Capitolo 85

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A distrarre me e mia madre ci pensa una guardia che batte il manganello contro la cella per richiamare la nostra attenzione. <<Sanchez, la tua richiesta è stata accettata dal giudice, domani mattina alle otto si preparerà per entrare nel tribunale e incominciare la sentenza.>> Mi comunica serio la guardia e poi se ne va senza aspettare una mia risposta. Mi giro incredula verso mia madre per poi quasi saltarle addosso. <<Hanno accettato le mie direttive!>> Urlo entusiasta. <<Tesoro, ma perché gioisci se non avrai neanche un avvocato che ti potrebbe aiutare ad uscire di prigione?>> Mi chiede confusa mia madre, ricambiando lo stesso il mio abbraccio. <<Perché? finalmente il mondo potrà capire chi è veramente Samuel. Tutto questo lo faccio principalmente per lui.>> Mi giustifico e lei mi sorride teneramente.

Il giorno dopo...

Una guardia  mi fa uscire dalla cella, per accompagnarmi fuori dal carcere. <<Buona fortuna, tesoro.>> Mi augura mamma, prima che chiudano la cella. Le sorrido, annuendo in segno di ringraziamento. Mi mettono in un furgoncino con delle guardie dentro, mentre delle volanti ci seguono avanti e dietro. <<Manco fossi chissà chi.>> Mi lamento io per la troppa sicurezza che hanno applicato solo per portarmi in tribunale. <<Beh, Signorina, è la sicurezza che serve.>> Mi dice una guardia che è seduta vicino a me. Arriviamo dopo poco in tribunale, entro nella stanza dove si trova anche la giudice. Decidono stranamente di togliermi le manette, forse perché non esiste via d'uscita che io possa utilizzare, e poi mi portano davanti alla giudice, su una sedia. Quattro telecamere sono puntate su di noi, una che prende la giudice di faccia, una che prende me di faccia, una che prende entrambe lateralmente a destra e una che prende entrambe lateralmente a sinistra. <<Buongiorno.>> Saluto cordialmente. <<Buongiorno.>> Mi saluta lei. <<Ella Sanchez, lei riconosce di essere in TV nazionale e che tutto quello che dirà lo potranno sentire tutti?>> Mi domanda ed io annuisco. <<Parli.>> Mi ordina superiore. <<Sì, ne sono consapevole.>> Dico io. <<Si alzi in piedi.>> Mi ordina ancora <<Lei promette di dire la verità e nient'altro che la verità?>> Mi domanda seria. <<Sì, lo prometto.>> Affermo io. <<Bene, si sieda.>> Mi ordina nuovamente ed io faccio come dice. <<Lei è consapevole che non ci sarà nessuno che la difenderà?>> Mi domanda. <<Sì.>> Dico gelida, mentre la guardo dritta negli occhi. <<Bene, incominciamo.>> Dice. Si schiarisce la voce e sistema i fogli davanti a sé. <<Ella Sanchez, lei si dichiara colpevole o innocente?>> Mi domanda, fulminandomi con gli occhi ed io so il perché, crede che io sia una persona malvagia senza cuore, ma non è così. <<Io non mi dichiaro né colpevole e né innocente, sta a voi decidere sentendo quello che ho da dire.>> Dico strafottente. <<Va bene, allora incominci, com'è iniziato tutto?>> Mi chiede sospirando e mettendosi una mano in fronte già esasperata. <<Tutto cosa?>> Domando. <<La sua carriera criminale.>> Mi risponde ovvia. Di colpo scoppio a ridere, non riuscendo a trattenere le lacrime. <<Sanchez, un po' di contegno!>> Mi grida la giudice. <<Mi scusi vostro onore, ma lei credo abbia sbagliato settore, io non ho una carriera criminale.>> Cerco di spiegare mentre fermo le risate. <<Lei è stata accusata di far parte della banda criminale di cui il capo è Samuel Torres.>> Chiarisce lei. <<Appunto, accusata, ma non vuol dire che ne faccia pienamente parte. Certo, in alcune cose li ho aiutati, ma come potevo non farlo? Samuel era il mio ragazzo.>> Confesso e lei apre gli occhi come due fari. <<Lei e Samuel Torres stavate insieme?>> Mi domanda incredula. <<Sì.>> Confermo. <<Allora incominci dal vostro primo incontro.>> Mi chiede ed io annuisco, facendo un lungo sospiro. Do uno sguardo alla telecamera, sperando che lui stia guardando. <<Allora, io stavo uscendo dal mio studio da ginecologa e ad un certo punto è partita una sparatoria. Ad accendere il fuoco fu stato Samuel. Devo confessare che con Samuel lavora anche mio fratello ma non lo vedevo da molti anni, finché non arrivò quel giorno. Diciamo che mi costrinsero ad andare con loro e quindi mi ritrovai in casa di Samuel. Per una settimana andava tutto più o meno bene. All'inizio c'erano molti litigi tra me e Samuel, perché visto che lui è un mafioso io non lo volevo vedere e mi faceva schifo solo al pensiero che lui facesse determinate cose, ma poi ho imparato a conoscerlo e non è per niente di come lo definiscono i social o la TV. Samuel è in realtà una persona molto dolce. Dopo quella settimana di molte attenzioni, però, tutti incominciavano ad allontanarsi da me e io rimanevo sempre sola, così un bel giorno decisi di scappare. Mi feci un viaggetto, ma Samuel mi stava alle costole, non mi voleva abbandonare, dovevo essere sua a tutti i costi e per quanto possa sembrare da egoista da parte sua...in realtà era quello che volevo anche io, ma non lo volevo accettare. Incontrai una persona all'apparenza simpatica, ma non lo era, però nonostante tutto credevo, speravo, che lui mi potesse aiutare a dimenticare Samuel, ma non ci riuscii. Quando Samuel venne a sapere dove mi trovavo scappai e abbandonai lì quel ragazzo. Sull'aereo per tornare a casa incontrai una persona molto speciale...>> Mi fermo al solo pensiero. <<Scusate, non ci riesco.>> Mi fermo per prendere un sospiro, ma il pensiero fa crescere il dolore in me. Una lacrima calda mi riga il viso, ma subito l'asciugo. <<Incontrai una persona molto speciale.>> Dico, tirando su col naso. <<Questa persona era il nonno di Samuel, il nonno paterno, che ora purtroppo non c'è più. Mi fece ragionare sui miei sentimenti e mi pose una domanda che mi fece veramente accapponare la pelle. Mi chiese come reagirei se Samuel morisse. Non seppi rispondere, dissi solo che non sapevo come mi sarei comportata ad una notizia del genere, beh...l'ho scoperto dopo. Quando tornai a casa, la sera andai a dormire e il giorno dopo mi risvegliai nel mio studio. Non sapevo cosa io ci facessi lì, infatti uscii, ma ad un certo punto incominciò la sparatoria e tutto stava andando nello stesso modo dell'ultima volta. Rincontrai mio fratello e mi disse che era felice di vedermi dopo tanto tempo ma io gli spiegai che non era passato poi così tanto dopo l'ultima volta, poi ad un certo punto mi resi conto che Samuel non c'era da nessuna parte e allora agitata chiesi a mio fratello dove fosse. La sua risposta mi mandò in mille pezzi, disse che Samuel era morto tempo fa in una sparatoria. Inutile dire che è era tutta una messa in scena e che lo avevano fatto per vedere se ci tenessi veramente a lui. Una recita che durò circa tre giorni e quelli sono stati i giorni più brutti della mia vita, diciamo che caddi in una depressione. Posso affermare di non averlo mai perdonato per quella questione, però almeno sono riuscita a dargli un sonoro schiaffo.>> Racconto, per poi voltarmi verso una telecamera,  notando che come le altre non si è mossa, come il cameraman che è dietro, interessato alla mia lunga, lunga storia. <<E dopo quel giorno cosa è successo?>> Mi chiede curiosa la giudice, sistemandosi più in avanti, come se non si volesse perdere neanche un particolare di ciò che dico. <<Dopo quel giorno non ci separammo più, ma non ci mettemmo insieme. Diciamo che lui ci sperava che cadessi tra le sue braccia ma io ero molto restia nel farlo, perché non mi fidavo ancora di lui. Un giorno, però, mi disse che doveva portarmi in un posto e che dovevo preparare la valigia. Confusa, iniziai a prepararmi, ma lei deve sapere che Samuel Torres è un tipo molto, molto geloso, se si tratta di me soprattutto, così decisi di stuzzicare la sua gelosia, mettendo un vestito provocante. Quando mi proclamai pronta e uscii dalla stanza, lo vidi infuriarsi come una belva. Incominciò a dirmi che non potevo vestirmi in quel modo e che avrei attirato troppo l'attenzione. Inutile dire che quella sera ci baciammo e fu il nostro primo bacio. Quando entrammo in ascensore per andarcene gli chiesi di dimenticare tutto, ma lui rispose che era impossibile, visto che adesso che aveva assaporato il sapore delle mie labbra, gli sarebbe stato impossibile allontanarsi da loro e in effetti è vero. Ci baciammo più di una volta quella sera e non me ne pento affatto. Il giorno dopo, o due, ci fidanzammo ufficialmente ed era uno dei giorni più belli della mia vita.>> Dico sorridendo come un ebete. <<Quindi mi sta dicendo che Samuel Torres è stato dietro di lei per chissà quanto tempo e non ha mai mollato?>> Mi chiede incredula la giudice. <<Esatto, nonostante io gli abbia detto esplicitamente che le cose tra noi non sarebbero mai funzionate.>> Affermo, facendo un sorrisetto e abbassando la testa. <<E mi dica, Samuel Torres l'ha mai maltrattata?>> Chiede e io nego con la testa. <<Mai, anche quando veramente mi meritavo qualche schiaffo per riprendermi dai pensieri idioti che facevo su di lui senza neanche conoscerlo.>> Spiego e lei annuisce, facendo segno di aver capito. <<Quindi lei non ha alcuna colpa? Perché a me sembra che è questo quello che mi ha fatto capire.>> Mi chiede. <<L'unica colpa che ho, lo dico anche a lei, è essermi innamorata di Samuel Torres ed è una delle colpe più belle di cui io possa assumermi.>> Confesso. <<E allora mi spieghi il perché lo ha lasciato se professa tutto questo amore.>> Mi dice la giudice, ma non credo che sia per la sentenza, ma più per la sua curiosità. <<Beh, allora...da dove posso incominciare? Partiamo dal fatto che io ho un vizio che nessuno sa. Io e Samuel dormivamo sempre insieme, sin dal primo giorno in cui misi piede in casa sua, nonostante ci fossero tante stanze, ma questa è un'altra storia. Diciamo che ho assunto questo vizio dall'inizio. Questo vizio comprende che se Samuel va a dormire dopo di me, io non riesco a dormire finché lui non entra in camera e controlla se io sia sveglia o no. Sì, lo so, è molto infantile come cosa, ma solo sapere che lui butta un occhio su di me, prima di andare a cambiarsi, mi da più sicurezza e mi fa sentire piena di attenzioni, l'unico problema è che se lui non lo fa vuol dire che è successo qualcosa. Quindi una sera, mentre io sto nel letto, lui entra e va dritto in bagno, da lì capisco che c'è qualcosa che non va, ma quando io gli chiedo cosa sia successo lui si inventa una scusa, a cui io credo. Il giorno dopo però vengo a sapere che lo stavano ricattando per colpa mia. Guardai il suo telefono dopo aver visto che lo aveva chiamato un tizio di cui io non avevo mai sentito parlare e così io scoprii che questo tizio lo aveva ricattato e gli diceva che se non gli dava i soldi che lui chiedeva mi avrebbe ucciso. L'ho lasciato perché lui non mi aveva detto niente, nonostante ci fossimo promessi di dirci sempre tutto. Una volta mi promise una cosa molta importante e non rispettò la promessa, quindi alla seconda promessa non rispettata l'ho lasciato.>> Spiego tranquillamente. Ad un certo punto entra una guardia con un tablet in mano interrompendo la nostra conversazione. <<Scusi giudice, ma ho in videochiamata Samuel Torres, non so come abbia fatto a raggiungerci.>> Spiega la guardia. Mi paralizzo sul posto, apro gli occhi sorpresa e mezza agitata per ciò che vorrà dire. <<Dammi il tablet.>> Comanda il giudice. La guardia si avvicina alla giudice e le porge il tablet, uscendo poco dopo. <<Samuel Torres, come mai ancora non l'hanno rintracciata?>> Chiede la giudice tranquillamente, mentre io sono in un'ansia assurda. <<Ho gli uomini migliori del mondo.>> Spiega ma a me scappa una risatina. <<L'uomo, vorrai dire.>> Lo correggo a bassa voce. <<Come mai ricevo una sua chiamata?>> Chiede ancora. <<Veramente non avevo chiamato per lei, ma per Ella.>> La contraddice lui. <<Come mai? Non è la sua ex ragazza ormai?>> Chiede superiore la giudice. <<No.>> Dice duro. <<Come mai non si arrende?>> Domanda ancora lei. <<Non mi sono arreso alla prima e non mi arrenderò mai, non dopo aver saputo quello che lei prova per me, ma lei non può saperle queste cose, giusto?>> Dice Samuel. La giudice si gira verso di me ed io faccio un sorrisetto tirato. <<Come lei non sa che Ella è incinta.>> Dice ancora lui. <<Samuel Torres, se ti vedo ti ammazzo.>> Dico io. <<Credo tu voglia vederlo in faccia.>> Dice la giudice, girando il tablet nella mia direzione. <<Dai Ella, prima o poi il mondo doveva sapere che avrò un figlio.>> Si giustifica lui. <<Ma non così, idiota.>> Mi lamento, mettendo una mano in fronte. <<Comunque non avevo chiamato per questo. Il collegamento poi si interromperà a momenti.>> Dice sistemando il cellulare da qualche parte, in modo che si veda dalla testa al busto. <<Ti ho chiamata per dirti che tu devi confessare quello di cui già abbiamo parlato, ricordi?>> Mi domanda con un sorrisino, quasi per convincermi. Abbasso la testa e sospiro. <<Non lo farò, te l'ho già detto.>> Dico, scuotendo la testa. <<Lo devi fare, così sarai libera. Non hai nessun crimine di cui incolparti, qui l'unico problema sono io, quindi fallo.>> Mi guarda gelido, ma non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. <<Lo sai che non lo faro, Samu.>> Ripeto. <<Samu?>> Domanda la giudice, ma subito si zittisce. <<Ella, ti prego.>> Mi dice ancora. <<No.>> Insisto. <<Allora se non lo farai tu, lo farò io, così che tu sarai libera.>> Mi minaccia ed io alzo subito lo sguardo. <<Torres, non ti azzardare!>> Mi alzo dalla sedia furiosa, ma le guardie si avvicinano a me per farmi sedere di nuovo. <<Okay, adesso basta.>> Sentenzia la giudice. <<Ella Sanchez, ci dica dove si trova Samuel Torres.>> Dice fredda. <<Lui si trova da tutte le parti.>> Dico con un sorrisetto mentre incrocio le braccia. <<Ella, diglielo!>> Dice arrabbiato Samuel. <<No che non lo faccio, cazzo!>> Dico rabbiosa anche io. <<Perché sei così stupida?!>> Si altera. <<Perché ti amo, mafioso dei miei coglioni!>> Dico senza pensarci. Mi tappo la bocca immediatamente, rendendomi conto solo dopo di ciò che ho detto. Tutti nella stanza hanno una faccia sconvolta, specialmente la giudice. Samuel addolcisce lo sguardo e mi sorride dolcemente. <<Piccoletta, guardami.>> Mi richiama. <<Anche io ti amo, ma parla.>> Mi dice con occhi pieni d'amore. <<Non posso farti questo.>> Dico tra le lacrime. <<Ne abbiamo già parlato, starò bene. Ella, amore, digli dov'è casa mia, quella che per andarci ogni volta ti viene il fiatone.>> Dice con una risatina. Le lacrime si fermano e un'espressione confusa si forma sulla mia faccia. Immediatamente capisco dove vuole andare a parare.

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