5• Tutto quello che so di te

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''Oi, Eren...che stai facendo?''. La sua roca voce gli rimbombò nelle orecchie, ebbe un sussulto non appena si accorse dalla sua inaspettata presenza. Si strinse maggiormente la coperta in lana sulle spalle quando un colpo di vento gelido si abbatté sul suo volto arrossato e bagnato a causa del pianto precedente. Era sicuro di non avere un bell'aspetto in quel momento, dovuto alle notti passate insonni e alla tristezza che continuava a deturpargli il bel viso.

Levi, desideroso di tornare al più presto dentro l'appartamento caldo, raggiunse rapidamente la figura del ragazzo, spinto da una forza che ancora non capiva. Ne era attratto, come se fossero due calamite dai lati opposti. Fissò la sua fronte corrucciata, il cartone della pizza abbandonato sul tavolino e la preoccupazione nel vederlo lì da solo.

''E' importante? Piuttosto...hai abbandonato la tua ragazza?''. Domandò il castano, cercando di essere il più calmo possibile per evitare futili discussioni. Ma, se per lui fosse stato possibile, avrebbe già urlato dinanzi al volto del corvino come stessero realmente le cose.

''Le ho chiesto semplicemente di andarsene...''. Ridacchiò, prendendo poi posto accanto ad Eren su quella piccola panca in legno.

Quest'ultimo percepì i battiti del suo cuore aumentare; la sua vicinanza, sebbene la conoscesse alla perfezione, fece emergere in lui tutte quelle emozioni che durante il mese prima non aveva più avuto l'occasione di provare. Un lieve tepore si diffuse lungo tutto il suo copro, un sorrisino fugace quando Levi prese la coperta e se la mise sulle spalle, facendo scontrare i loro bacini e incontrare le loro spalle rigide a causa del freddo. ''Immagino abbia implorato per restare''. Eren roteò gli occhi, sbuffando sonoramente nel pensare a Petra, sicuramente convinta di rimanere a dormire nella loro casa.

''Oi, moccioso! Pensi sia così maleducato ad invitare la mia ragazza a casa di qualcun'altro?''. Levi corrucciò la fronte, ghignando appena ma tornando immediatamente serio quando scorse ancora quella malinconica espressione sul volto del ragazzo.

Eren accennò un piccolo sorrisino, non era facile per lui udire quelle frasi che gli facevano capire che Levi non fosse più suo. Voltò il capo verso di lui, sguardi che si scontrarono, il verde che si specchiò all'interno di quelle iridi così grigie da farlo quasi rabbrividire. Si meravigliò nell'osservare che persino il corvino non avesse la minima intenzione di posare gli occhi altrove, desideroso che almeno quel piccolo contatto gli facesse ricordare cos'erano stati in passato. ''In ogni modo, ero consapevole del fatto che sarebbe finita così''. Proferì, piegando le ginocchia al petto e cingendole con le braccia. ''Raramente le facevi trascorrere la notte da te, dicevi che era troppo rumorosa e disordinata. Nonostante ti piacesse, detestavi averla sempre attorno ma, in compenso, amavi la compagnia dei tuoi amici...la mia compagnia. Non trovi sia un controsenso, Levi?''. Aggiunse, continuando a fissarlo intensamente negli occhi e notando lo stupore emergere in essi.

''Come fai a conoscere tutto questo, moccioso?''.

''Forse, tra tutti, posso considerarmi la persona che di te sa ogni minima cosa''. Disse tristemente Eren, appoggiando il mento sulle ginocchia e sospirando amareggiato. Fissò un punto indefinito, oltre i rami degli alberi cresciuti al di là della recinzione che delimitava la loro abitazione. ''La tua ossessione per le pulizie, il fatto che i tuoi indumenti debbano essere sistemati in base al colore, odi il rumore, ma saresti disposto a portare la persona che ami ovunque, anche in un posto chiassoso e assordante...e, fidati Levi, non so nemmeno perché ti sto dicendo queste cose. Le troverai prive di senso, ma per me sono essenziali''.

Prese un profondo respiro, forse aveva rivelato troppo, ma come poteva tacere quando la sua sola presenza rievocava in lui i bei momenti che avevano trascorso insieme? Ed era vero che si era reso conto di amare così tanto Levi proprio quando l'aveva perso, lasciandogli un enorme senso di vuoto che soltanto la sua vicinanza avrebbe lentamente placato. Non pensava più alla rottura avvenuta tra i suoi genitori, non pensava più al fatto di quante volte avessero tentato di allontanarli e, ora che era accaduto ciò che desideravano, Eren si era accorto di quanti sbagli avesse commesso. D'un tratto, come se il gelo si fosse placato, si stupì nel percepire la mano del suo compagno posarsi sulla sua guancia. Alzò lo sguardo agitato, non aveva mai potuto osservare quell'espressione persa che aveva dipinta sul suo viso, capendo in verità che non fosse l'unico a sentirsi così a pezzi.

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