Centrale

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Durante una delle mie innumerevoli pause pranzo in accademia, mi ero intrattenuto leggendo alcuni articoli scientifici, giusto per assecondare la sua continua sete di curiosità. Alcuni colleghi, frequentanti il mio stesso corso, sostenevano che avessi bisogno di una pausa ogni tanto, di staccare la mente dall’assimilazione di continue informazioni. Probabilmente, e quasi sicuramente, lo dicevano in buona fede vedendo come non fossi stato in grado di stringere nessun’amicizia solida all’interno del campus, ma non gliene facevo una colpa: certo non potevano immaginare che la mia attenzione dovesse essere costantemente sollecitata per non ricordare spiacevoli eventi passati.

Come sostiene il buon vecchio detto:’ il lupo perde il pelo e non il vizio’  e dunque, anche se ormai non ero più un ragazzino, la mia iperattività sembrava avere costantemente il predominio sulle mie azioni. Una volta lessi che sorridere, seppur possa parere un’azione estremamente facile, può richiedere il coinvolgimento di circa dodici muscoli.

Avrei tanto voluto saper quantificare lo sforzo fisico impiegato per sollevare le palpebre al mattino. Sul serio, quando poteva essere snervante dover constatare di aver dormito in preda ad incubi per tutta la notte e non avere più tempo per riposare?.

Ricacciai indietro la voglia di restare a letto per l’intera giornata, dando uno sgangherato benvenuto al nuovo giorno. La prima cosa che notai fu che le lenzuola del mio letto emanavano uno strano tempore: impossibile che lo avessi emanato durante la notte o a quest’ora avrei avuto la febbre, oltre al fatto che erano parecchio stropicciate.

Feci per sollevarmi e controllare la situazione, quando qualcosa mi trattenne dal farlo: la mia mano era caduta oltre il bordo del letto durante il mio movimentato sonno ed ora se ne stava bella stretta tra quella di Derek.

Singhiozzai tanto ne ero sorpreso, augurandomi con tutto il cuore che il licantropo stesse ancora dormendo. Come era potuto accadere? Ero sicuro che quando ci eravamo coricati, la sera precedente, il lupastro fosse avvolto nel sacco a pelo come un bebè in fasce, mentre ora riposava completamente scomposto.

Tentai di svincolarmi da quella presa, dato che avevo urgenza di recarmi al bagno, ma quel movimento evidentemente non fu gradito di Derek che si mosse fino a quando la mia mano non fu completamente immersa nei suoi capelli corvini…che desiderasse dei grattini come il più tenero dei cuccioli?.

Imputai la colpa di quell’esigenza di affetto al suo subconscio lupesco e lentamente feci scorrere le dita in quel soffice mare d’inchiostro. Derek riposava sereno ma aveva sul volto sempre quel cipiglio che non rendeva giustizia alla perfezione dei suoi lineamenti. Avrei dato l’anima per vederlo dormire tranquillo, lottando contro le sue paure.

Dato che il ragazzo non pareva essere disturbato da quelle attenzioni, percorsi con l’indice la mascella ben definita ed accarezzai con il palmo della mano la soffice coltre di barba che ricopriva le sue guance. Probabilmente stavo ancora sognando, altrimenti non mi spiegavo come un tale fortuna potesse essermi capitata.

Temendo che potesse svegliarsi da un momento all’altro, in punta di piedi, mi diressi al bagno per la toeletta mattutina; dopodiché mi diressi in cucina per preparare la colazione.

Dimenticai quando fosse stato alto mio padre, dato che feci fatica a raggiungere lo zucchero riposto sullo scaffale più in alto. Mi si raggelò il sangue quando vidi il barattolo barcollare oltre il ripiano della mensola, pensando a quanto tempo avrei dovuto spendere per ripulire il tutto, ma un’ombra lo afferrò prontamente.

“Perché non mi hai svegliato?” oh ciao anche a te Derek, io avrei anche voluto darti il buongiorno ma sono rimasto a coccolarti e guardarti dormire come un emerito cretino…no, era escluso che gli dessi questa spiegazione. “Immagino che il viaggio per arrivare qui sia stato lungo, volevo lasciarti riposare” risposi girando le fette di beacon nella padella, affinché non si bruciassero.

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