My life

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Dedicata a: @Dolores7108 @memy939  

Resto fuori dalla scuola aspettando Samuele. Vedo la massa di studenti che escono di corsa per prendere il bus, ma continuo a cercare Samu tra gli altri ragazzi.

Finalmente lo vedo, dato che ha una stazza decisamente imponente: un metro e ottanta per 110 kg. Di certo non passa inosservato. Suono il clacson per farmi trovare e lo vedo correre verso la mia auto. Apre lo sportello, posa lo zaino e mi saluta con tanti baci. Mette la cintura di sicurezza e partiamo. Ovviamente, c'è sempre una fila immensa sulla tangenziale, ma non abbiamo fretta ed aspettiamo.

Il traffico si smuove, e arriviamo a casa di Valentina in poco tempo. Entriamo al volo e veniamo avvolti dal profumo della pasta al ragù, essendo la mia amica di origini italiane, e balziamo subito a tavola. Parliamo della giornata di Samu, che come sempre è andata bene, grazie all'impegno che mette nello studio. Il malore inizia a farsi sentire, iniziando dallo strano rumore che parte dall'orecchio. Subito dopo arriva il sudore, le mani che tremano e il dolore sul fondo schiena.

Mollo la forchetta e inizio a dirle che mi sento male e ho bisogno di stendermi. Una volta stesa sul divano inizio ad avere i classici sintomi dello svenimento, e il buio mi afferra. Fortunatamente, l'altro figlio più grande, avuto dal precedente matrimonio, è un soccorritore avanzato del 118, che ha subito allertato la Delta, su cui ci sono i suoi colleghi. Mi risveglio con delle persone attorno, nel mentre una delle soccorritrici tenta di inserirmi un ago nel braccio destro, e le rispondo: «Se non mi lasci il braccio ti spezzo il polso!» la donna cerca di calmarmi, mentre l'autista mi sta sorreggendo le gambe per aiutare la circolazione. E anche a lui arriva una delle mie risposte astiose.

«Lasciami le gambe o ti assesto una pedata in faccia.» L'uomo prova a spiegare e riesce nell'intento di tranquillizzarmi.

Sento la vescica che preme fortemente, e chiedo loro di accompagnarmi al bagno sul piano di sopra, ma essendo stata vittima di una crisi epilettica mi fanno urinare nel vecchio vasino di Samuele, che Vale ha tenuto come ricordo. Mi vergogno, ma è meglio il vasino che pisciarmi addosso.

Pochi secondi dopo sono adagiata sulla lettiga e trasportata nell'ambulanza, ma durante il percorso il vuoto mi afferra nuovamente.

Non ho memoria del lasso temporale, mentre i miei occhi si aprono e mi trovo in rianimazione. Una delle infermiere mi spiega.

«Signorina, si trova in rianimazione dopo aver passato metà notte e giornata in coma. È arrivata al pronto soccorso priva di sensi, e subito l'abbiamo spostata qui, essendo uno dei reparti più consoni alla sua situazione. Capisco che per lei sia scioccante tutto questo, ma il dottore che l'ha salvata le spiegherà tutto. In caso di bisogno prema il campanello di allarme e arriveremo lestamente.»

Non ho idea di cosa sia accaduto, ma vedo solo aghi e un CVC inserito sulla parte alta della coscia destra. Ci sono molti altri pazienti messi peggio, ma ringrazio Dio di avermi salvata.

Le mie elucubrazioni vengono interrotte dal dottore che siede accanto a me spiegandomi tutto ciò che è successo.

«Ci saranno molte visite da fare, e un iter da rispettare, signora. In tutto ciò, lei è stata davvero fortunata. Tuttavia, ho dovuto essere schietto e sincero col signore che sta aspettando qui fuori. Anche se sono un medico, dover dire a un uomo di preparare le sue cose, visto che non avrebbe passato la notte, non è stato affatto semplice. Il signore piangeva disperato, e mi ha rivelato molte cose. Ovviamente non interferisco nelle cose personali dei pazienti, ma sono certo che tutto si sistemerà a dovere. La saluto, signora, buona guarigione.» Riprende a visitare gli altri pazienti, mentre mi chiedo che cosa faccia qui.

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