Capitolo 6

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Il mio sguardo si posa su Dylan accanto a me che continua a ridere come una foca asmatica, anche se in realtà non ho idea di come rida una foca asmatica o se rida...
"cosa? " gli chiedo a metà fra l'intontito e l'infastidito. Lui si ricompone asciugandosi addirittura un paio di lacrime e mi guarda.
" alzati andiamo a fare shopping "
" cosa? " ripeto questa volta con una nota acuta nella voce.
Dylan fa un profondo respiro e mentre io lo sto ancora guardando cercando di capire se mi prende in giro o meno lui mi trascina letteralmente fuori dal letto.
" ma che fai? " sbotto una volta atterrata per terra in un mucchio di coperte. Afferro il cellulare e fisso lo schermo del telefono stropicciandomi gli occhi un paio di volte. Questo babbeo mi ha davvero svegliato alle 6 di mattina?!
" Dai preparati. La scuola é chiusa per l'alluvione di ieri. Speriamo che qualche negozio si sia salvato" lo guardo mentre va verso la cucina e mi sorprendo che i miei occhi non mi stiano rotolando via da quanto li ho spalancati.
"sei ancora lì?" la testa del ragazzo spunta dalla cucina, sbuffo e facendogli dono del mio meraviglioso dito medio mi alzo andando verso il bagno.
Indosso velocemente jeans e una mega felpa grigia di Dylan. Mi guardo allo specchio e faccio scorrere il mio sguardo fino alla pochette di trucco che ci si riflette. Adoro il Makeup sopratutto quelli esagerati che non potevamo "indossare" sotto terra, la trovo una forma d'arte e in quanto tale ogni mattina ci metto un sacco di tempo e impegno per usufluirne. Ma oggi sono le sei del mattino e l'unica cosa che vorrei fare e strisciare di nuovo sul divano e andare in letargo anche se Dylan probabilmente non ne sarebbe felice e me lo impedirebbe.
Ritorno di là borbottando insulti in una lingua sconosciuta ai comuni mortali.
"si può sapere perché mi hai svegliato alle sei? " chiedo bevendo da una tazzina del caffè freddo.
" perché stasera c'è la festa è tu hai un disperato bisogno di vestiti " esclama.
" e c'era bisogno di svegliarmi all'alba? "
" tesoro mica sei l'unica che non ha nulla da mettersi stasera "

Ammetto di avere iniziato veramente a considerare la frase di Dylan solo ora che mi trovo imbottigliata in una folla di persone nella via dei negozi di vestiti sotto un cielo grigio assai poco rassicurante. Il temporale di ieri sembra non aver danneggiato le boutique tranne un paio e sono tutte talmente affolate che non puoi fare un passo senza inciampare in qualcuno.
Inutile dire che il mio malumore si sia triplicato.
"dovevamo proprio venire? " chiedo incazzata a Dylan.
" sì " mi risponde semplicemente lui afferrandomi per un polso e riuscendo a passare chi sa come fra tutti quei corpi. Il negozio che ci si presenta davanti si occupa principalmente di vestiti da festa e intorno ai capi girano già parecchie ragazze in preda a crisi isteriche.
Probabilmente fra qualche ora come ogni ragazza entrerò nel mood "ommioddioc'éunafestaenonsochefaresalvatemi" ma al momento sono ancora nel mondo dei sogni.
Dylan inizia a riempirsi le braccia con ogni abito che si trova davanti e reputi almeno un po' carino mentre io lo seguo sbadigliando senza opporre resistenza. Ovviamente questa mia mancanza di partecipazione nella scelta dei vestiti mi si ritorce contro durante la prova di essi, al terzo abito pieno di strass e da divinità greca che potrei usare per pulire il pavimento mando a cagare il mio migliore amico e inizio a girare per il negozio da sola.
I vestiti rimasti sono davvero pochi ma infondo a un cassetto sotterato da capi orridi ne trovo uno perfetto.
Un mini abito nero, attilato e con le spalline sottili. Semplice semplice e che alla fine una volta visto indossato convince anche Dylan.
Ma la parte più difficile deve ancora venire.
La scelta delle scarpe.
Se fosse  per me  andrei con le solite scarpe da ginnastica, tanto ho programmato di sedermi da qualche parte a ubriacarmi per tutto il tempo.
Ma ovviamente Dylan non è d'accordo con me quindi mi trascina in un'altra coda lunghissima che si conclude con un paio di semplicissimi sandali neri con il tacco squadrato di dieci centimetri.

"sai che morirò con indosso questi arnesi infernali? " domando sarcastica a Dylan mentre mi sta allacciando la cerniera del vestito.
" non dire stronzate e due ore che giri per casa con ste scarpe e non ti sei ancora rotta niente "scuoto il capo sconsolata guardandomi allo specchio. Non mi sono ancora truccata e non ho idea di cosa fare con i capelli. Sbuffo irritata massaggiandomi le tempie sperando che mi venga in mente qualche idea.
" mi sta meglio la camicia gialla o viola? " mi chiede il mio migliore amico da dietro.
" gialla che domande " dico senza neanche girarmi e lo sento ridacchiare.
Afferro la piastra e alla fine decido di farmi i capelli leggermente mossi e di lasciarli poi sciolti. Mentre per il trucco mi mordicchio il labbro fino a  farlo sanguinare e opto per un Makeup semplice sui toni del nude solo dopo essermi quasi dissanguata.
"come sto? " chiedo a Dylan guardandomi allo specchio sorridente.
" splendida come sempre" borbotta lui che ha la testa affondata in una montagna di calzini.
"che stai facendo? " gli chiedo soffocando una risata.
Lui riemerge con un paio di calze in testa" Umm... Nulla" mugungna sistemandosi mentre io mi dirigo in salotto ad aspettarlo. Fisso la mensola sopra la scrivania da lavoro di Dylan interamente dedicata alle nostre foto insieme e un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra mentre mi ci avvicino. Sono circa una decina di foto tutte incorniciate perfettamente e ognuna racconta un bel momento di queste due settimane passate insieme. La mia preferita è quella che ci ritrae a cucinare la pizza, c'è la scattata a tradimento Danielle quella volta che è venuta a mangiare da noi.
"Sono pronto " esclama Dylan apparendo con la sua camicia giallo canarino con le maniche arrotolato fin sopra il gomito.
" trovati i calzini? " domando  avvicinandomi, lui scoppia a ridere e insieme ci dirigiamo fuori.
La strada è piena di altri ragazzi che  stanno andando alla festa, noto anche diversi bambini ma la festa è vietata ai minori di 15 anni.
Arrivati in centro tendendo l'orecchio e concentrandosi si può già iniziare a sentire le prime note provenire dal party. Il cielo si sta scurendo, le nuvole grigie di questa mattina hanno lasciato posto nel tardo pomeriggio a un cielo azzurro e sereno e la luce del sole illumina ancora la città.
Ci dirigiamo verso il "paese dei balocchi" come lo aveva chiamato Cleo il giorno in cui ero arrivata qui è in cui lei era stata costretta dal fratello a farmi da guida. Il centro notturno, se vogliamo così chiamarlo, ha già chiuso e persino dall'officina non giungono rumori di alcun tipo. Continuiamo a svoltare addentrandoci nel quartiere, questa parte della città é molto particolare sembra una gigantesca opera d'arte piena di graffiti.
Ci vuole quasi un quarto d'ora per raggiungere la nostra meta. Una graziosa ed enorme villa antica incastonata in un giardino immenso.
"eccoci qua" dice Dylan porgendo a un robusto ragazzo all'entrata due tesserine con le informazioni mie e sue. Il tipo annuisce e ci lascia passare. Percorro le imponente scalinata bianche di marmo che mi separano dall'entrata con una strana sensazione allo stomaco, come se il mio corpo volesse avvertirmi che la serata finirà male. Non ci faccio caso ed entro venendo subito sopprafatta da tutto quel rumore e... Sudore.
Seguo Dylan che si sta dirigendo spedito verso un tavolo accanto a una vetrata e seduto su un divanetto color ciliegia noto Thomas impegnato a studiarsi le mani come se fossero la cosa più interressante del mondo. Accanto a lui ci sono altri ragazzi che non conosco.
"ehy" esclama Dylan attirando l'attenzione di Tom che alza il viso regalandoci un sorrisetto e ci viene incontro. Abbraccia prima il mio migliore amico e poi me senza smettere di sorridere.
"Jack e con voi? " ci chiede, scuotiamo il capo all'unisono.
Sì gratta il mento e poi sbuffa scocciato stropicciandosi la faccia.
" qualcuno dovrebbe andare a controllare cosa stia facendo " dice alla fine con una nota divertita nella voce.
" ci va Jessica " risponde all'istante Dylan accanto a me. Mi giro a guardarlo male incrociando i suoi occhi nocciola.
" perdonami,ma ho appena visto un ragazzo super figo e se non mi muovo verrà preso da qualcun altro " mi dice con voce innocente, scuoto il capo nascondendo un sorriso mentre Tom si sta scompisciando dalle risate.
" torno subito " dico rivolta al biondino prima di tornare all'esterno.
So dove abita il ragazzo ci sono passata davanti una volta durante una delle tante passeggiate che faccio regolarmente con gli amici. É una casetta a due piani proprio dietro l'officina  e sospetto che il garage sia più grande di tutta la casa. Mi ritrovo a urtare diverse persone dato che la maggior parte di loro sta avanzando in formazione compatta nella direzione opposta alla mia.
Mi incammino verso l'officina, proprio dietro quella costruzione c'è una villetta rossa e bianca con di fianco una mini officina personale.
Busso alla porta camminando sul posto, azione che faccio spesso quando sono nervosa o semplicemente non ho idea di che fare. Ad aprirmi la porta però non è affatto Jackson, ma un bambino. Non può avere più di quattro anni, una chioma di indomabili ricci rossi e due occhi grandi color liquirizia. Ogni cosa nel viso di questo bambino mi riporta a una persona...
"chi sei? " mi chiede.
Mi riscuoto immediatamente.
" Sono Jessica cerco Jackson. È in casa? "lui mi fissa per un secondo senza batter ciglio come se volesse leggermi dentro poi si fa da parte invitandomi ad entrare.
Seguo il bambino fino a quello che dovrebbe essere il salotto, c'è un grosso e basso tavolo di plastica bianca di forma quadrata proprio in mezzo alla stanza ed è proprio lì dove si dirige il bambino mettendosi a disegnare con dei pastelli a cera. Mi avvicino, ci sono altri disegni sparsi per il tavolo, alcuni sono per terra, questo bimbo sembra un po' Dylan. Ogni disegno raffigura auto o moto e sono tutti firmati con Un nome scritto in blu. Robin.
"è il tuo nome? " chiedo indicandolo.
Lui annuisce" ma nessuno mi chiama così di solito mi chiamano Rob tranne zia Cleo, lei mi chiama Ben"
"zia Cleo? " ridacchio, ci sono tanti appelativi, nomi e aggettivi che starebbero bene davanti al nome di Cleo, la maggior parte non tanto piacevoli, ma zia non è proprio fra quelli.
Il bimbo annuisce" quando papà morirà andrò da lei" non sembra parlare a me è più un pensiero ad alta voce. Non sembra affatto un brutto pensiero per Robin anzi tutto il contrario, ma a stupirmi non è il fatto che parli della morte con tale leggerezza, ormai a questo sono abituata, bensì il fatto che sia contento di andare da Cleo che parli di lei come se fosse... Gentile.
Poi un altro pensiero si fa strada nella mia testa.
Papà?
"Rob io sto uscendo farò tardi mi raccomando... Oh"mi giro trovandomi di fronte Jackson.
"papà lei è Jessica ti cercava " dice il bambino senza alzare gli occhi dal foglio su cui sta colorando.
Aspetta... Che?!
Guardo Jackson con una faccia un pelino confusa.
Lui mi lancia uno sguardo come a dire che mi spiegherà dopo.
" stavo dicendo mi raccomando non aspettarmi sveglio e per qualunque cosa Chiama me o zia Cleo se non rispondiamo vai dalla vicina come al solito ok? "il bimbo annuisce ma poi mormora qualcosa che suona molto come un" tanto non mi rispondete mai". Jackson sembra non averlo sentito e si dirige fuori seguito da me.
"allora... " inizia dopo aver chiuso la porta ed aver iniziato a camminare" perché mi cercavi? "
Scrollo le spalle" mi ha mandato Thomas voleva sapere dove eri finito, Dylan era impegnato a rimorchiare un tipo, quindi... "al ragazzo sfugge una risata.
" allora... " non so bene come iniziare ma sono davvero parecchio curiosa e confusa anche se questo non è una novità" Robin... "
Il rosso non mi fa finire di parlare" sí é mio figlio credevo si capisse abbastanza... " effettivamente il bambino è la sua fotocopia in miniatura se escludiamo l'assenza di lentiggini, piercing, tatuaggi e gli occhi scuri.
" non sapevo avessi una ragazza "dico scalciando qualche sassolino cercando di non cadere con sti tacchi.
" l'avevo. Ci siamo lasciati così tanto tempo fa... Anche quando stavamo insieme se la spassava  con altri, quando ha scoperto di essere incinta avevamo appena compiuto quattordici anni ed era terrorizzata che gli altri tipi lo scoprissero. Alla fine ha deciso di non abortire e io mi sono preso le mie responsabilità, appena Rob é nato lei se ne è andata abbandonandoci. Oramai per lei siamo a quota cinque figli tutti con persone diverse "non sembra né arrabbiato né triste forse solo un po' rassegnato.
" mi spiace " mormoro.
Lui scuote le spalle come se non gli importasse più di tanto poi sorride rivelando un altro pircing sul suo viso questa volta sulla lingua.
"sai lui vede una Figura materna in Cleo... Sembra assurdo, ma è così davvero"
"non ci avrei mai pensato. Cleo mamma... " una domanda inizia a premere insistemente sulla mia lingua" ha mai pensato di fare su famiglia? "
Jackson scoppia a ridere" Cleo? Famiglia? No diamine no. È uno spirito libero lei,legarla a qualcuno con un legame così forte sarebbe come chiudere una tigre in gabbia. Per questo ti dico che sono rimasto sorpreso quando ho visto quanto è legata a Rob"
La musica intanto si fa sempre più forte e persi come siamo nei nostri pensieri Ci troviamo davanti alla festa senza neanche accorgercene. Mi risveglio solo quando un gruppo di ragazzi che non conosco si avvicina a Jackson portandolo dentro con loro mentre io li seguo lentamente.

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