Amleto

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Mercoledì mattina Emma tornò in biblioteca. Aveva capito a cosa era dovuta la scelta di penna stilografica e post-It: il misterioso mittente aveva deciso di rendere il biglietto come una cosa scenografica, come una riproduzione storica, perciò aveva scelto la penna. Al contempo, però, doveva far capire a chiunque fosse il destinatario che il biglietto non era antico, per questo il post-it.
Emma era molto orgogliosa della sua scoperta, anche perchè significava ancora di più che il biglietto era intestato a qualcuno e non era un semplice promemoria.
Una volta in biblioteca decise di prendere in prestito un altro grande classico di Shakespeare: Amleto. Guardò il registro, lo stesso codice delle altre volte.
Stava per uscire in fretta dalla biblioteca per dirigersi all'università quando si fermò sulla porta.
"Signor Montile..." esordì con tono indagatore. L'anziano bibliotecario alzò la testa di scatto.
"Non è che per caso vede una persona che viene molto spesso in libreria e che ama in particolar modo Shakespeare?"
Il vecchietto le rivolse un grande sorriso
"Con queste caratteristiche vedo solo lei, signorina" disse. Ma era abbastanza palese che stesse nascondendo qualcosa.
"Grazie, perdoni la domanda" poi Emma uscì e corse verso l'università.

Stava pranzando al bar dell'università quando le si avvicinò un ragazzo della sua stessa età. Era biondo e aveva piccoli occhi marrone chiaro. Lo aveva già visto a lezione. Si chiamava... Emma ce lo aveva sulla punta della lingua... si chiamava... Ecco! Si chiamava Tommaso, ma tutti lo chiamavano Tommy per il suo fisico minuto e la sua estrema timidezza. Era tutto rigido e teneva stretto il vassoio con il proprio pranzo. Visto che non diceva niente, Emma indicò con un gesto la sedia accanto alla sua.
"Vuoi sederti?" Lui annuì con foga.
Le rivolse un flebile ringraziamento e un sorriso tirato mentre si sedeva.
"Sono Emma" disse la ragazza porgendogli la mano. Lui la strinse.
"Oh, lo so. Io sono..."
"Tommy" concluse Emma in fretta, perchè si accorse che il fatto di presentarsi avrebbe potuto significare che prima di allora non si era mai accorta di lui. Ma si accorse solo dopo del suo errore:
"Tommaso" continuò lui. "Ma se vuoi puoi chiamarmi Tommy" aggiunse in fretta, ma si vedeva che era rimasto un po' deluso.
Emma tentò di rimediare al più presto.
"Facciamo così, va bene se ti chiamo Tom? Tommaso è troppo lungo" poi nascose la sua bocca nella cannuccia e prese un grande sorso di spremuta d'arancia. Ma non c'era più motivo di nascondersi perchè il sorriso era tornato sul pallido viso di Tommy.
"Senti... ti andrebbe di, non lo so, insomma, solo se ti va... sai, prenderci un caffè o qualcosa un giorno?" Emma spalancò gli occhi e la spremuta le andò di traverso. Povero Tommy!
"Se non vuoi non fa niente" disse a voce bassa mentre Emma continuava a tossire. Poi esitò con la mano a mezz'aria e finalmente diede qualche leggere botta sulla schiena della ragazza. Lei smise di tossire e riprese un po' di contegno.
"No invece mi piacerebbe molto! Io adoro il caffè. Che ne dici di domenica alle undici?"
"Perfetto!" Affermò subito Tommaso.
"Ok! Ti do il mio numero di telefono così decidiamo con calma il luogo"
La pausa pranzo era finita e il ragazzo si rialzò in fretta.
"Aspetta... intendi alle undici di sera, giusto?"
Emma lo guardò allibita per un secondo. Poi Tommy proruppe in una risatina nervosa.
"Era una battuta" disse.
Emma si sforzò di ridere.
"Allora a domenica, Tom" disse.
E il momento più imbarazzante della vita della ragazza finì lì.

Quella sera Emma cominciò a leggere Amleto. Resistette alla tentazione di sfogliare tutto il libro per vedere se ci fosse un biglietto.
Ma il post-it lo trovò la sera dopo, a pagina 95.

La vita è come l'acqua, o il fuoco:
Ti può salvare, ma anche uccidere.
La vita è come un torrente
Che scivola da una montagna:
È facile intralciare la sua via,
Ma se non viene deviato continua
A scivolare
La vita è come un castello di carte
La costruiamo, per poi distruggerla
             Tuo,
                        Shakespeare

Emma non conosceva quei versi, le erano del tutto nuovi. Probabilmente era il mittente stesso che li aveva inventati. Ma l'entusiasmo di aver anche solo trovato un nuovo biglietto la fece rimanere sveglia per un paio d'ore.

Per Amleto impiegò molto più tempo a leggerlo, perchè aveva un esame venerdì e perciò nei giorni precedenti, dopo intense giornate di studio andò a letto tardissimo e con una stanchezza tale che perfino leggere richiedeva impegno. Lo terminò domenica, quando si mise a leggere su un ramo di un grande noce subito prima l'appuntamento con Tommy.

Domenica Emma si alzò alle otto e mezza e fece colazione con calma, evitando il caffè. Poi indossò una camicia bordeaux e dei jeans e si recò al grande parco comunale dove andava spesso a leggere. Lesse finché non terminò Amleto, poi, con il libro nella borsa, si avviò verso il luogo prestabilito con Tom.
Arrivò che il ragazzo era già lì ad aspettarla... con un grande mazzo di fiori colorati.
Il problema dell'incontro fu che la parola "chiacchierare" non era presente nel vocabolario mentale di Tommaso.
Era più che altro Emma che gli rivolgeva le domande e lui che rispondeva a monosillabi. Ma almeno era un ragazzo intelligente. Passata un'ora dall'arrivo al bar Emma disse che aveva delle commissioni da fare e si congedò con un sorriso caloroso.

Le commissioni, veramente, erano alla biblioteca. Infatti, visto che chiudeva per pranzo, non appena Emma fu fuori dalla vista di Tommy cominciò a correre e arrivò in biblioteca come un fulmine. Aveva deciso che invece di affidare al caso il ritrovamento dei biglietti, avrebbe scelto con cura i libri appena riconsegnati dal misterioso mittente. Nella sua mente, ormai, lo chiamava semplicemente Shakespeare. Scorrendo i titoli dei libri appena riconsegnati, trovò La dodicesima notte, sempre di Shakespeare.
Tornò a casa e cominciò a leggere, senza cercare direttamente il biglietto, per gustarsi l'aspettativa. Arrivò alle ultime dieci pagine che non lo aveva ancora trovato e cominciò a temere di non trovarlo proprio. A quel punto non resistette e girò con impazienza le ultime pagine senza leggerle. E fu proprio all'ultima pagina che trovò il solito post-It. Post-It, dove il misterioso mittente si presentò.

Tuo, ShakespeareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora