Torta

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“Derek smettila di ridere” borbottai offeso.

Non avrei mai pensato che un giorno avrei pronunciato queste parole eppure ora le stavo perfino condendo con un bel muso, giusto per rimarcare il fatto che la mia età fisica non corrispondesse affatto a quella mentale. La colpa non era certamente da imputare a me, ma bensì a quella sottospecie di lupo spelacchiato che avevo difronte.

Ovvio, combiniamo guai, tanto ci pensa sempre Stiles a rimediare! Il gravoso peccato commesso dal licantropo, consisteva nell’essersi trattenuto da Deaton ed aver accarezzato un cucciolo a pelo lungo. Pelo che era delicatamente svolazzato sulla sua giacca che ora assomigliava più ad un maglioncino di cachemie più che ad un indumento da motociclista.

“Non posso non farlo quando sei palesemente sulle punte perché non riesci a raggiungere le mie spalle” rispose con quel ghigno da lupo cattivo che tanto gli si addiceva. Se solo fossi stata la sventurata cappuccetto rosso gli avrei volentieri tirato in fronte un vasetto di marmellata.

Stavamo avendo questa conversazione sotto al porticato di casa Martin, ancora indecisi sul fatto di citofonare o meno. “Ci tengo che tu faccia una bella figura e come mi ripaghi? Ridendo di quei pochi centimetri che separano le nostre altezze” sottolineai, proseguendo nel mio minuzioso intento di levare tutti quei fastidiosi pelucchi.

“Detto da un ‘diversamente alto’ la cosa risulta esilarante, concedimelo” scossi il capo oramai esasperato. “Cosa c’è? Ho usato perfino una parafrasi per risultare meno arrogante” provò a giustificarsi. “Mancano solo alcuni peli sul colletto e giuro che ho finito” mi sporsi verso di lui ma persi inavvertitamente l’equilibrio.

Derek fu pronto a sostenermi, avvolgendomi la vita tra le sue braccia. “S-scusa” sussurrai, trovandomi improvvisamente così a stretto contatto con lui: una cosa era lasciarsi abbracci nella nostra stanza, di tutt’altra faccenda era stringersi in pubblico sotto il potenziale sguardo di chiunque…perfino di una vecchina che stava attraversando la strada…aguzzai la vista: diamine! Era la signora Jhonson!.

Suo marito giaceva nella tomba accanto a quella dei miei genitori ed aveva fama in tutta Beacon Hills di non essere in grado di tenersi nemmeno un cecio in bocca. Se solo avesse raccontato gli ultimi pettegolezzi della città al defunto marito, sono certo che non si sarebbe lasciato scappare di avermi visto stretto ad un uomo misterioso, come ero certo che i miei avrebbero teso l’orecchio per sapere più dettagli possibili.

Mi sentii in colpa ad auspicare che la sua cataratta fosse dalla mia parte, oscurandole parzialmente la vista. Andiamo, chi volevo prendere in giro? Non esisteva vista più acuta di quella di una donna in cerca di qualche scoop, più affinata di quella di un’aquila in procinto di acciuffare un topolino.

Beh…in questa situazione il topo ero io, rimasto prigioniero tra le fauci di un lupo acido. Fui letteralmente attratto dal profumo del dopobarba di Derek tanto che strofinai, con un tocco leggero, il mio naso sul profilo del suo collo.

“Stiles, hai fatto?” doveva sempre rovinare le cose sul più bello. “Si sourwolf, ma scordati che la prossima volta io ti faccia il bagnetto” lo rimproverai, pigiando il pollice sul campanello della villa.

“Un bagno no, magari una doccia…” lo sentii biascicare alle mie spalle ma le mie gote non ebbero nemmeno il tempo di arrossirsi, che la porta venne aperta. Sia io che Derek ci eravamo mentalmente preparati ad essere investiti dalle chiacchiere della proprietaria di casa ma difronte a noi vi era letteralmente il nulla. “Probabilmente avrà aperto Scott, sarà nascosto dietro alla porta perché vuole farci uno dei suoi scherzi stupidi. Ricordati di fingerti spaventato quando griderà ‘bu’” avanzai per superare l’uscio ma impattai contro qualcosa…o qualcuno.

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