L'aereo atterrò perfettamente in orario. Harry non riuscì neanche a guardarsi intorno. Fu immediatamente accolto da un autista che lo condusse verso l'uscita, guidandolo con sicurezza: sembrava conoscere a memoria l'immenso aeroporto di Seoul.
Parcheggiata fuori, un'auto privata, dentro la quale quello che lui pensava fosse il manager di cui Isabel gli aveva parlato lo stava aspettando.
Harry salì sulla vettura dopo aver lasciato la valigia nelle mani dell'autista. L'uomo prese a parlargli in coreano, e gli porse un biglietto da visita, lasciando Harry senza parole per un attimo.
"Ha detto 'Io sono Mr Sejin, è un piacere conoscerla!'" fece improvvisamente una voce proveniente dal sedile del passeggero: una ragazzina -poteva avere al massimo 20 anni- lo stava fissando con un sorriso a 32 denti. Era anche lei coreana, come la maggior parte della gente che Harry aveva intravisto, ma parlava un inglese perfetto, senza inflessioni.
"Io sono Moon, sarò la tua traduttrice."
"Oh, certo, ho capito. Fantastico. Io sono Harry." rispose semplicemente, spostando lo sguardo dall'uno all'altro.
Ci fu un breve scambio di battute in coreano, poi Moon si rivolse all'autista e la macchina si mise in moto.
Mr. Sejin disse ad Harry che "i ragazzi" erano ansiosi di incontrarlo, che stavano facendo delle prove e che avrebbe potuto raggiungerli subito dopo aver lasciato l'albergo.
"Perfetto" sorrise lui, annuendo vistosamente verso il suo interlocutore, per poi concentrarsi sulla vista della città che scorreva dal finestrino.
Aveva parecchie domande, ma non disse nulla finché non furono arrivati in albergo.
[Descrizione dell'albergo, non lo so, sono pigra, comunque giallo]
Il check-in si svolse senza intoppi, lo condussero alla sua stanza e gli dissero che sarebbero passati a prenderlo entro un'ora.
Rimasto finalmente solo, Harry sospirò. Non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo di lì a poco e la cosa lo elettrizzava più di quando non fosse disposto ad ammettere.
Vagò per la camera, c'era tutto quello che gli serviva, ma non ebbe il coraggio di disfare i bagagli, estraendo soltanto un cambio dalla massa informe di vestiti che riempivano la valigia; fece una doccia veloce, si cambiò e poi chiamò Isabel.
"Harry, tesoro! Ho sentito Sejin, gli stai simpatico, cos'è che gli hai detto?"
Harry rise. "No, non credo, lui..."
Si interruppe, un dubbio si affacciò dal balcone della sua mente per poi lanciarsi giù, verso la bocca per poter essere espresso.
"Isi... Hai parlato con Mr. Sejin o con Moon?" chiese.
"Chi è Moon?"
"La sua traduttrice."
"Perché dovrei parlare con la traduttrice?"
Qualche secondo di silenzio e poi:"Isi, tu parli il coreano?"
Si spiegavano tante cose.
"Potevi accompagnarmi, allora."
"E poi chi organizzava il tour, bellezza? Salutami Sejin. E anche i ragazzi."
Isabel aveva chiuso, ma Harry ci mise un po' a mettere giù il telefono.
"I ragazzi..." sussurrò tra sé. Tutti chiamavano gli One Direction 'i ragazzi', dopo una settimana non c'era più neanche bisogno di specificarlo. Erano cinque anni che aveva chiuso con il mondo delle boy-band, eppure non sapeva se era pronto a rientrarci, o se lo sarebbe mai stato. Venne investito dai ricordi dolceamari dei suoi sedici anni, quando 'i ragazzi' erano loro, con le loro stupidaggini, le risate, i viaggi, quando tutto era ancora un germoglio, prima che ognuno andasse per la sua strada. Avrebbe potuto piangere, ma non lo fece: ormai era abituato a quel senso di mancanza, quel vuoto nel petto che sentiva ogni volta che ripensava a quel periodo della sua vita. Non sarebbe tornato indietro per nulla al mondo. Ma non poteva fare a meno di chiedersi se le cose non sarebbero potute andare diversamente.
Non aveva voglia di piangersi addosso, e in camera non c'erano molte distrazioni, perciò decise di chiamare Sejin, per anticipare l'appuntamento.
Una voce femminile gli rispose in coreano.
Cazzo. Non ci aveva pensato. Ci provò comunque.
"Ah, Mr. Styles! Sono Moon, mi dica."
Harry tirò un sospiro di sollievo, e espresse la sua richiesta. Gli fu chiesto di attendere, poi sentì parlare coreano per qualche momento.
"Mr. Styles? Sta arrivando una macchina a prenderla."
Era proprio quello che sperava di sentire.Come promesso, pochi minuti dopo era atteso alla reception.
Il viaggio non fu breve, la città era piuttosto grande, e a quanto pare era l'ora di punta perché le strade erano affollatissime.
L'autista, con cui non aveva scambiato una parola, si fermò davanti a un edificio massiccio e piuttosto spoglio, e lo fece scendere. C'era una targa all'ingresso del palazzo ma, naturalmente, Harry non riuscì a decifrarla. Ad aspettarlo, Moon, che si sbracciò nel tentativo di attirare la sua attenzione.
"Mr. Styles! Da questa parte!" esclamò. Una volta che l'ebbero raggiunta, la ragazza congedò l'autista. Si chiamava Alfred, o almeno tutti lo chiamavano così.
"Lo ringrazi da parte mia." si premurò di osservare Harry.
"Non c'è di che" rispose l'autista.
Harry rimase allibito per un attimo.
"Perfetto, lei parla inglese, ovviamente..."
Pensò ai 25 minuti di viaggio in auto passati in silenzio e si sentì stupido.
Moon lo condusse all'interno.
"Mr. Sejin è con i ragazzi, stanno provando le coreografie. Sono molto bravi, penso che lei lo sappia, ma vederli dal vivo è un'altra cosa..." Moon sproloquiò praticamente da sola, interrompendosi solo per ascoltare le sporadiche domande di Harry. A quanto pareva il palazzo in cui erano ospitava solo delle palestre private abbastanza isolate da permettere al gruppo di esercitarsi spesso senza dare troppo nell'occhio; sì, Moon era coreana, ma parlava 4 lingue fluentemente e in un altro paio era discretamente brava; no, non era stato facile trovare lavoro per i BTS, ma ne valeva assolutamente la pena; sì, era single ma no, non sarebbe uscita con lui se era questo quello che stava chiedendo -non lo era-; i suoi genitori erano molto fieri di lei, sa, mia madre era un'infermiera e mio padre mi scoccio di trovargli un lavoro quindi è morto, il miglior lavoro del mondo. Siamo arrivati.
Avevano attraversato una lunga serie di corridoi che affacciavano su spogliatoi e palestre e da qualcuna di quelle si sentiva musica e urla di incitamento.
Quella in cui erano era enorme, per metà vuota. Una decina di persone sostava lungo le pareti, e tutti i loro sguardi si concentravano al centro della stanza, dove sette ragazzi erano in formazione, immobili e concentrati.
Mr. Sejin attirò la sua attenzione con un tocco sulla spalla, per poi rivolgergli una frase in coreano che Moon puntualmente tradusse.
"È arrivato giusto in tempo, questa è la canzone su cui lavorerete insieme. Faccia attenzione."
In quel preciso momento la base partì. Uno di loro si distaccò immediatamente dal gruppo, danzando e cantando contemporaneamente, seguito immediatamente da un altro e poi da un altro ancora. Prima che Harry se ne rendesse conto, tutti e sette ballavano in sincrono, talmente perfetti da sembrare irreali. Ogni tanto, uno di loro, con i capelli biondi e una t-shirt grigia, che danzava con movimenti più fluidi e sicuri degli altri, gli lanciava uno sguardo freddo, quando capitava che si trovassero l'uno di fronte all'altro. Harry cercò di non farci caso e si concentrò sulla base: aveva già sentito la canzone, ma non si era mai reso conto dell'immenso gioco di voci che si svolgeva in quei 3 minuti. Anche la coreografia era di una difficoltà spaventosa, eppure per loro sembrava una cosa naturale, sapevano esattamente cosa fare, quando farlo e dov'erano tutti gli altri i quel preciso momento. Infine, la musica si spense e un leggero applauso partì dagli spettatori.
Sejin fece un cenno al gruppo, che si diresse verso di lui. Nessuno sembrò fare particolarmente caso ad Harry, neanche capelli biondi, che ascoltava attentamente il manager, che aveva cominciato a dispensare suggerimenti, a cui i sette annuivano in risposta.
Harry si sporse verso Moon.
"Lui chi è?" chiese sottovoce, indicando con un cenno del capo il ragazzo che aveva notato.
Moon sorrise. "Ha buon occhio. Lui è Kim Taehyung. Il suo nome d'arte è V, per intenderci. Perché?"
Harry non rispose, e riprese a scrutarli. Ad un tratto, il suo sguardo si incrociò con quello di un altro dei membri, che lo stava già fissando. Durante la coreografia aveva indossato un cappellino grigio che ora aveva tolto, lasciando che una massa di capelli ricci e scuri gli cadesse sulla fronte. I suoi occhi scuri fissarono i verdi di Harry per un po', poi il ragazzo gli rivolse un sorriso timido.
"Lui invece è Jungkook."
Harry annuì, senza staccare gli occhi dal ragazzo, finché quest'ultimo non fu richiamato all'attenzione da Mr. Sejin. Jungkook si voltò di scatto e, presumibilmente si scusó.
Dopodiché, Mr Sejin indicò Harry. Parlarono brevemente di 'Dynamite', l'unica parola che Harry riuscì a distinguere, insieme al suo nome.
Mr Sejin si avvicinò a Harry e gli sussurrò qualcosa che gli arrivò tradotta simultaneamente nell'altro orecchio.
"Per oggi legate e conoscetevi meglio, domani si comincia. Le prove iniziano alle 9 precise."
Harry annuì. Sejin si allontanò, e quando era ormai fuori dalla palestra, i BTS al completo si avvicinarono a Harry e Moon.
V gli si avvicinò, le braccia incrociate, e lo sguardo scettico.
"Raccogli la mandibola da terra, English Boy. non hai ancora visto niente."Angolo autrice
È inutile che leggi qua, c'è la parte due, scorri!!!
Però prima volta ⬇️♥️
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Before I go ||H.S.xJ.Jk|| [COMPLETA]
FanfictionDisclaimer: storia ironica, in genere scrivo meglio, giuro. "Pensi davvero che ti cambierò la vita?" "Non lo so." sorrise Harry. "Forse lo hai già fatto." Harry ha tutto quello che può desiderare: una bellissima voce, un aspetto piacente, è al picco...