Capitolo settimo

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Il carro sobbalzava ad ogni buca di quella strada infinita che stava portando i tre ragazzi a Vladivostok.
Le loro anime erano in lutto per la perdita di Pasha, loro nemico ma altrettanto leale nei loro confronti.
-quanto... manca?- chiese Valeria infreddolita -ancora 3 giorni- rispose Ivan sfilandosi la giacca -grazie Vania- sorrise la ragazza.
Nel mezzo del nulla il camion si fermò -Che succede?- si informò Vladimir, al che scese il guidatore, uno degli sgherri -siamo a secco, non c'è più benzina.. però c'è una fattoria non poco distante
-va bene- dissero i ragazzi che si incamminarono fino a quando non fu visibile una casetta in sasso con una stalla in legno, il tutto recintato con uno steccato .
arrivati alla porta Valeria bussò cautamente e la porta si aprì emettendo uno scricchiolio inquietante.
-chi siete?- domandò una signora.
I ragazzi, un po' impauriti mormorarono i loro nomi -abbiamo bisogno di.. Carburante- l'anziana fece no con la testa però li invitò ad entrare -venite al caldo, potrete dormire qui durante la bufera- Vladimir la ringraziò e iniziarono a parlare davanti ad una tazza di the.
Nel mentre si era fatta ora di cena e due persone si unirono al tavolo -chi sono gli ospiti?- domandò il signore più anziano -il nostro camion è guasto, manca benzina- disse Valerij -noi non ne abbiamo, mi dispiace- diventò freddo -perdonatelo non è abituato agli sconosciuti, si chiama Igor e io sono Lubof- disse la donna per poi accorgerso del ragazzo sui 20 anni -io sono Iosif- sorrise guardando valeria.
-noi andiamo a dormire, voi potete stare nella stalla- decrerò il signor Berbatov -va..benissimo- disse Lera che si sentiva a disagio.
Quando furono tutti e quattro nella stalla lei condivise le sue paure e quindi decisero di fare guardia a turno -fidarsi è bene, non farlo è meglio- disse Ivan -hai ragione- replicò Vladimir e tutti andarono a dormire.

I Berbatov

-Perché hai fatto entrare degli sconosciuti in casa- tuonò Igor -potrebbero essere spie-.
Sua moglie fece un sorriso -proprio per quello li ho fatti entrare, fidati di me, nessuno li rivedrà- al che loro nipote fece un sorrisetto -la ragazza è carina però- venne interrotto -SILENZIO, non esiterà a tradirci, poi conosco quel Valerij, è un pluri omicida che è scappato dal carcere- tutti frcero silenzio -stanotte li legheremo- disse il marito mentre tirava fuori dal baule un fucile da caccia.
Intanto loro nipote si era dileguato per andare sul tetto del fienile a spiare la bella ragazza _tu sarai mia piccola stella_ pensò tra sè e sè.

casa Zayzev

La mamma di Vladimir stava piangendo da ormai tre giorni, non sapeva dov'era suo figlio e la solitudine la stava logorando, finquando si sentì bussare alla porta e lei andò ad aprire.
-si?- guardò il signore vestito impeccabilmente elegante -sei la madre di quel pidocchio chiamato Vladimir?- la donna non capì e rispose -si.. ma che modi sono- il signore la spinse via -cerco lui e mia figlia, quel bastardo l'ha portata sulla brutta strada e intendo ammazzarlo- la madre fece un urlo -NON È IN CASA- Nel mentre entrò anche Kusia, lo zio del ragazzo -che succede qui?- vide la parente a terra e l'uomo che spaccava parte della casa per cercarli.
-maledetto- afferrò l'uomo -io so chi sei, sei il mostro che possiede le fabbriche e schiavizza gli operai- iniziò a picchiarlo e poi lo mise al muro -sono molti quelli che vorrebbero ammazzarti, e lo voglio anche io- lo sporse dal cordolo della finestra -ma io non sono come te lurido maiale- e lo buttò fuori di casa -avrete mie notizie insolenti- disse scappando, la porta si chiuse e iniziò a tempestare, una bufera che ne loro, ne i ragazzi al fienile si sarebbero immaginati.

Tavarijsh VladimirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora