Capitolo 10

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 Dionisiy dorme come un ghiro e sia Haniel che Crisil stanno cercando modi per tenersi svegli nel caso succedesse qualcosa. Ormai sono quasi le otto di sera e iniziano a essere stanchi delle partite a carte e dei film di Woody Allen ("Che diavolo significa che non hai mai visto un film di Woody Allen?" ha chiesto Haniel qualche ora fa, e Crisil ha risposto "Guarda che l'ho capito che sei di New York, ormai". Il tutto ha ovviamente dato vita a una lotta per costringere il demone a guardare Misterioso Omicidio A Manhattan). Haniel ha mangiato qualcuna delle cose meno scabrose che è riuscito a trovare tra gli scaffali di Crisil, e ora sono entrambi stesi e mezzi sdraiati sul divano, gli occhi semichiusi, la voglia matta di dormire e la consapevolezza di non poterlo fare.

"Non ce la posso fare, sono a tanto così dal crollare" mugola Crisil, premendosi un cuscino in faccia.

"Elenchiamo le cose che potremmo fare – dice Haniel – Inizio io. Possiamo leggerci a vicenda un libro".

"Haniel, dovremmo fare cose che ci spingano a non dormire, lo sai? - dice Crisil, riemergendo da sotto il cuscino e scoccandogli un'occhiata – Potremmo giocare a Just Dance".

Il silenzio prolungato di Haniel dice più di mille parole.

"Potremmo – Haniel sembra riflettere attentamente – ubriacarci con del vino e poi fare sesso. Quello sì che mantiene svegli, no?"

L'angelo stava solo cercando di scherzare in modo malizioso, ma Crisil è diventato rosso come un peperone.

I secondi di silenzio, stavolta, sono molto più imbarazzati e imbarazzanti di quelli precedenti.

"Era... un po' di cattivo gusto" riesce a commentare il demone.

"Dai, non prendertela. Sei... sei ancora triste per quella cosa?"

I due si guardano dai due lati del divano, alcune ombre sui loro occhi e un'espressione indecifrabile che li accomunano.

Crisil guarda Haniel. Guarda il casco di ricci perfetto nel suo disordine, guarda i tatuaggi bianchi e oro che gli corrono addosso. Guarda le clavicole di porcellana che spuntano dall'unico indumento che gli copre il petto asciutto, una semplice maglietta bianca. A volte si ritrova a guardarlo come se lo vedesse per la prima volta, quel corpo solo apparentemente delicato e quegli occhi di un colore così intenso da sembrare finti, quell'aria da ragazzino androgino che lo contraddistingue. Sembra un dolcetto pronto a essere mangiato.

Quello che non realizza è che Haniel fa spesso la stessa identica cosa. Sbircia quando può la cascata nera che passa ben oltre le sue spalle, osserva con l'attenzione di un ritrattista il corpo scuro e troppo magro, le braccia e le gambe assurdamente lunghe che si ripiegano come zampe di ragno per lasciarlo in una posa rannicchiata. Quella bellezza diversa, fatta di spigoli e curve drastiche e allungamenti, lo affascina come facevano i racconti dell'assurdo del suo amico Burroughs*.

Entrambi si osservano e si ammirano di nascosto. Entrambi stanno pensando alla stessa cosa.

Torniamo un attimo a Parigi e agli anni venti del secolo scorso, ti va?

Crisil e Haniel si sono appena incontrati per la prima volta, e sono a una festa. Una gran festa, con musica jazz e balli e cibo e alcolici in grado di rifornire un intero esercito.

"Allora – dice Haniel, che ha in mano un lungo bicchiere di champagne – che cosa ne pensa? Non male come prima serata a Parigi, immagino".

L'angelo rivolge al demone un sorrisetto solo leggermente malizioso, mentre Crisil, ancora un po' spaesato, si guarda attorno. E' colpito dalle luci, dal rumore, dai vestiti luccicanti e dalle collane di perle. Da tutto, pressappoco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2021 ⏰

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