Capitolo 6

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 Dopo aver assistito a un patto con il diavolo e aver lasciato il suo amico al suo lavoro, Haniel ha deciso di fare una delle cose che gli riesce meglio. Si è messo sul balcone di casa sua, seduto su una poltroncina da esterni, ha iniziato a mangiare yogurt nell'aria del mattino e si è messo a leggere una raccolta di poesie di Rilke. La colonna sonora è quella delle 8 Humoresques di Dvorak. La sua visione ideale, un paradiso in terra, la pace dei sensi e dell'animo. A vederlo così non c'è affatto da sorprendersi che ben più di un artista nella storia lo abbia usato come musa. Sembra una visione perfetta, eterea, immutabile.

Purtroppo si tratta decisamente di un'apparenza, perché questo scenario viene interrotto senza preavviso. La musica si spegne e l'angelo ha l'improvvisa sensazione di essere osservato.

Una cosa che Haniel odia è essere interrotto nei propri momenti di estasi estetica, questa è una cosa piuttosto importante da sapere. Infatti lo sguardo con cui si rivolge al nuovo venuto è molto, molto stizzito.

"Ehi" dice, il saluto più breve che riesce a trovare, alla figura seduta sulla ringhiera del balcone. Rigida e a gambe accavallate, una figura vestita come il perfetto uomo d'affari lo osserva attentamente, la camicia grigia è ben stirata, la cravatta ha una tinta lilla, trasuda autorevolezza.

"Salve Haniel. Non ci sentiamo da un po'."

"Non ce n'è stato motivo."

L'altro tossicchia, portandosi il dorso della mano alla bocca "Allora. Vedo che ti diletti ancora con queste operette mortali."

"Quando si sta qua sotto bisogna pur sempre trovare un qualche passatempo – risponde Haniel con addosso il più finto dei sorrisi – Perché sei qui?"

"Dritti al punto come al solito. Va bene, starò al gioco. Adesso che ti sei di nuovo trasferito a Londra c'è un compito interessante. Una missione speciale, sai, sappiamo quanto sei efficiente e ci affidiamo volentieri a te."

Haniel a volte preferirebbe non essere così efficiente. Almeno non verrebbe contattato per certi speciali lavoretti che la maggior parte delle volte non gli interessano e nulla hanno a che fare con le cose che gli interessa fare. Diffondere bellezza è il suo lavoro, e non gli spiace. E' tutto il resto a fargli davvero schifo.

"Certo, dimmi, Gabriel."

"I nostri informatori hanno scoperto che qui in zona si trova un mezzo demone. Non ha ancora risvegliato i suoi poteri, è assolutamente mortale. Questo significa che se morisse... insomma, avremmo un demone in meno di cui occuparci in futuro."

"... Ah."

Haniel resta in silenzio senza riuscire ad aggiungere nulla. Non si sente male, ma sente all'improvviso il bisogno di appoggiarsi a una qualche ringhiera. Brutte e improvvise informazioni di questo genere non gli piacciono affatto.

"Sarebbe... ehm, sì, sarebbe giusto ucciderlo? Insomma, mica lo ha scelto lui di essere quello che è."

Gabriel fa un gesto con la mano molto chiaro: non importa.

"Bene superiore." dice, e il discorso è chiuso. L'arcangelo se ne va così come è arrivato. Anche a lui, apparentemente, piace arrivare al sodo senza giri di parole. Basta il bene superiore a giustificare ogni cosa.

Haniel si prende il naso tra le dita, guarda la raccolta di poesie di Rilke e si lascia sfuggire un mugolio frustrato. Mai una volta che possa essere lasciato in pace.

I suoi pensieri corrono a Dionisiy. Non può trattarsi che di lui, i figli dei demoni sono abbastanza rari perché a riguardo non possano esservi equivoci di alcun genere.

Non è che quel ragazzino gli piaccia particolarmente, del resto l'ha visto per poco più di cinque minuti, durante la maggior parte dei quali lui ha tentato di ucciderlo, anche se in modo patetico e fallimentare.

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