Ricordo di essere fuggito da alcuni banditi che volevano far partire la testa dal mio corpo. Erano troppi, e ero in vena di correre. Sembravano dei mercenari.
Dopo un lungo, davvero lungo inseguimento, mi sono ficcato in un bosco, ho trovato una minuscola radura, e mi sono addormentato, a rischio di non svegliarmi più.
Fuori dal bosco trovo un sentiero, lo imbocco e lo seguo.
Un lieve fruscio e qualcosa di freddo e sottile entra alla base della schiena.
Mi piego leggermente all'indietro, i dolore è stato sopportabile.
Mi giro di scatto, affettando quello che sembra uno stupido cacciavite, e noto che l'attentatore è uno dei banditi che avevo notato la sera scorsa, era stranamente rimasto da parte.
Sfilo l'improvvisato pugnale e glielo ficco nello stomaco.
Si, è un cacciavite. E lui non è affatto preparato a combattere, ed ecco spiegato il suo comportamento la scorsa notte .
Si piega in avanti e cade in ginocchio.
Credo stia sussurrando - Ti prego, risparmiami -
- Ma tu volevi uccidermi, e non ci sei riuscito. Ti devo i miei complimenti, perché non ti ho sentito arrivare, ma ora ti sentiro andartene - con una risatina sarcastica.
Sfodero la spada e gliela poggio sulla spalla.
- Hai una cacata sulla schiena... -
Sono state le ultime parole uscite da quella gola, prima che si staccasse dal corpo, accompagnata dalla testa.
Proseguendo per il sentiero la ferita comincia a bruciare, ma non è molto profonda: il ragazzo non era per niente abituato a combattere, intatti non mi ha pugnalato con forza e non ha neanche provato a difendersi, ma avrebbe potuto sicuramente evitare di morire, non l'ho affatto percepito, avrebbe potuto scappare senza colpirmi. Probabilmente l'avranno ricattato.
Ma non importa.
Alzo lo sguardo da terra e più avanti vedo un gigantesco albero ombroso affacciato al sentiero, da quanto vedo c'è qualcuno seduto ai suoi piedi. Mi avvicino. È un vecchio. Mi fermo e gli chiedo - Ha bisogno? - per tutta risposta si gratta il naso e io ricambio lasciando lo zaino a terra e togliendomi la maglia, la lancio via; - Ho fame - dice; sospiro pesantemente, raccolgo lo zaino, ho solo un altro panino, ma decido lo stesso di fare il generoso, probabile mi abbia visto e vada a sputtanarmi al suo gruppo se non lo aiuto ed è probabile che quei bastardi di mercenari mettano su un esercito pur di uccidermi.
Il vecchio seduto sul ceppo ai piedi dell'albero non aveva per niente alzato lo sguardo prima che gli porgessi il pane, ma quando lo fa mi rendo conto che non ha visto proprio un cazzo: ha gli occhi completamente rossi, pieni di sangue. Perché? Glieli hanno bucati con qualcosa appuntita, molto appuntita.
Allunga le mani a coppa chiedendo il cibo, glielo poso tra le mani - Cos'è? - mi chiede - Pane - gli rispondo.
Rimetto la zaino in spalla, il vecchio ossuto e mezzo nudo alza il suo sguardo rossastro e chiede ancora - Dove sei diretto? - ha gli occhi di un solo colore, non riesco a capire dove abbia le pupille, ma la testa non è direzionata verso di me mentre fa le domande - Non è un tuo problema - lui continua insistente, come se sapesse che non ho alcuna direzione e nessun posto dove stare - Più avanti c'è una casa, non so se sia vuota, ma potresti chiedere comunque ospitalità -
Faccio finta di niente e vado via.
Dopo un bel po' di strada vedo in lontananza una casa affiancata da alcuni alberi. Decido di controllare, mi farebbe comodo un tetto.
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La Mia Storia
AventuraQuesta non è un'autobiografia Se vi dicessi che sto per raccontarvi come la Terra è diventata un deserto, una palude, una banchisa, una foresta, di come sulla Terra c’è ormai un solo oceano, un solo grande pezzo di terra, una sola civiltà ancora tot...