Baloire. Madeleine li contò uno ad uno,

"Dov'è Jacques?" trascinò la J per suscitare l'ilarità del gruppetto, June arrivò rumorosamente, annaspò, poggiò la mano sulla tavola imbandita, riprese fiato, ci mise un po', i bambini ridacchiavano, Madeleine tossì per richiamarli.

"Non trovo...quella...piccola peste.... ahh"June si asciugò le mani sul camice, ripresasi completamente ammirò il lavoro della giovane Baloire, compiaciuta.

"Mio fratello è irrecuperabile, come queste 5 piccole pesti no?" diede un pizzicotto ad Evangeline, "E non dovrebbero far stancare la povera June !" esclamò trascinando la J, ancora ilarità; la piccola peste la sentì, una risata gracchiante percorse il corridoio al pino di sopra e le scale che portavano al soggiorno. "I tuoi stanno arrivando...bel lavoro!" Antoine, Evangeline, Teophile, Juditte e Claire si erano volatilizzati, Madeleine alzò gli occhi al cielo, si accovacciò a terra e cauta scostò la tovaglia rosa ciclamino, "Uscite da li canaglie!!!" urlò solare, ancora risolini, i piccoli pulcini sbucarono dal tavolo obbedendo alla mamma chioccia, la giovane Baloire amava i suoi fratelli pensò June. Claire aveva afferrato un pezzo di pane, lo nascondeva accuratamente nella salopette di jeans, gli occhioni marroni scrutavano i dintorni, uscì per ultima, innocente, Madeleine sorrise e le scompigliò i capelli.

"Fra un attimo mangiamo!" la voce penetrò nelle altre stanze, un' eco di voci confuse arrivò, la casa era grande, il signor e la signora Baloire si stavano preparando.

"Per l'amor di Dio Jacques muoviti!" lei gli cinse le braccia intorno al collo, davanti allo specchio lucido, laccato. Tutto pulito! Pensò Sophie Baloire, tutto splendente, e questa casa ha 40 anni, tutto nuovo, eppure ha 40 anni.

"Non c'è fretta finché l'arrosto è in forno cara" in realtà stava litigando con la cravatta, che cose odiose questi collari.

"Gli ospiti!" esclamò nervosa Sophie, lasciò il marito, aprì i tre cassetti dell' armadio , zac zac zac, spadaccina in gonnella, lui rise.

"No...no...no" le dita affusolate tastavano agilmente le boccette di profumo, passò all'altro, no cravatte su cravatte, sciarpe, l'altro ancora...dov' era finito? Toccò un oggetto dalla strana consistenza.

"Jacques!!!" sbottò nervosa, il marito si era ufficialmente incastrato con la cravatta blu notte,

"C-che c-c'è?" chiese a metà tra l'intimorito e il divertito, si voltò e Sophie osservò quel capolavoro di suo marito, si passò una mano sul volto, abbattuta,

"Non tu, tuo figlio è come te!" le andò vicino, almeno anche lui è tirato a lucido, bisognava trovare il fiocco rosso,

"Che ha combinato?" chiese Todd Baloire,

"Cravatta sistemata..." sospirò lei, poi mostrò l'ammasso gelatinoso nel terzo cassetto, il marito ammiccò alla moglie, gli occhi ridenti, le diede una pacca sulla spalla, non disse una parola, "Come te " gli prese la mano e lo baciò delicatamente sulla guancia. L'enorme stanza si stava raffreddando, abilmente fece lo slalom evitando i fini tappeti di sua nonna e chiuse il balcone, mai scarpe sul tappetto ripeteva a tutti, e poi con quei tacchi avrebbe fatto danni, la stanza si oscurò all'istante, il grosso letto matrimoniale non era più così minaccioso, le soffici lenzuola bianche non più così abbaglianti, l'avorio delle pareti più cupo.

"Non capisco perché ci siamo agghindati in questo modo..." Todd si avvicinò alla porta, respirò profondamente, "Aspetta..." lo fermò la moglie, controllò che tutto fosse a posto,

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