Punto quarto: armi ed armature

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L'abbigliamento da guerra, così come quello di gala e quello quotidiano, richiede particolare attenzione perché il vostro romanzo non appaia come una favoletta.

L'abbigliamento da guerra, così come quello di gala e quello quotidiano, richiede particolare attenzione perché il vostro romanzo non appaia come una favoletta

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1) Ma perché, non basta dire che il cavalier delle vacche s'è armato ed è sceso in campo?

Sì, certo, ma sarebbe come dire che la duchessa s'è vestita ed è andata alla festa, senza neppure dire in quale maniera e con quali addobbi. Per uno scritto superficiale forse può anche andare bene, ma non per un romanzo degno del proprio nome.

Per le epoche passate vi consigliamo di rifarvi alle fonti iconografiche (per il medioevo, le miniature, purché appartengano al periodo di cui intendete parlare) e di non lavorare di fantasia, onde evitare strafalcioni che rischierebbero di far impallidire qualsiasi appassionato di storia militare. Lo stesso vale per le uniformi degli eserciti moderni: documentatevi sempre, andate a ricercare la nazione di appartenenza, l'arma (esercito, aeronautica, marina...), il corpo (fanteria, cavalleria, logistica, granatieri, piloti di caccia...) e le insegne di grado, di cui potete trovare utili tavole illustrative anche in rete (ad esempio le tavole Osprey, che sono utilissime a riguardo). Ricordate che NON si può essere generici, in campo militare: bisogna avere le idee chiare su quali sono le mansioni, i doveri e le prerogative di ciascun soldato.

 Ricordate che NON si può essere generici, in campo militare: bisogna avere le idee chiare su quali sono le mansioni, i doveri e le prerogative di ciascun soldato

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2) Le armature non sono sempre le stesse?

Proprio no, e non cambiano solamente di popolo in popolo, ma anche di anno in anno, proprio come i vestiti. Vi sono armature da battaglia ed armature da giostra, il termine stesso "armatura" va poi ad indicare tutto quell'insieme di pezzi, di piastre, che formano la protezione al completo del cavaliere. Parliamo di usbergo, pancirone, manopole, gambali, gallone, gorgiera, bacinetto e quant'altro, e a tal proposito potrebbe rivelarsi fruttuosa un'attenta lettura dell'Orlando Innamorato. Ricordate inoltre che bisogna sapere cosa si vestiva sotto e cosa si vestiva sopra l'armatura, almeno per una descrizione esauriente.

Un errore ricorrente è quello di inserire armature a piastre nei secoli centrali del Medioevo: in realtà, per quasi tutto quel lungo millennio l'armatura predominante in Europa occidentale (per i cavalieri) era l'usbergo, detto anche cotta di maglia, mentre i fanti e i combattenti di estrazione più bassa indossavano soltanto vesti imbottite chiamate gambeson, e scarse protezioni; in Europa orientale e in generale in Oriente invece si preferivano armature lamellari d'ispirazione bizantina (anche se l'usbergo non era sconosciuto). Le prime piastre si diffusero nel XIV secolo, come corazzine, schinieri e protezioni per le braccia, per poi cedere il passo nel corso del Quattrocento alla ben più nota armatura gotica.

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