Parte 27

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Ad ogni passo, le chiavi nella tasca creavano un assordante rumore. Nessuno avrebbe mai fatto caso ad un ticchettio di chiavi, ma per Hermione erano chiassose e sospette. Il mazzo in questione era nella tasca di Ginevra che, spensierata, faceva avanti e indietro tra il tavolo e la credenza per adornare la torta che aveva preparato.

-Ti prego Ginny, permettimi di silenziarle.- le chiese la riccia, massaggiandosi le tempie doloranti. Solo passato qualche minuto si rese conto che la sua migliore amica avrebbe continuato ad ignorarla e, che quindi, quel rumore non sarebbe cessato.

Disperata accese la televisione, ma neanche quella funzionò come diversivo. - Almeno fermati cazzo!-

-E va bene!- gridò di rimando Ginny, sbattendo sulla tavola i dodici piattini di ceramica che lentamente aveva fatto lievitare. -Sei troppo tesa, devi calmarti altrimenti tu partorisci su questo pavimento.-

Hermione sbuffò e si costrinse a rilassarsi. L'amica aveva ragione, con la sua ansia avrebbe potuto far saltare il piano. Quella notte Blaise aveva ripreso nuovamente le sembianze di serpe e le due amiche l'avevano nascosto nella vecchia gabbietta di Arnold, trasfigurandola in un portachiavi.

Le chiavi fungevano da passaporta e le avrebbero portate dritte da Narcissa che le aspettava al punto di ritrovo. Non avrebbero dovuto toccarle prima dell'attivazione dell'incantesimo, e a quel punto il gioco era fatto. Entrambe fuori da Grimmauld Place.

-Senti che buon profumino.- esclamò Harry Potter irrompendo nella conversazione. Il suo sorriso non arrivava agli occhi e le due ragazze in cucina capirono subito che qualcosa non andasse. Ad Hermione assalì nuovamente il panico, la paura che avessero capito il piano di fuga le fece tremare le gambe e per poco i denti non le sarebbero iniziati a sbattere.

-Harry ti vedo un po' giù, va tutto bene?- chiese mite Ginevra, impugnando da sotto la lunga tavolata la sua bacchetta in legno di nocciolo, pronta a stordirlo in caso si fosse tradito. Il suo piano era impeccabile e non avrebbe permesso errori. C'era troppo in gioco.

Il bambino sopravvissuto sospirò e si lasciò cadere sulla sedia in legno più vicina. Prese a parlare di un problema legato alla sua candidatura come Auror e non si interruppe neanche quando Hermione esclamò un sonoro "oh grazie al cielo!". Gli occhiali tondi gli scivolarono dal naso e alzando la testa li riportò al loro posto, come faceva da bambino ogni volta che lavando i piatti rischiava di farli cadere in acqua.

Ginny continuò a guardarlo parlare e un moto di tenerezza le invase il petto. Harry era troppo buono per aver preso parte a quel piano assurdo e se la sua famiglia era riuscita a manipolarlo è proprio perchè si era trovato solo. Con Hermione nascosta a casa di Blaise e lei intenta ad ignorarlo ed odiarlo, al moro non era rimasto altro affetto stabile che Ron. Non altri amici e non altra famiglia se non questa che l'aveva ingannato. Lei ed Herm avevano un piano per scappare e mettere fine a quelle ingiustizie, eppure si rese conto che andando via da sole avrebbero gettato nuovamente Harry in pasto ai leoni. E quel giovane uomo non se lo meritava. -Harry, taci.-

Il ragazzo scombussolato fermò improvvisamente la sua narrazione e si ammutolì al primo richiamo che la rossa gli fece. Davanti ai suoi occhi, Harry era tornato quel bambino abbandonato a se stesso alla ricerca del binario giusto e della sua nuova vita.

-Ascoltami attentamente, non lo ripeterò due volte.- gli disse avvicinandosi al suo volto. - Non mangiare la torta.-

Neanche il tempo di finire la frase e tutta la combriccola interruppe chiassosamente in cucina. Tra gli schiamazzi e le risate Ron si avvicinò ad Hermione e l'abbracciò, sorridendole.

Ginny ed Harry dopo quella raccomandazione si tenevano d'occhio e, mentre la prima gli rivolgeva uno sguardo serio e significativo, il secondo la ricambiava con titubanza. Che in quella casa qualcosa non andasse se ne era accorto da un pezzo, non era uno stupido; eppure Potter non aveva mai pensato di intervenire.

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