6• Gelosia

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Levi fissò l'amica con aria scocciata mentre si trovavano entrambi nel piccolo studio del dottor Smith. Non faceva altro che annuire il capo con occhi sognanti, le gote che arrossivano lievemente ogni volta che l'uomo le rivolgeva un piccolo sorrisino che, ovviamente, veniva ricambiato senza pensarci due volte. Se c'era una cosa che il corvino detestava, era quella di sentirsi inevitabilmente il terzo incomodo e lì, dentro quella stanza troppo bianca per i suoi gusti, non faceva altro che sbuffare ogni tre secondi. 

''Sono contento di vedere che le tue condizioni siano stabili, tralasciando l'amnesia. Hai per caso notato qualcosa di strano?''. Domandò Erwin professionalmente, alternando lo sguardo su di lui e Hanji. 

Il corvino, con le braccia incrociate al petto, abbandonò il capo da un lato stanco di essere sotto esame. ''Solo un forte mal di testa quando tento di ricordare''. 

''Nanetto, perché non me lo hai detto?''. Ribatté contrariata la quattrocchi, ricevendo di rimando una truce occhiata a causa del soprannome con il quale aveva definito l'amico. 

''Non penso siano affari tuoi, occhialuta di merda!''. Sibilò a denti stretti. ''Ora posso andarmene? Ho del lavoro da sbrigare''. Continuò, irritato anche per il fatto di dover tener chiuso il suo negozio per quel giorno. Cancellare appuntamenti era una cosa che odiava fare, ricordare ogni singolo tatuaggio che doveva imprimere sulla pelle dei suoi clienti dopo l'incidente era stato difficile ma, fortunatamente, si era preso d'anticipo riportando ogni indicazione sul quaderno dove era solito a disegnare le bozze. 

''Vede, Erwin, avevo ragione quando le dicevo che solamente Eren riesce a sopportarlo''. Sussurrò Hanji al dottore il quale, attento ad ogni dettaglio, annuì lasciandosi sfuggire una piccola risata. 

''Che cazzo c'entra ora quel moccioso antipatico? Non voglio sentire il suo nome fino a domani''. Protestò duramente, ricordando la scena di quella mattina. Spalancò poi la porta dello studio medico, uscendo da esso con passi pesanti senza curarsi di ringraziare Smith, udendo infine le scuse e i saluti da parte dell'occhialuta la quale, senza perdere un secondo, corse verso l'amico. 

''E' successo qualcosa con Eren?''. Domandò con il cuore che le batteva a mille, preoccupata che i due avessero avuto un'altra lite. Le era basato vedere più di un mese fa il suo amico suonarle alla porta di casa distrutto e con le lacrime agli occhi, incredula di vederlo in quel pietoso stato. Aveva ascoltato il suo racconto in tarda notte, abbracciandolo e consolandolo come meglio poteva fare; era consapevole del fatto che avesse sbagliato, ma se le cose non fossero esattamente andate come i due amanti credevano? Infondo Levi era completamente ubriaco quando era salito nell'auto di Petra e aveva ammesso di non ricordare cosa fosse accaduto a casa sua. Hanji era più che convinta che ci fosse stato un fraintendimento dentro quella storia ma, ormai, non si poteva più tornare indietro. 

Il corvino sospirò pesantemente, portandosi una mano sulla fronte per scostare alcune ciocche nere che gli davano fastidio. ''Perché me lo chiedi come se stesse per finire il mondo? E comunque no...o almeno, penso che abbiamo avuto una futile discussione della quale non ricordo nemmeno la causa''. Farneticò parole a caso, ricevendo lo sguardo curioso dell'amica che voleva approfondire quella storia. 

''Il mio Eren ha sempre avuto un bel caratterino, ma di certo il tuo non lo batte nessuno''. Rispose Hanji con fare ovvio, ricevendo un colpo sulla testa da parte dell'amico il quale non riuscì a trattenere un ghigno diabolico. 

''Per caso conosci un certo Jean?''. 

L'occhialuta lo fissò con sguardo interrogativo. ''E' il suo migliore amico, si conoscono praticamente da sempre. Perché questa strana domanda?''. 

''E' venuto a prenderlo per andare in università e...parevano più che semplici amici''. Proferì con voce bassa Levi, visibilmente a disagio mentre percorrevano le scale per raggiungere velocemente l'uscita dell'ospedale. 

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