L'incontro

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Harleen stava saltando i gradini con un sorriso stampato in faccia per arrivare nella stanza del carcere dove avrebbe incontrato il suo nuovo paziente. Si faceva chiamare "Joker" e dalle ricerche che la vent'enne fece aveva scoperto che lui aveva mandato le precedenti psicoterapeute in ospedale o in manicomio. Anche se non era molto rassicurante come inizio, per qualche sconosciuto motivo Harleen si sentiva energica quel giorno. Piena di felicità e positività. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinare il suo buon umore, lei era una donna testarda. Quando voleva qualcosa la maggior parte delle volte lo otteneva. Salutò con la mano destra tutti i suoi colleghi di lavoro.
Bob, il capo del carcere, un uomo grasso e con un'ispida barba rossa. Guardando il lato positivo, ogni tanto era simpatico. Con le sue battutine squallide a cui la ragazza sorrideva solo per tenersi il lavoro.
Lorenza, la bidella che si faceva mettere i piedi in testa. Era una donna giovane e molto fragile, quindi anche molto facile da spezzare. Ancora Harleen non ci aveva provato personalmente, ma prima o poi il suo lato cattivo avrebbe preso il sopravvento e dopo si che sarebbero stati fuochi d'artificio. Ovviamente solo per lei, ha ha ha, per gli altri sarebbe stato un inferno sceso in terra.
James, la guardia di Joker, abbastanza carino da aver avuto il privilegio di poterla baciare una volta. Aveva i capelli castani corti riccioli e due occhi verdi che si posavano quasi sempre sulle parti della ragazza che non si dovrebbero fissare.                                                        

"Io sono qui" disse la ragazza alzandogli il mento con due dita e incontrando i suoi occhi. Fecero entrambi un sorriso malizioso. James continuó a guardarla fino a che non chiuse la porta e non poté più.
"Che cagnolino" pensò Harleen sentendosi potente, una cosa che amava. Aveva il potere di distruggerlo con solo poche parole cattive. Che cosa stupida donare il proprio cuore a qualcun'altro, è come dargli una pistola carica e sperare che non prema il grilletto. Che inutile cazzata. Voltò tutta la sua attenzione sull'uomo che si trovava dall'altra parte del tavolo in cui si era seduta. Aveva i capelli verdi smeraldo e gli occhi di un blu grigiastro. Unici e strani allo stesso tempo.                                

"Salve dottoressa" disse Joker mostrando i suoi denti bianchissimi in un sorriso smisurato.    

"Buongiorno" le uscí una voce piú roca di quanto avesse mai avuto. Se la schiarí con qualche colpo di tosse.

"Potrei sapere il nome di questa bellezza?" chiese riferendosi alla psicoterapeuta. La ragazza stava pendendo dalle sue labbra per qualche strano inspiegabile motivo.
"Un po' di contegno" si disse tra sé e sé mettendosi in una posizione più dritta. Joker aggrottó le sopracciglia per quello che fu al massimo una frazione di secondo, ma abbastanza per Harley di notarlo e chiedersi il perché.                                                     

"Mi chiamo Harleen Quinzel." Il paziente piegò le labbra a forma di "O" e batté numerose e rumorose volte le mani sul tavolo mettendola a disagio.                          

"Mi piace" parlò con molto gusto nella voce, come se stesse morendo di fame e gli fosse appena arrivata la pizza tanto desiderata.                         

"Andiamo avanti con la domanda successiva." Stava cercando di fare il suo lavoro, ma lo sguardo di Joker le stava penetrando come nessun'altro prima d'ora. Era quasi fastidioso non conoscerlo, quando lui la stava fissando come se le avesse già parlato al bar.                                                           

"Tu sei la tipica dottoressa troia" parlò Joker dondolandosi noncurante nella sedia di ferro.                                                   

"Come scusa?" chiese sperando di non aver capito bene. Non l'aveva inquadrato come un paziente stronzo fino al midollo, ma magari si sbagliava.                                                 

"Mi hai sentito" disse con voce provocatoria sporgendosi verso la ragazza. Harleen si alzò strascicando la sedia sul pavimento e si fermò proprio quando stava per aprire la porta e uscire da lí.       
"Sono piú forte di cosí" si convinse rigirandosi e continuando a fare il suo lavoro. La sua determinazione aveva colpito Joker, che però non lo diede minimamente a vedere.                        

"È stato un piacere conoscerti, Joker" concluse alla fine della loro sessione. Si alzò e lui con un movimento veloce le prese una mano. Aveva le manette, quindi non avrebbe comunque potuto farle niente, ma anche se non lo avesse avute, Harleen gliel'avrebbe lasciato fare. Una scarica di energia elettrica le attraversò le dita a contatto con quelle di Joker e il suo battito cardiaco aumentò bruscamente.
"Cosa mi sta succedendo?" si chiese guardandolo coi suoi occhi blu mare.                  

"Spero di rivederti, Harley" disse lui baciandole la mano. La ragazza non riusciva a respirare, si sentiva come se le si fossero immediatamente chiusi i polmoni. Harleen si girò verso la porta e uscí in fretta, senza guardare indietro.

Erano le otto di sera e Harleen si buttò nel suo morbido letto come un corpo senza vita, lasciando che i lunghi capelli biondi le si sparpagliassero su tutto il cuscino. Portò le mani al volto e fece un urletto di frustrazione.

"Odio sentirmi cosí" disse ad alta voce, tanto viveva da sola.

Diede un pugno al materasso e continuò: "Non che mi sia capitato... Ma il concetto è che neanch'io so cos'é!"

"Oppure semplicemente non lo vuoi ammettere" disse la voce del paziente che non poteva assolutamente trovarsi lì. Eppure c'era. Joker era seduto in una posizione sbracata sul poof blu elettrico nell'angolo.

"Cosa cazzo ci fai tu qui?" domandò alterata, non impaurita.

"Dottoressa" parlò con un tono da rimprovero "Moderi il linguaggio." Il cuore le pompava forte, ma non perché aveva uno psicopatico nella camera da letto.

"Ammettere cosa?" chiese riferendosi alla domanda che le aveva posto Joker. Incrociò le braccia al petto come segno di sfida.

"Che ti sei innamorata di me."
Harleen si svegliò di soprassalto proprio mentre la sua sveglia delle sette suonò: 'Oggi é una bella giornata d'inizio aprile e...'
Scaraventò con furia la mano sopra a quella cosa parlante e poi, silenzio. Solo un sordo e spaventoso silenzio. Si lasciò dietro il sogno-incubo con Joker, non tanto facilmente, e dopo essersi vestita andò al lavoro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 25, 2020 ⏰

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