Valeria
Il tempo passava molto lentamente, Valeria si sentiva estremamente in colpa per l'accaduto, e la serpe.. _è mio padre_ continuava a pensare rabbiosamente stringendo i pugni.
-MI VENDICHERÒ DI QUEL VISCIDO SCHIAVISTA- urlò e tutti i passanti le lanciarono strane occhiatacce.
Calò la sera e la ragazza si diresse alla fabbrica abbandonata, il covo di Pasha, il bulletto del quartiere.
Bussò al portone che si aprì qualche secondo più tardi -che vuoi principessina?- disse uno sgherro sorridendo -devo parlare con il tuo capo, e alla svelta- il ragazzo si spostò -prego signorina-
Valeria entrò a passo spedito e il portinaio fischiettò -che bella puledra- ma subito cadde a terra -ahi, ma che ti prende- si toccò la mascella -non fai più il duro eh- la ragazza sorrise senza badare al dente rotto -puttana- si alzò e provò a colpirla -BASTA- esordì Pasha -smettetela idioti- si avvicinò a Valeria -cosa vuoi?-
La ragazza tremolava, non era mai andata in quel posto così malfamato -hai sentito cos'è accaduto a Vladimir..?- il ragazzo sospirò -si.. so tutto di questa città, gli sta bene, quella pulce è un bastone tra le ruote.- lei sospirò -dovete liberarlo- Alexandar scoppiò a ridere -perché mai dovremmo?-
Valeria si era già preparata a questa scena -Perché lui vi ha aiutato quando avete aggredito quel poliziotto, le cose restano tra noi, nessuno parla, ricordi?- lui sgranò gli occhi -è una cosa più grande di noi, è una prigione.. non un parco giochi, avremo bisogno di qualche bomba fumogena, e dobbiamonprocurarcele da Piotr..- venne interrotto -il.. mafioso?- domandò lei impaurita e Pasha si limitò ad annuire.
-va bene.. ho i soldi, facciamolo-Vladimir
La cella era una topaia come del resto tutto l'edificio _morirò prima a causa delle malattie.._ pensò il ragazzo mentre stava sdraiato sulla branda bucata dai topi e dagli acari.
La latrina era un buco nel cemento che nessuno puliva da mesi e il fetore era disgustoso.
Cercava di dormire, e i pensieri lo svegliavano, quando finalmente svanivano qualche galeotto colpiva le sbarre -novellino ti piace la tua nuova casa, sei la nostra puttana ora-
Vladimir non piangeva, preferiva sperare che qualcuno venisse ad aiutarlo.
Il giorno dopo venne svegliato e assieme agli altri condotto alla mensa, non toccò cibo _sembra..._ cercò di non vomitare.
-se non mangi quelli ti ammazzano- disse un altro ragazzo indicando le guardie -ma.. che roba è?- domandò -è pane con ehm, non lo so, me lo domando anche io.- alla conversazione so aggiunse un signore sulla quarantina, trasandato aveva i capelli bianchi e lunghi tutti annodati tra loro e la barba che arrivava al petto -sono le budella degli invasori nazisti, per insegnarci che siamo feccia come loro- i ragazzi si guardarono ma lui sorrise -Scherzo, è purea di patate con qualche camola, di quelle che si usano per pescare, sono Valerij, e voi?-
-V..Vladimir..- disse timidamente -e io sono Ivan- disse l'altro ragazzo in modo molto più convinto.
-bene- disse Valerij
-benvenuti al penitenziario Specnaz-
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Tavarijsh Vladimir
PertualanganLa guerra ha lasciato una ferita aperta nel cuore del piccolo Vladimir, che diventerà leggenda nell'unione sovietica di Stalin