Capitolo 9: La morte

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Vaga con falce e abito nero, si aggira per i borghi e per i campi, è una delle creature che più spaventava gli uomini del passato;
si tratta del Tristo Mietitore, più comunemente chiamato "la Morte".
Apparsa nel folklore popolare attorno all'X secolo la sua iconografia è rimasta invariata nonostante alcune varianti che la raffigurano a cavallo.
Si credeva che chi venisse indicato da essa sarebbe trapassato nell'arco di pochi giorni. E durante tutto il medioevo gli avvistamenti di questa fantomatica creatura aumentarono in tutta Europa, soprattutto nei borghi di campagna e i piccoli centri abitati.
La nascita della sua leggenda però è molto più terrena di quanto non si creda. Secondo alcune fonti si tratta infatti di una "burla" messa in scena da alcuni giovani, che vagavano per i campi nel cuore della notte coperti da un drappo nero e impugndo una falce, strumento agricolo molto diffuso all'epoca e ancora oggi utilizzato per la mietitura.
La morte è diventata con il tempo anche il centro di canzoni e ballate popolari come "Ballo in fa diesis minore" e "Samarkanda", è anche uno dei simboli più temuti dei Tarocchi.
L'iconografia classica prevede che sotto al mantello si celi uno scheletro, talvolta con gli occhi di fiamma. Ma non è difficile trovare rappresenzioni più realistiche di un uomo incappucciato.
Assieme a Carestia, Guerra e Pestilenza, la Morte viene nominata nel vangelo di Giovanni, ed è una dei quattro cavalieri dell'Apocalisse.
Oggi viene molto apprezzata come personaggio nei giochi di ruolo e di carte, ma non altrettanto nella cinematografia e letteratura contemporanea.

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