Capitolo 89

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Ci ritroviamo ancora in questa sala da pranzo a decidere come sarà il mio matrimonio, a me e Veronica si è aggiunta anche May. Mike dorme beatamente nel suo passeggino mentre Elis gioca con Jacob, catturato anche lui dalla dolcezza di quella fantastica bambina. <<May, ma all'anagrafe alla fine il piccolo Mike è segnato come Michele o Micheal?>> Chiedo a May mentre guardo un vestito da sposa della rivista di "Sposa Moderna". <<Mike>> Mi risponde ed io alzo di scatto la testa. <<Lo avete chiamato con l'abbreviazione invece che il nome completo?>> Chiedo per essere sicura di aver sentito bene e lei annuisce con un sorrisino mentre guarda il suo bambino. <<Samuel aveva detto Mike e non Micheal o Michele, quindi noi lo abbiamo chiamato Mike. E poi...è più bello.>> Dice sicura di se, facendo alla fine una risatina. Scuoto la testa incredula, ma con un piccolo sorriso che segna le mie labbra. A distrarci è la porta di casa che batte violentemente.  Mi alzo sapendo già chi è camminando velocemente verso la porta d'ingresso seguita da May e Veronica. Vedo Samuel che va avanti e indietro per la saletta d'ingresso con una mano nei capelli e uno sguardo così tanto preoccupato che mi preoccupo anche io, tanto quanto lui. A passi lenti mi avvicino a lui. <<Samu, che hai?>> Gli chiedo super preoccupata. Alza la testa verso di me e si ferma da qualsiasi cosa stesse pensando. Mi guarda negli occhi e in quel momento capisco che la cosa è davvero molto grave. Nonostante ciò però mi fa un sorriso e si avvicina a me mettendo le meni sulle mie braccia. <<Niente amore, non ti preoccupare.>> Cerca di rassicurarmi, ma adesso non mi fregherà di nuovo. Già è capitato una volta che non mi dicesse come stessero le cose, ma ora no. Non mi piace questa cosa che non mi renda partecipe dei suoi problemi, specialmente adesso che c'è Ruiz di mezzo alle nostre vite. Mi guardo intorno e vedo le mie due amiche che mi guardano anche loro preoccupate e forse anche loro hanno capito che c'è qualcosa che non va. Guardo di nuovo Samuel negli occhi e mi allontano bruscamente da lui. Si accorge che non sono abboccata alle sue parole diventando improvvisamente freddo. Vuole fare il duro e di conseguenza lo farò anche io. Lo prendo per il polso e lo conduco fino in camera nostra, lo faccio entrare e chiudo la porta a chiave. <<Adesso tu mi dici cosa sta succedendo e...>> Dico con tono duro alzando un dito verso di lui. <<voglio la verità.>> Finisco la frase avvicinandomi al suo viso, anche se per la mia altezza, in confronto alla sua, gli arrivo al petto. <<Perché te lo dovrei dire? Ti preoccuperesti inutilmente.>> Dice con tono freddo mentre guarda verso la finestra e con le braccia incrociate. <<Guardami in faccia quando parli con me.>> Lo rimprovero e lui volta lo sguardo verso di me incrociando i suoi occhi ghiacciati con i miei che, al contrario suo, sono infuocati. <<Cosa significa che mi preoccuperei inutilmente?! Hai idea di cosa abbia provato a vederti in quello stato prima?!>> Dico mettendomi una mano sul cuore e stringendo il tessuto della mia maglia. Quasi mi viene da piangere, perché io lo so che il suo essere freddo è un modo per difendersi dalle emozioni che gli possono provocare agenti esterni o non mostrare quello che ha veramente dentro, ma fa lo stesso male quando la persona che ami ti parla in questo modo freddo e duro. <<Ti ho appena detto che non ti devi preoccupare per me.>> Dice ancora freddo, facendomi sentire come se non servissi a niente in questo momento. <<Cosa ti dovrei dire? La mafia spagnola ha provato ad attaccarci e la mafia siciliana, che si trovava qui per fare un'alleanza con me, ci ha aiutato ad eliminarli. Ero solo preoccupato ed impaurito dal fatto che sarebbero potuti arrivare fin qui se i siciliani non li avessero fermati.>> Dice per poi serrare la mascella notando che una lacrima solca il mio viso. Apro le braccia e circondo il suo bacino in un abbraccio mentre piango silenziosa sul suo petto. Non so il perché stia piangendo così tanto, ma forse è la preoccupazione di prima che si è trasformata in lacrime. Samuel non sa che fare, si ritrova spaesato ma dopo pochi secondi mi abbraccia anche lui, avvolgendomi nel suo dolce calore e travolgendomi con il suo intenso profumo. <<Perché non me lo hai detto subito?>> Gli chiedo tra i singhiozzi che scuotono ininterrottamente il mio corpo. <<Ti saresti preoccupata e non volevo.>> Mi dice con tono più tenero. <<Perché mi hai trattata in quel modo?>> Gli chiedo ancora mentre stringo la sua maglia. <<Mi dispiace, scusami, non dovevo.>> Mi dice mentre mi accarezza dolcemente la testa con la mano destra e con la sinistra mi tiene stretta a sé. Ci stacciamo e ci guardiamo negli occhi. Mi fa un piccolo sorrisetto dispiaciuto mentre mi asciuga le lacrime che hanno bagnato il mio viso. Si avvicina di più a me per poi darmi un delicato bacio sulle labbra. Guardo la sua maglia e noto che è tutta bagnata dalle mie lacrime. <<Mi dispiace ti ho bagnato la ma-...>> Non mi lascia finire che mi parla sopra. <<Non fa niente.>> Mi dice facendo segno con la mano di lasciar stare. Decidiamo di uscire dalla camera e di andare dagli altri. Appena scendiamo le scale ci dirigiamo in salotto dove troviamo tutti: Veronica, Cameron, Summy, Elia, Nathan, Rosaly, May, Jacob, Elis e il piccolo Mike. Visto che è avanzato solo un posto sui divani Samuel si siede con me in braccio. <<Tutto a posto? Risolto?>> Mi chiede Rosaly che è di fianco a me. <<Sì.>> Dico, supponendo che lei sia venuta a sapere di me e Samuel da May e Veronica. <<Elia ma i nonni?>> Chiedo, non avendoli visti già da troppo tempo. <<Sono andato a controllare prima come stavano e hanno detto che scendono dopo per la cena.>> Mi dice alzando le spalle. Annuisco per poi guardare i piccoli di casa che sono entrambi nei rispettivi girelli mentre si guardano negli occhi e ridono insieme, giocando con i giochi che si trovano stesso sul girello. Mi fermo a guardarli notando la loro complicità e osservando ogni volta i loro sguardi appena si guardano. Sorridono felici, senza pensieri che gli balenino per la testa, ma solo la voglia di mangiare, dormire e giocare. Qualcuno accende la TV, se non sbaglio è stato Nathan, vengono trasmesse immagini di arresti e sparatorie e la giornalista nel mentre parla dicendo cose che non capisco, ma riesco a scorgere solo le parole: Mafia, Russia e Putin. Samuel mi sposta velocemente per poi alzarsi ed avvicinarsi alla TV con le braccia conserte, le gambe leggermente divaricate e con uno sguardo serio proiettato verso lo schermo. Rimango impalata, non capendo il perché abbia reagito in questo modo. <<Cazzo...>> Sibila, prima di salire velocemente le scale. Appena non lo vedo più, mi giro verso gli altri e noto che i ragazzi sono tutti ammutoliti, tranne Jacob, che anche lui ci guarda spaesato. Le ragazze mi guardano, come per cercare spiegazioni, ma non ne ho. Dopo che Cameron, Nathan ed Elia si scambiano una veloce occhiata, si alzano e corrono nella stessa direzione in cui è andato Samuel. Anche Sammy si alza e segue a ruota il suo ragazzo che la prende per mano. <<Ma che diamine sta succedendo?>> Chiedo, alzando le mani confusa e corrucciando la fronte mentre guardo le persone che sono rimaste in soggiorno. Prima che qualcuno di loro mi possa rispondere anche con un "Non lo so", sentiamo tantissime voci provenire dai corridoi. Mi affaccio dal soggiorno e noto che sono tutti gli uomini di Samuel che salgono le scale per il secondo piano. Mi avvicino alle scale e dalla scalinata del secondo piano noto che ci sono altri uomini che camminano velocemente verso il grande studio delle riunioni. 

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