Kintsugi

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Nonostante nella mia vita avessi dovuto fronteggiare le più svariate situazioni, mi reputavo comunque una persona abitudinaria ed il fatto di aver vissuto per lungo tempo a Beacon Hills, aveva reso gli imprevisti un dettaglio calcolabile delle mie giornate.

Ogni volta che mettevo piede fuori dalla soglia di casa per svolgere commissioni fattibili in breve tempo come recarmi alla farmacia, inevitabilmente conteggiavo anche la plausibile caduta di un asteroide, il risveglio di una dozzina di mummie e…perché no? La scoperta di una pianta che avrebbe infestato l’intera superficie terrestre.

Non che si potesse poi biasimarmi: quando dalla super strada si accedeva alla periferia di Beacon, il cartello stradale indicava il numero di abitanti, ognuno dotato di un potere soprannaturale mentre io ero l’unico umano rimasto. Il che non mi dispiaceva affatto, sia chiaro. Ero stato posseduto per breve tempo da un demone millenario e credevo, soprattutto speravo, che con il paranormale io avessi chiuso.

Il fatto che mi piacesse avere dei punti di riferimento lo riconducevo mentalmente al fatto che di certezze non ne avevo mai possedute. Così trovavo una sorta di piace nel spingere con forza le marcie ormai usurate della mia jeep, girare tre volte a destra la manopola della doccia verso destra per ottenere la giusta temperatura per lavarmi e ricontare i nomi dei presidenti quando perdevo la calma.

Per questo iniziai a borbottare come una cantilena :’ Washington…Adams…Jefferson’ stimolando una leggera risata in Derek. “Stiles, si può sapere perché sei cosi nervoso? D’accordo la situazione non è delle migliori ma non vorrei morire perché improvvisamente l’auto spicca il volo” disse e solo allora notai come avesse conficcato gli artigli nel sedile e alla maniglia appesa accanto al finestrino.

“Non sono nervoso!” mi guardò storto: perfino le sue sopracciglia sembravano urlare ‘come no ragazzino’. “E’ solo che questa auto è difficile da guidare. Ero abitato alla mia jeep e non conosco parte di queste funzioni tecnologiche a disposizione delle volanti della polizia” indicai quell’insieme di pulsanti che occupavano il cruscotto, lampeggiando e pulsando.

“Sei salito su di un cavallo della caccia selvaggia, quest’auto per te dovrebbe essere un gioco da ragazzi” tentò di rassicurarmi, poggiando una mano sul mio ginocchio.

Era un gesto particolarmente intimo quanto ben voluto: nelle più sdolcinate delle commedie, a questo punto, i due amanti sfrecciano nella direzione di una meta sconosciuta guidati unicamente dal loro amore e dal loro istinto. A loro contrario, io e Derek avevamo appena imboccato la strada secondaria che avrebbe condotto alla riserva.

Temevo che le ruote a contatto con la strada sterrata avrebbero perso il controllo, invece tutto andò per il meglio. Inutile dire che il merito aspettava solamente a Derek, che non aveva smesso di rassicurarmi e di infondermi fiducia. “Visto? Non è stato poi così difficile” sorrise, felice di essere ancora tutto intero.

“Devi ammettere che con la guida sono migliorato parecchio. La prima volta che sei salito sulla jeep eri in fin di vita e puzzavi di…morte!” sbuffò sonoramente. “Come faccio a dimenticarmelo? Non hai nemmeno avuto il coraggio di segarmi un braccio quando te l’ho chiesto” un colato di nausea si arrampicò per la mia gola.

“Ti prego, non ricordarmelo. Non so se mi ha più bloccato la crescita quello o la testata che mi avevi fatto dare al volante!” d’istinto mi massaggiai la fronte. “Tu sai perché l’ho fatto!” nonostante fossero trascorsi anni, non avevo ancora compreso la motivazione di quel gesto ma mi arresi alla constatazione che comprendere cosa frullasse nella mente di Derek Hale fosse impossibile.

Tentare di interpretare i suoi ringhi era un po’ come giocare alla roulette russa. Ogni volta che credevi di aver capito le sue intenzioni, il rumore del grilletto di faceva immediatamente ricredere. Immagino che Kate non si fosse tirata certamente indietro nel tentativo di vincere questo folle gioco, finendo per rimanerne folgorata. Certe volte mi ritrovavo a riflettere sulle cause che hanno condotto il licantropo a costruirsi una corazza e più riflettevo, più mi convincevo che sotto la giacca di pelle dovesse nascondere un cuore d’oro.

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