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Con il pollice Armin carezzava il dorso della mano di Eren e piano gli faceva riacquistare lucidità e la capacità di ragionare. Si piegò in avanti e portò la propria fronte a aderire a quella del moro, quel gesto semplice, ma che significa affetto, fece sospirare di sollievo il ragazzo di fronte.

"raccontami di te" fu un sussurro quello di Eren, flebile, disperso nell'aria fredda della notte, ma raccolto, preso al volo quasi, dal biondo che si sentì lo stomaco stringere e le lacrime spingere contro il retro degli occhi.

Non aveva le forze per parlare, per raccontargli ciò che erano stati, ciò che avevano vissuto anche perché lui, Armin, non era a conoscenza del motivo per cui si erano allontanati così all'improvviso.

"che è successo alla tua memoria, ai tuoi ricordi di me?" chiese trattenendo a stento un singhiozzo che prepotente aveva voluto farsi strada lungo la gola.

"un incidente, il nove marzo 2019. Ho perso la memoria e da allora non so più chi sono stato prima di questi nove anni passati nell'oscurità della mia mente" una risposta così sincera, trasportata dalla stanchezza di non sapere cosa lo avesse portato sul luogo dell'incidente, dalla frustrazione di non riuscire a ricordare quasi nulla di quell'anno.

Il moro notò come le lacrime cominciarono lente a dipingere il viso del biondo. Sentiva il bisogno di asciugarle, di non permettere a niente di macchiare quel viso angelico, ma la sua mano era ancora intrecciata a quella dello sconosciuto e l'altra si cercava di tenere al muro.

Chiuse piano gli occhi, come a volersi per un attimo addormentare per fingere che quello fosse solo un sogno, ma non solo quel momento, lui voleva che tutti e nove gli anni passati nell'oblio fossero solo un gioco della sua mente, un sogno dal quale avrebbe voluto risvegliarsi appena sedicenne.

Armin ripercorse quel breve anno che aveva passato con quel ragazzo. Il moro che gli lasciava i bigliettini, che lo invitava a cogliere le sfumature arancioni del tramonto, che lo abbracciava, che gli metteva la sua felpa sulle spalle per coprirlo dal vento freddo, che lo accarezzava e che lo baciava con dolcezza. Tutte quelle istantanee di un album perduto dalla mente del moro.

"io sono..." lanciò un'occhiata al muro al loro fianco e sorrise "...io sono l'insieme di pezzetti di carta che si sono andati a sbiadire sotto il sole di nove anni"

Eren inclinò la testa e alzò un sopracciglio. Inizialmente non comprese cosa volesse dire il biondo con quell'affermazione, ma poi lo vide scansarsi indietro e mostrargli il quaderno dalla copertina blu con il titolo memorie adese alla pietra.

"ogni singola parola che vi è trascritta qui dentro sono io" concluse Armin lasciando cadere il quaderno sulle gambe piegate di Eren.

Il moro guardò perplesso le pagine di quel blocco note e poi cominciò a far scorrere gli occhi su ogni singola riga, senza saltarne nemmeno una perché ad ogni capoverso un'immagine vivida si faceva strada nella sua memoria lesa.

MEMORIE ADESE ALLA PIETRA

E se l'amore non fosse corrisposto?

E se lo fosse ma tu non lo sapessi?

Se io mi dichiarassi e la persona che amo mi giudicasse? O dovesse odiare ciò che sono in realtà? C'è di peggio all'amore non corrisposto...

Se ti preoccupi dei giudizi altrui vivrai per sempre all'interno di un guscio e non ti mostrerai mai per ciò che sei... vuoi davvero vivere in questo modo? Vuoi celare al mondo intero chi sei per davvero? Io cerco emozioni e non mi nascondo

Attraverso la tua letteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora