『 CAPITOLO UNDICI 』

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Seoho aprì finalmente gli occhi e si rese conto che erano ormai passate diverse ore da quando era svenuto.

Un dolore lancinante gli faceva rimbombare la testa, così passò una mano sul retro del collo, trovandolo ancora insanguinato per la forte botta ricevuta. Un ringhio di dolore lasciò le sue labbra, poi cercò di alzarsi per poter tornare al campo base.

Ciò che aveva scoperto non era da sottovalutare, un soldato che andava d'accordo con delle creature magiche era qualcosa di completamente inconcepibile.

"Se non è mai successo ci sarà un motivo, no?" si disse il biondo "Loro sono esseri malvagi, è ciò che mi è sempre stato detto." ragionò ancora, cominciando a incamminarsi per tornare al più presto dai suoi compagni e raccontargli tutto.

Però nel frattempo la sua mente non trovava pace, continuava a ripensare all'espressione di puro stupore e incredulità che si era dipinta sul viso di Keonhee non appena si era reso conto delle sue intenzioni.
L'aveva tradito senza esitazione, e ogni tentativo di spiegargli come stavano realmente le cose sarebbe stato del tutto vano.
Certo, gli dispiaceva di essersi comportato in un modo così meschino e vile, però l'aveva fatto per un bene maggiore: proteggere i sudditi e la famiglia reale da tutti i mali, cosa che faceva da ormai anni.

Però...lo sguardo del castano, deluso e pieno di risentimento, non smetteva un secondo di essere il protagonista dei suoi mille pensieri.

"Seoho basta pensarci. Non sei fatto per avere amici, né tanto meno un compagno. Ora che si è allontanato da te starà sicuramente meglio." pensò la guardia, sospirando rassegnato.
Non era mai stato bravo a stringere legami affettivi con gli altri, quindi era sempre un po' impacciato e incapace di coltivare amicizie sane e durature. Gli unici ragazzi con cui parlava erano i suoi colleghi, ma erano conversazioni puramente basate sul lavoro, mai una volta avevano passato un pomeriggio tra di loro senza il fine di andare a caccia.

"Che vita miserabile."

La solitudine lo allettava, lo faceva sentire al sicuro, però...si sentiva così fuori posto ogni volta in cui altre persone lo circondavano, a causa del suo inascoltato desiderio di sbloccarsi e rompere il ghiaccio in cui si era rinchiuso con le proprie mani.

Finalmente aveva trovato un ragazzo con cui parlare liberamente, un individuo senza doppi fini lavorativi ad animarlo, un essere puro di cui però non aveva avuto alcuna cura.
Keonhee era una persona d'oro che lui aveva trattato come uno straccio usato, l'aveva schiacciato a terra con tutto il proprio peso, senza avere un minimo di rispetto per i suoi sentimenti.
Poi il fatto di averlo preso in ostaggio peggiorava il tutto. Se ripensava a quel pomeriggio, loro due nel vicolo, da soli...si pentiva di non averlo baciato, aveva sprecato un'occasione unica e aveva paura che non ne avrebbe mai più avuta un'altra simile.

Il castano lo incuriosiva non poco e il solo pensiero che adesso lui lo odiasse gli stringeva il cuore in una morsa dolorosa. Non voleva che il suo piccolo e primissimo tentativo di uscire dal guscio finisse in un modo così terribile.
E fu così che la sua "missione" di riferire ciò che aveva visto scivolò in secondo piano, lasciando spazio al trovare un metodo intelligente per farsi perdonare dal fiorista, anche a costo di mettersi in ridicolo chiedendo consiglio a tutti i suoi conoscenti.

Non voleva far appassire quel piccolo germoglio di speranza che era nato nel fondo del suo cuore.

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Cinque giorni dopo...

Un'imprecazione rimbombò per le pareti che delimitavano il piccolo locale pieno di fiori colorati.
Il ragazzo castano si massaggiò il pollice che era stato sfortunatamente schiacciato da un vaso di ceramica piuttosto pesante, borbottando insulti e maledizioni tra sé e sé.

𝘙𝘦𝘥 𝘛𝘩𝘳𝘦𝘢𝘥 // 𝙊𝙣𝙚𝙪𝙨 [☑]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora