quattordici

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// quattordici \\

{ho un po' di cose da dirvi, passate sotto.}

Accadde due giorni dopo.

Accadde un mercoledì.

Le lezioni erano iniziate, ma Kenzie stava tornando a casa. Doveva studiare, ma quel giorno aveva una sorpresa per Harry. Era ancora riluttante a leggere le sue poesie, ma pensava che quello fosse il momento giusto. Lo avrebbe lasciato leggere una delle sue storie, ma questa interamente dedicata a lui.

Anche Harry aveva una sorpresa. Stava cercando di preparare una cena per Kenzie - anche se passò metà del tempo ad aggiustare i piatti in base al colore. Non sapeva che cucinare per lei, non era sicuro dei suoi cibi preferiti. Finì per scegliere la bistecca; insomma, a chi non piace la bistecca?

Una volta che Kenzie raggiunse il suo appartamento, rapidamente si cambiò i vestiti ed andò da dove la voce di Harry proveniva. La ragazza fece in modo di battere quattro volte alla porta - cosa che lo infastidiva. Lui aprì la porta subito dopo, un sorriso nervoso sul suo volto.

"Che ci fai qui?" Chiese. Indossava un grembiule bianco candido, Kenzie pensò che fosse carino.

"Voevo darti qualcosa." Sorrise. "Perchè hai quel grembiule?"

"Niente. Niente. Niente."

"Niente, eh?"

Harry incrociò le braccia, sconfitto. "Volevo prepararti la cena, ma hai rovinato la sorpresa!"

"Ho rovinato la sorpresa." Disse in tono canzonatorio, appoggiando le braccia attorno al suo collo. "Che ne dici se torno più tardi, facendo finta di non aver visto nulla?"

"Prometti di dimenticarti tutto?"

"Dimenticare cosa?"

Le loro labbra si sfiorarono per l'ultima volta, ed era perfetto. Harry non doveva correggere nulla.

"Ho quasi finito, se vuoi puoi restare; però devo coprirti gli occhi."

Harry accompagnò Kenzie nella sua stanza, bendandola. Non era pronto che vedesse di già. "Non uscire ancora, va bene?"

Quando Kenzie annuì con la testa, Harry si diresse verso la cucina. Le due bistecche erano nel forno ed aveva alcune patate sul piatto. Tutto doveva essere perfetto. Voleva che tutto fosse perfetto. Per le verdure di contorno, iniziò a tagliare delle carote e dei broccoli - mentre cantava un motivetto.

Il ragazzo non poteva posare le carote a meno che non fossero perfettamente tagliate. Sentì il gorgogliare della pentola, il vapore, e Kenzie che lo chiamava - distraendolo.

"Non potevo aspettare lì per sempre. Ti-oh mio Dio."

Ed Harry era sempre così maldestro.

"Harry!" Kenzie corse verso di lui. "E' solo un piccolo taglio, va tutto bene."

E lui non era mai stato bravo a tagliare le verdure.

"Gemma!" Gridò. "Stiamo prendendo quello che serve per tamponarti la ferita. Andrà tutto bene."

"E per quanto riguarda la nostra cena?"

"Quando torniamo, te lo prometto. Andrà tutto bene."

Si chiese per un breve secondo se l'avesse dimenticato o se fosse solo spaventato dalla quantità di sangue che fuoriusciva dal suo ragazzo che era conosciuto per odiare i numeri dispari.

"Io non posso."

"Che cosa vuoi dire?" I suoi occhi erano vitrei.

"Ti amo, Kenzie. Ti amo, Kenzie. Ti amo, Kenzie."

"Ti amo tanto, Harry, ma tu mi stai spaventando. Non capisco."

Kenzie non aveva ancora capito tante cose.

"Grazie di non avermi lasciato." Disse, raccogliendo il coltello ancora una volta.

"Harry cosa-cosa stai facendo?"

Le sue spalle si irrigidirono, la mascella bloccata; Harry sputò del sangue. Kenzie non poteva fare più nulla.

Sentì Gemma al telefono, l'ambulanza in sottofondo. Sentì Kenzie che gli diceva di tenere gli occhi aperti.

Era sfocato. Tutto era sfocato, tutto tranne lei.

Harry aveva paura di amare. O meglio, aveva paura di amare Kenzie; ma lei era stata la prima cosa bella di cui lui si innamorò. Negli ultimi istanti, in cui ascoltava e capiva; Kenzie era ancora lì e lui l'amava così tanto. Credo che non la guardò mai così prima.
E lei odiava Harry in quel momento, lo odiava per il fatto che le avesse mentito, lei lo odiava perché si fosse fatto male di proposito. Lei aveva paura di essere lasciata.

Harry perdeva tanto sangue, si sentiva morire. "Grazie per non avermi lasciato. Mi dispiace tanto per tutto questo, io mi odio per tutto ciò. Sono troppo debole, ho smesso di prendere di nuovo le mie pillole e odio così tanto il numero uno come il numero tre."

Non era colpa di Harry: la sua mente era malata. Quindi se accidentalmente si era tagliato il polso con il coltello da bistecca una volta, niente gli impediva di farlo due volte.

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Harry è morto, e un po' mi sento ancora mancare il fiato. Devo dire di essere stata davvero orgogliosa di fare una traduzione di questa storia - e spero tanto di averla fatta anche al meglio. Quando ho letto questo capitolo, mi sono letteralmente messa a piangere. Non semplicemente per il fatto che Harry sia morto, ma più perchè molta gente soffre di questo disturbo e porta con sè tanto dolore quanta felicità. Ho odiato e amato allo stesso tempo questo testo; ho odiato il fatto che si è così fottutamente vulnerabili e che, nonostante tutto, si abbia fatto di tutto per continuare. Devo dire che questa short è stata una delle cose più belle che ci siano. Forse ora dovrei smetterla di parlare, perchè sennò vi annoio. Comunque volevo dirvi che manca l'epilogo e la poesia di Kenzie, e se vi va, li pubblico anche subito :)

Baci, Elena & Alice.

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