Meno duecentosettanta - parte seconda

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Nel capitolo precedente

[...]

«In effetti... in ogni caso Alice è molto strana in questo periodo. Non parla con nessuno lavora tantissimo e spesso e volentieri salta anche la pausa pranzo»

Accidenti ma che hai Sacrofano se hai pure gli sforzi di vomito!

«Ben svegliata bella addormentata!»

«Non stavi bene ed eri in bagno, poi sei svenuta tra le mie braccia e ti ho portato qui. Aspetta, rimani ferma che vado a prenderti qualcosa di zuccherato. Se vuoi puoi provare a metterti seduta ma niente in più perché sei molto debole»

[..]

Il tempio delle umiliazioni, come lo chiama Alice, è presso che vuoto, sono tutti a pranzare e io sono alla macchinetta per prendere quella specie di brodaglia che dovrebbe avere il sapore di un tè al limone zuccherato. Sto aspettando la fine dell'erogazione e mi trovo a guardare la sala specializzandi e la scrivania che un tempo era appartenuta ad alice.

Quanta strada hai fatto eh Sacrofano! Non hai idea di quanto sia fiero dell'ottimo medico legale che stai diventando e di quanta strada tu abbia fatto nonostante tutti gli insulti e gli scoraggiamenti da parte mia a proposito di quanto fossi inadatta per questo lavoro.

Come un proiettile mi torna in mente quando, per la prima volta, è stata mia allieva anche se non ufficiosamente, una laureanda in medicina, per oggi un'allieva, al sopralluogo del cadavere della badante di sua nonna e di quando poi lo è diventata ufficialmente, allora ti comunico ufficialmente che da oggi sei la mia allieva, di quanto cercassi di dissuaderla da questa professione così macabra per una ragazza così pura come lei ma di quanto fosse determinata nell'intraprendere, nonostante tutto, la strada della medicina legale. Quanto io cercassi di essere lo stronzo e cinico di sempre anche con lei ma mi fosse impossibile.

E poi il congresso in Toscana dove ho capito che quello che provavo era molto di più di una semplice attrazione fisica. Tutto quello che è successo prima di quella fatidica notte, quanta paura avevo perché non capivo cosa mi stesse succedendo: non mi riconoscevo più.

Ho provato in tutti i modi ad allontanarla da me e allontanarmi io da lei, usando ahimè maniere non proprio carine e insultandola pesantemente; più la trattavo male più lei riusciva a tenermi testa, sei la prima, e meno usciva di miei pensieri e più me ne innamoravo. Mi rendo conto di quanto sia cresciuto sentimentalmente io grazie ad Alice.

Ogni tanto mi meraviglio di come abbia fatto lei ad innamorarsi di uno stronzo galattico come me che usava i peggiori insulti e le diceva di tutto e di più. A volte penso che uno come me, arrogante, cinico e che le donne prima di lei le cambiava come le cialde del caffè, non meriti nemmeno una come lei, dolce, tenera, con quegli occhi a cui perdoneresti anche il peggiore dei danni, una che riesce a fidarsi sempre di tutti nonostante ne resti puntualmente delusa.

È il bip di fine erogazione che mi riporta alla realtà, prendo il tè dalla macchinetta e torno nel mio ufficio dove la trovo addormentata sul divanetto. È così tenera quando dorme - a modo tuo eh, ma sei una bambina... cioè, sei tenera come una bambina - già... è proprio vero.

Spesso quando mi sveglio prima di lei o mi addormento dopo di lei o quando magari la sera rimane sveglia fino a tardi per studiare e si addormenta sui libri, la guardo che dorme e fa delle facce simpaticissime, di quelle che fai ai bambini piccoli per farli ridere.

Tu cresci Sacrofano ma certe cose non cambiano mai.

La lascio riposare anche perché da quando è così strana anche la notte dorme poco e io ne approfitto per iniziare a stendere le perizie delle autopsie di oggi.

AA&CC - Connessi indissolubilmente OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora