XIV. In pace

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Percy non avrebbe voluto addormentarsi, ma alla fine la stanchezza aveva preso il sopravvento.
Per tutto il tempo in cui era rimasto sveglio, osservando Annabeth che dormiva con il respiro regolare, era morto di paura perchè sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui l'unico respiro nella stanza sarebbe stato il suo.
Per qualche volta la sentì trattenere il fiato, come se stesse sognando.
Eppure sembrava tranquilla, per fortuna.
Non avrebbe potuto sopportare che durante la sua ultima notte facesse un incubo.
Ad un certo punto Annabeth aveva stretto la mano di Percy, con una forza incredibile.
È finita, aveva pensato lui, non resisterà per sempre.
Aveva trattenuto bruscamente il fiato, per qualche secondo, rimanendo in attesa.
Ma lei aveva continuato a dormire, finchè anche lui non aveva chiuso gli occhi.
Li riaprì quando sentì un rumore nella stanza.
Si mise a sedere, guardandosi intorno e mettendo una mano nella tasca dei pantaloni per istinto.
Quando strinse Vortice tra le mani, vide una figura che usciva dall'ombra.
"Oh grazie al cielo siete vestiti" esclamò Apollo "una volta ero con una bellissima ninfa dei boschi in un momento d'intimità e proprio in quel momento Demetra ha deciso di fare una passeggiata lì. È stato imbarazzante"
"Abbassa la voce!" ribattè Percy, che però era arrossito "La sveglierai"
Il dio fece svolazzare la mano come per scacciare una mosca.
"Sciocchezze, sta dormendo come un angioletto. Oh per me stesso, scusami! Brutta battuta, vero?"
"Apollo" il figlio di Poseidone fece un respiro profondo "cosa sei venuto a fare qui? Ti sei preso la spada, perchè l'ho vista sparire al monastero, quindi il patto è concluso. Se sei qui per infierire..."
"Infierire? Percy, dovresti essere un po' più gentile con me, sai? Visto che ho appena salvato la vita della tua ragazza"
"Cosa?"
Apollo inarcò un sopracciglio, sbuffando.
"Non hai notato che non è più bollente?" sottolineò.
Percy, con la gola secca e il cuore che batteva a mille, si rese conto che il dio aveva ragione.
Le posò una mano sulla guancia e la sentì di una temperatura normale, mentre Annabeth mugugnava qualcosa ancora profondamente addormentata.
"Perchè lo hai fatto?" chiese, come se fosse in un sogno.
Era così fuori di sè dalla felicità che avrebbe voluto svegliarla e riempirla di baci.
"Devo ammettere che ci avete fatto un favore, uccidendo Paride" ammise, un po' titubante "e in più mi avete anche recuperato la spada e tutto... Atena mi ha consigliato – a dirti la verità, mi ha praticamente minacciato – di aiutare sua figlia. Così ho usato un po' della mia magia divina, che grazie alla spada mi ha concesso un potere superiore, e voilà! Annabeth sta benissimo"
Percy sbattè le palpebre, allibito.
Era un gesto sorprendentemente gentile da parte di un dio.
Nonostante fosse seguito a una quasi terza fine del mondo e l'aiuto di molti semidei mentre gli dei se n'erano stati seduti sui loro troni nell'Olimpo.
"Grazie" disse lui, con sincerità.
Apollo gli fece l'occhiolino.
"Comunque se vuoi sono ancora disponibile per quelle lezioni di tiro con l'arco"

***

Alla vista delle familiari pareti celesti della casa grande, Annabeth rischiò seriamente di mettersi a piangere dalla felicità.
Quando si era svegliata quella mattina, si era sopresa di non ritrovarsi direttamente nella fila di anime dirette verso il tribunale infernale.
Aveva aperto gli occhi ed aveva trovato Percy che dormiva.
"Percy?" lo aveva chiamato, reggendosi sui gomiti.
Lui aveva aperto gli occhi lentamente e poi si era voltato verso di lei, inizialmente ancora un po' addormentato.
Poi il suo sguardo si era illuminato ed era scattato a sedere, prendendole il viso tra le mani e baciandola.
"Di Immortales" aveva sussurrato, continuando a riempirla di baci su ogni parte del viso "ti amo tantissimo"
Lei, un po' scombussolata, lo aveva abbracciato.
"Anche io" aveva mormorato, inspirando il suo profumo di brezza marina "credevo che non ti avrei più rivisto"
Percy si era allontanato, continuando però a carezzarle le guance.
"Apollo mi doveva un favore, a quanto pare" aveva spiegato "e ti ha guarita"
"Si merita una bella porzione del nostro prossimo pasto al Campo Mezzosangue"
"In realtà vorrebbe sette templi in suo onore"
Annabeth aveva riso.
"Gli altri saranno felicissimi di sapere che stai bene" aveva detto lui "sapevo che sarebe andato tutto bene"
Lei si era sporta in avanti e lo aveva baciato di nuovo, attorcigliando i suoi capelli scuri all'altezza della nuca.
"Non mi hai lasciata andare, alla fine" aveva bisbigliato, con un sorrisetto "non ce la fai proprio a fare ciò che ti viene detto, vero?"
Percy le aveva baciato la punta del naso.
"Credo sia proprio nel mio DNA infrangere le regole" aveva commentato "sono anche figlio di mia madre, sai"
Una volta usciti dalla camera e spiegato a tutti cosa fosse successo, Reyna aveva insistito perchè venisse organizzata una corsa con le bighe in onore di Annabeth ma la diretta interessata aveva declinato l'offerta, dicendo che sarebbero dovuti tornare il prima possibile al Campo Mezzosangue.
Chirone doveva essere molto in pensiero.
Aveva promesso che sia lei che Percy sarebbero tornati presto, anche per organizzare il trasferimento a Nuova Roma.
Hazel aveva abbracciato Annabeth un numero di volte indefinito, fuori di sè dalla gioia, così come Rachel.
"Ti conosco da poco" aveva detto invece Patroclo, sorridendo "ma dal modo in cui avevi tenuto testa a Paride nel monastero, sapevo avessi carattere. E avevo ragione"
Infine, Nico aveva preso i due per mano e insieme a Will e Patroclo erano tornati al Campo Mezzosangue.
"È bello essere di nuovo a casa" commentò ora Annabeth.
Percy le sorrise, intrecciando le dita con le sue.
"Andiamo?"
Will disse che sarebbe dovuto andare a controllare la situazione nell'infermeria, perchè suo fratello Austin gli aveva mandato un Messaggio-Iride dicendo che la partita di caccia alla bandiera del giorno prima era stata particolarmente spietata, specialmente visto che i fratelli Stoll avevano rubato la nuova lancia di Clarisse che aveva sfogato tutta la sua ira nel gioco.
Bussarono, ma nessuno rispose.
Percy scrollò le spalle e aprì la porta, mentre gli altri lo seguivano.
"Mi dispiace per Achille" fece Annabeth, ritrovatasi accanto a Patroclo.
"Non è colpa tua" le disse lui "Achille è sempre stato un gran testardo e un uomo d'onore. Sapeva quale fosse il suo compito in questa impresa e lo ha svolto"
"È solo che tu ora..."
Pensava di aver capito come si fosse svolta la storia degli archetipi, ma avrebbe dovuto chiedere conferma della sua teoria a Percy.
"Forse per me c'è un modo per raggiungerlo" rispose Patroclo, lanciando un'occhiata a Nico che stava andando avanti con Percy.
"Spero funzioni" disse lei "il tuo posto è con Achille"
"Oh dei, ma voi non bussate mai?" esclamò una voce irritata.
Annabeth era felice perfino di vedere il signor D, il che la diceva lunga.
Era incredibile come quando si è ad un passo della morte, ci si renda conto di quanto siamo affezionati alla nostra vita e alle piccole cose – o alle persone fastidiose – anche se insistiamo nel dire che non è vero.
Quando pensiamo di star per perdere qualcosa, ecco che all'improvviso essa ci diventa fondamentale come l'aria.
"Abbiamo bussato, signor D" sottolineò Percy "ma nessuno ci ha aperto, così abbiamo fatto da soli"
"Sì, Peter non serve che tu sia il signore dell'ovvio, me n'ero accorto anche da solo" gli occhi del dio si spostarono sulla figlia di Atena "Annabel! Vedo che sei tornata sana e salva. Immagino che dovrei esserne contento, visto che ormai sono praticamente dieci anni che ti conosco"
Poi notò anche Nico e Patroclo.
"Dei, ma quanti siete? Per l'amore di Zeus, mi serve un goccino per mandare giù la vista di tutti questi semidei"
"Io non sono un semidio, mio signore" gli fece notare gentilmente Patroclo, inchinando però la testa.
Quando Annabeth gli aveva detto che oltre a Chirone probabilmente si sarebbero imbattuti in Dioniso in persona, lui aveva sgranato gli occhi insistendo che avrebbero dovuto offrirgli qualcosa in sacrificio.
Percy lo aveva sentito ed era scoppiato a ridere.
"Certo che no, Patroclo" commentò una voce.
Quando Annabeth incontrò gli occhi familiari di Chirone, gli corse incontro e gli lanciò le braccia al collo.
"Bambina mia" mormorò il centauro, stringendola "sono così contento di rivederti"
"Anche io, Chirone, non ne ha idea"
"Oddei, quanto miele" fece il signor D "scusate, ma devo proprio andarmene prima di ritrovarmi a vomitare arcobaleni"
E sparì piegando al luce.
La figlia di Atena si allontanò da Chirone, che posò lo sguardo su Patroclo.
"Da quanto tempo, ragazzo mio" disse, con un sorriso.
"È un piacere rivederti, Chirone" fece il Meneziade.
"Achille è...?"
Il volto di Patroclo si rabbuiò, quindi il centauro annuì.
"È sempre stato un ragazzo coraggioso" disse "ma nessuno può piegare la morte. Era così che doveva andare, era l'unico modo per sconfiggere Paride. Ma tu, Patroclo..."
"In realtà a Percy è venuta un'idea" intervenne Nico, lanciando un'occhiata al figlio di Poseidone "forse potrei riuscire a liberare l'anima di Patroclo come avevo fatto tre anni fa con Dedalo. I miei poteri sono aumentati e, con la sconfitta definitiva di Gea, mio padre ha di nuovo pieno controllo degli Inferi. Dobbiamo tentare"
"Cosa ne pensa?" chiese Percy "Crede che potrebbe funzionare?"
Chirone aggrottò la fronte massaggiandosi il mento con la mano.
"Le Parche non sono state generose con te la prima volta" disse rivolto a Patroclo "forse ora cambieranno idea"
Nico si voltò verso il Meneziade.
"Pronto?" domandò.
Lui fece un respiro profondo.
"Se funziona, Achille dovrà sopportare le mie ramanzine per tutta l'eternità"
Annabeth sorrise, ma aveva le lacrime agli occhi.
Patroclo era stato un buon compagno di sventure.
"Grazie dell'aiuto" aggiunse Percy "sei stato fondamentale"
Nico sguainò la sua spada in ferro dello Stige.
"L'equilibrio tra i vivi e i morti deve tornare ad essere bilanciato" disse "ora sei libero. Riposa in pace"
Patroclo sorrise serenamente e divenne immobile come una statua, finchè poi non si sciolse in un delicato fumo dorato.
Chirone aveva gli occhi castani indecifrabili e Annabeth si chiese cosa divesse provare a vedere andarsene per la seconda volta qualcuno che non vedeva da tanto tempo.
Poi scrollò leggermente il capo e si voltò sorridente verso i tre.
"Bentornati a casa, ragazzi" disse.

***

"Non saresti più comodo nella tua capanna, Testa d'Alghe?"
Percy aprì gli occhi e ritrovò Annabeth che si sporgeva verso di lui, con i ricci biondi che le incorniciavano il viso.
"Mi sono addormentato, vero?" chiese, tirandosi a sedere.
"Precisamente" fece lei, sedendosi di fronte a lui.
"Ecco perchè mi fa male il collo"
La figlia di Atena bussò sul ponte di legno del laghetto delle canoe, come a dimostrazione di quanto fosse duro il materasso improvvisato di Percy.
In realtà non era stata sua intenzione addormentarsi, un po' come sempre negli ultimi giorni.
La sua idea era sedersi sul ponte con i piedi a mollo – per modo di dire, visto che non poteva bagnarsi –, sperando che suo padre decidesse di fargli una visita.
Ma ovviamente non era stato così fortunato, infatti aveva finito per addormenatrsi mentre il sole pian piano calava oltre l'orizzonte.
"Hai un'espressione strana" gli fece notare Annabeth, aggrottando la fronte.
"Stavo ripensando al sogno che ho fatto" sorrise lui "per la prima volta da anni è stato un sogno bello"
Era durato davvero poco, ma gli aveva dato la conferma di cui aveva bisogno.
Aveva sognato un ragazzo con i capelli biondi di spalle, seduto in una valle verde.
Giocava con una collanina che aveva sopra l'armatura, come perso nei suoi pensieri.
Un altro ragazzo lo aveva raggiunto e gli aveva posato una mano sulla spalla, facedolo girare.
Achille aveva sgranato gli occhi alla sua vista ed era scattato in piedi.
"Credevi che ti saresti liberato di me così facilmente?" aveva detto Patroclo, sorridendo.
"Speravo proprio di no"
Il Pelide lo aveva abbracciato e Percy era sicuro di aver visto i suoi occhi luccicare come se fossero pieni di lacrime.
Dopo averglielo raccontato, Annabeth sorrise.
"Sono contenta che siano di nuovo insieme" fece "meritano un po' di felicità"
"Tu cosa ci fai qui?" le chiese.
La figlia di Atena schioccò la lingua.
"Non posso passare un po' di tempo con il mio fidanzato?"
"Tutto quello che vuoi"
Percy prese a giocarellare con le dita di lei, mentre Annabeth lo osservava.
"Percy?" fece.
"Che c'è?"
Lei fece un leggero sorriso mentre si sporgeva in avanti e lo baciava, carezzandogli la guancia.
Il figlio di Poseidone le lasciò le mano, per posare le sue sui fianchi di lei.
"Uhm ora che mi viene in mente" disse poi, quando si staccarono "come facevi a sapere che l'unico modo che avevamo per uccidere Paride fosse che Frank lo colpisse con la freccia?"
Annabeth si raddrizzò sulla schiena, mordicchiandosi il labbro.
"Ho avuto un'intuizione" disse "quando ho visto che aveva sconfitto Achille nel duello, si è accesa una lampadina. Nessuno avrebbe mai potuto sconfiggere Achille in un corpo a corpo, così mi sono chiesta se lui non avesse fatto apposta a perdere per venire ucciso. Ricordavo che secondo le antiche leggende Paride fu ucciso dall'arco di Filotette, così ho fatto due più due"
Percy le sorrise.
"Sei un genio" disse.
Lei ricambiò il sorriso e poi alzò lo sguardo.
"Stanno spuntando le stelle" disse.
Si spostarono in modo che potessero immergere i piedi scalzi nell'acqua scura quanto il cielo, mentre esso si riempiva di puntini luminosi.
Gli indicò varie costellazioni come tanti anni prima e Percy rise delle storie più buffe che si celavano dietro ognuna di esse.
"Non te l'ho mai raccontato" fece Annabeth, dopo un po' "ma durante i mesi della tua scomparsa, a volte venivo qui. Immaginavo fossi al mio fianco e mi mettevo a indicarti le costellazioni oppure i nomi delle stelle più luminose. Mi aiutava, in un certo senso. Quando ero vicino all'acqua mi sentivo sempre vicino a te"
Era arrossita e Percy la trovò bellissima.
La luce eterea della luna le conferiva un'aspetto eterno, ineluttabile.
"Non ci crederai mai" le disse, scostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso "ma credo che in qualche modo la tua voce sia arrivata a me"
"Cosa?"
"Dopo essermi svegliato nella Casa del Lupo, Lupa ha cominciato ad addestrarmi insieme al suo branco. Quando poi alla sera mi mandava a riposare, non riuscivo a dormire. Così guardavo le stelle e mi sembrava di sentire la voce di una ragazza che mi raccontava le storie dietro ad esse"
Annabeth sbattè le palpebre.
"Ero io" disse.
"Allora non lo sapevo, ma sì"
Il volto di lei si aprì in un sorriso mentre gli dava un bacio sulla guancia e poi poggiava la testa sulla spalla di lui.
"Grazie di essere rimasto, in tutti questi anni" fece.
Percy sorrise al buio.
La luna proiettò di nuovo la sua luce, facendo unire le loro ombre come se fossero una persona sola.
"Non avrei potuto chiedere di meglio, Sapientona"

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