『 CAPITOLO QUATTORDICI 』

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Silenzio.
Buio.
Il rumore ritmico di gocce che cadono e si infrangono a terra.
Ecco tutto ciò che investì KiJung una volta entrato nello scantinato umido della casa in cui aveva appuntamento.

Un uomo alto e robusto si trovava già seduto a un tavolo logoro, con le mani incrociate mentre fissava attentamente la parete piena di qualsiasi tipo di creature magiche.
Rigorosamente morte.

Si potevano ammirare le carcasse di coniglietti, cerbiatti, aironi, passando addirittura a teste di leone impagliate fino a veri e propri corpi ancora miracolosamente non disintegrati dal tempo logorante.
La parte inferiore del corpo di un centauro dal manto candido si trovava addossato a una parete buia, mentre il centro della stanza era occupato interamente da una coda da pesce verde smeraldo a grandezza d'uomo.

Il castano inspirò appieno quell'aria densa di ricordi e storia tramandata di cacciatore in cacciatore.
<Buongiorno signor Kim.> disse educatamente, inchinandosi davanti a colui che era diventato pian piano una figura paterna più importante del genitore stesso.

<KiJung ti ho già detto di non badare a convenevoli futili quando parli con me. Non è necessario, ti conosco da quando eri in fasce.> gli rispose il signore con una mezza risata, indicando la sedia vuota davanti a sé che il castano si affrettò ad occupare.

<Come sta capo?> gli chiese, continuando a mantenere il tono della conversazione su un piano prettamente formale.

Il maggiore fece un gesto vago con la mano, spostando istantaneamente il fulcro della chiacchierata.
<Come sai ultimamente ti ho chiesto di tenere d'occhio Youngjo. Bene, hai sue notizie?> domandò senza ulteriori preamboli, fissandolo negli occhi alla ricerca della minima esitazione o bugia.

KiJung scosse subito il capo affermativamente, scrocchiandosi le dita e mettendosi più comodo nello schienale imbottito della sedia.
<Ho scoperto che ogni giorno sparisce nella foresta e ci resta ore intere. Anche il generale Lee se ne va dall'accampamento, ma ancora non sono sicuro se effettivamente vadano nello stesso posto.> elencò senza esitazione e con cieca fedeltà.

L'uomo corivino continuò imperterrito quella guerra di sguardi, soddisfacendosi quando vide l'altro abbassare i suoi occhi per osservare il tavolo scheggiato.
<Quindi ancora non li hai seguiti?> gli chiese severo, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

<O-oggi stesso inizio capo! Non si preoccupi, scoprirò cosa sta architettando, abbia fiducia in me.> rispose KiJung, osservando il maggiore con riverenza e allo stesso tempo timore.
Non era un segreto la fine che facevano coloro che non rispettavano i suoi ordini, e lui non voleva assolutamente finire a fare compagnia a dei cadaveri trascinati sul fondo del lago poco fuori città.

<Ottimo.> disse il signor Kim prima di lasciarsi sprofondare nella comoda poltrona con un sorriso rilassato sul volto.
<Vedi di scoprire al più presto cosa sta facendo mio figlio, quello sgorbio deve imparare a stare al suo posto.> continuò con un sibilo mentre le nocche gli si sbiancavano per la pressione esercitata sui braccioli in legno della seduta.

Il castano annuì velocemente, per poi spostare lo sguardo verso la coda che regnava incontrastata nel sala male illuminata.

Il maggiore, notando il suo grande interesse per essa, si alzò cominciando ad avvicinarsi a ciò che rimaneva del corpo che tempo fa apparteneva ad una sirena.
<Bella, non trovi?> chiese, accarezzando le squame che riflettevano la poca luce presente nella stanza.
<È l'esemplare meglio conservato di sirena, nonostante gli manchi il cranio. Probabilmente gli è stata tagliata la testa una volta ucciso, così da dare più valore alla coda e al resto del corpo.> continuò, senza aspettare una risposta nell'altro.
<Come puoi vedere le squame sono ancora tirate a lucido, lo faccio ogni giorno. Questo pezzo appartiene alla mia famiglia da generazioni, forse da più di mille anni. Questa parte non si deteriora perché la magia contenuta nelle creature magiche, soprattutto nelle sirene, continua a esistere e a mantenere il corpo da pesce come se fosse vivo.> concluse, passando il dito affusolato tra le piccole zigrinature dorate che decoravano elegantemente la coda, donandole ancora più lucentezza.

<È stupenda...posso toccarla anch'io?> chiese KiJung esitando un po', alzandosi anch'egli e raggiungendo il proprio capo accanto al corpo perfettamente conservato.

<Ma certo, però stai attento. È davvero preziosa per me.> gli rispose il moro, lasciando avvicinare l'allievo al suo più grande tesoro per poi farsi sfuggire un sospiro che subito si perse nel freddo della stanza.
<Se solo Youngjo fosse come te...sarebbe perfetto. Invece non ha mai sopportato questo salone e la mia collezione. Soprattutto questa coda, ogni volta che la vede distoglie lo sguardo e se ne va via. Non hai idea di quante volte abbia provato ad avvicinarlo alla caccia, ma lui non ha mai ucciso. Dice che "non è nella sua indole".> gli confidò con il viso oscurato da pensieri rabbiosi riguardanti il figlio che lui aveva sempre definito ingrato.

Lo aveva indottrinato alla perfezione all'arte della caccia, eppure il ragazzo non sembrava proprio voler seguire le sue orme.
Ogni qual volta che andavano in giro per le foreste assieme, il minore faceva di tutto per liberare le creature che il padre prendeva, facendolo infuriare come i peggiori mostri dei racconti popolari.
Alla fine, al compimento dei suoi diciotto anni, Youngjo era stato mandato in accademia militare proprio dal genitore, raccomandando i suoi superiori di metterlo alle strette per fargli capire l'effettivo peso che ogni singola scelta avrebbe causato sul suo destino.

<Capo?> lo chiamo KiJung, scuotendogli delicatamente il braccio, facendo risvegliare il padrone di casa dal fiume di ricordi che l'aveva investito in pieno, portando a galla pezzi di passato stipati ordinatamente nei cassetti più remoti della sua memoria.

<Sì?> gli chiese il corvino, volgendo lo sguardo verso di lui ed esortandolo a parlare.

<Credo di avere il suo cranio, aspetti un attimo.> disse il minore, prima di correre verso la sedia e tirare fuori da una borsa in cuoio il teschio con cui passava intere giornate.
<Mi è stato donato da un mercante tempo fa, diceva che apparteneva a una sirena.> continuò, avvicinandosi nuovamente al centro della sala e mostrando il tesoro all'uomo, che lo prese in mano delicatamente iniziando ad analizzarlo.

Sul volto del corvino si dipinse un'espressione sorpresa, non aspettandosi nulla del genere.
<KiJung...è proprio il suo.> esclamò con un sorriso, mentre posizionava nel modo corretto la struttura ossea.
<Ammira, l'ultima sirena catturata e uccisa da noi cacciatori.> disse orgoglioso, ammirando lo scheletro finalmente intero.

I due rimasero minuti interi a contemplare quello spettacolo inquietante che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque, quando ad un certo punto il più anziano si girò verso l'altro.
<Avanti, adesso vai a fare il tuo lavoro. E non tornare se non hai scoperto dove va a cacciarsi mio figlio.> gli intimò con tono duro, tornando poi a sedersi nella poltrona.

<Subito, capo!> esclamò KiJung, prima di scaraventarsi velocemente su per le scale pericolanti che lo avevano condotto sino all'uomo, uscendo nuovamente alla luce del sole pronto per ubbidire agli ordini.














Angolo autore.

Salve!

Vi è piaciuto il capitolo nonostante questo "cambio di prospettiva"?

Tenetevi forte perché la fine è sempre più vicina, consiglio anche di rileggere il prologo prima dell'ultimo capitolo perché sarà di vitale importanza.

Detto questo spero che siate soddisfatti, grazie mille di aver letto!💓

Ci vediamo alla prossima!✨

𝘙𝘦𝘥 𝘛𝘩𝘳𝘦𝘢𝘥 // 𝙊𝙣𝙚𝙪𝙨 [☑]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora