Capitolo 2

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La mattina dopo tanto Crisil quanto Dionisy si svegliano di malumore. Uno perché si trova nell'ultima situazione in cui vorrebbe essere e l'altro perché è un ragazzino irascibile e impaziente.

Certo, dire che "si svegliano" non è esattamente accurato. Più che altro un certo mezzo demone russo e adolescente si è alzato in piedi di buon ora, ha bevuto un bicchiere d'acqua e si è diretto verso il divano in salotto, svegliando un Crisil profondamente addormentato accanto alla cartaccia di un kebab unta con una potente pacca sulla spalla.

"Ma che fai? - chiede inevitabilmente Crisil, rifiutandosi di aprire gli occhi e limitandosi a rigirarsi ostinatamente in senso opposto rispetto a dove si trova il ragazzino – E' presto."

"Sono le dieci passate."

"Appunto."

Crisil chiude gli occhi, nel tentativo di prendere sonno. Stava sognando qualcosa riguardante un centro benessere, vuole tornare al centro benessere. Pensa alla sauna e ai massaggi, si dice, sauna e massaggi... eppure niente. Il danno è fatto, la luce inonda la stanza, disgraziatamente è giorno e lui è stato maledetto con l'anatema della veglia.

Sbuffa con convinzione, dopodiché compie lo sforzo erculeo necessario a mettersi seduto. I suoi capelli lisci sono, come al loro solito, un macello, e lui vuole solo evitare qualsiasi rogna che quella giornata finirà inevitabilmente per riservargli.

Vorrebbe tanto contattare il suo capo e dirgli che quel lavoro non fa per lui ma sa di non avere nessuna scusa se non il "non mi va", che non è affatto efficace quando il tuo impiego è controllato dagli inventori del concetto del male.

"Allora – dice Dionisiy con un nuovo e raggiante sorriso – che cosa fa un demone durante la sua giornata?"

Crisil si alza e dice "Fa colazione."

L'espressione del ragazzo sembra quella genuinamente felice del giorno prima, con l'aggiunta di una nota più aggressiva e tesa nelle labbra "Credevo che i demoni non avessero bisogno di mangiare."

"No, infatti. Ma siamo in grado di eccedere in ogni sensazione e piacere terreno. Pensa a quante cose gli umani non avrebbero bisogno di fare ma fanno lo stesso." Detto ciò si alza e si trascina verso la cucina. L'unico pensiero in grado di rallegrarlo davvero è quello: dovrà anche alzarsi, ma perlomeno ha la possibilità di mangiare.

"E dopo mangiato?"

"Prima mangio, poi penso a cosa fare dopo mangiato."

Crisil è uno a cui piace fare le cose con calma e pazienza. Eppure lo ammette a sé stesso: sta facendo tutto a un ritmo molto, molto più lento del solito. E la ragione dietro di ciò è banale quanto crudele. Vedere così arrabbiato e stressato quel ragazzino nei confronti di una cosa così superficiale come il tempo è, da un certo punto di vista, un vero e proprio spasso. Si concentra sullo stappare lentamente il barattolo di marmellata, tagliare lentamente il pane, versare lentamente i cereali e il latte nella propria tazza gialla... e ogni secondo in eccesso sembra far vibrare Dionisiy di agitazione, come se una qualche creatura infernale lo stesse inseguendo, pronta a punzecchiargli il culo.

Ehm, oh, perdona il francesismo, giuro che non è da me. Però a volte i ragazzini mi fanno venire davvero il prurito alle mani.

Finito di mangiare Crisil si premura di lavarsi senza fretta e di ponderare riguardo la scelta dei suoi vestiti per la giornata con molta più calma e indecisione del solito. Nel frattempo il ragazzo, vestito con lo stesso cappotto verde e logoro della sera prima, gira per l'appartamento come una trottola impazzita.

Alla fine però entrambi si trovano sulla soglia di casa e Dionisiy sembra sull'orlo di piangere.

"Immagino dovrò disdire per oggi, dovevo vedermi con Sarah." dice il demone, tirando fuori dalla tasca della felpa un cellulare. Nel frattempo i due escono dall'appartamento e si dirigono rapidamente fuori, prima giù per la scala a chiocciola, poi attraverso lo studio da necromante ancora chiuso e infine in strada, oscurata dalla solita nebbia londinese.

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