Un passo avanti

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Non appena la tempesta si è placata mi ha riportata a casa. E da allora non lo vedo e non lo sento. Ho provato a chiamarlo, ma scatta sempre la segreteria telefonica. Non so che cosa abbia fatto di male, ma tutto questo mi lascia nel panico.

Girovago come un'anima in pena per casa, sentendo nel cuore la sua mancanza. Le ultime parole che mi ha detto mi si sono impiantate nella testa e non vogliono andarsene via.

Pulisco, cucino e mi metto anche a cucire, per passare il tempo evitando di oziare sul divano.

Prendo le medicine come prescritto dal neurologo, ma neppure questo calma il mio bollente spirito. Pranzo al volo e mi metto stesa sul divano guardando una delle mie serie TV preferite: Hill House. Riconosco al volo Oliver Jackson- Cohen, che ho trovato come prestavolto in uno dei miei libri preferiti: Venduta al vampiro.

Finisco la prima stagione tutta in un fiato, attendendo con ansia la seconda. So che ci vorrà un po', perché le riprese sono ferme a causa del Covid. Inizio altre serie e film, passando le giornate sul divano o sul letto.

Mi sento a pezzi, peggio di uno straccio, continuando a guardare ossessivamente il cellulare, nella speranza di ricevere un suo messaggio o una chiamata.

Nessuno di essi mi viene inoltrato, e alla fine me ne faccio una ragione. Evidentemente si è stancato di avere attorno una ragazza malata e piena di problemi. Anche se non ne ho colpa, capisco quanto possa essere duro per lui avere un peso così forte.

Vado a fare un bagno caldo, sperando di rilassarmi un po', visto che sono così devastata e nervosa.

Quasi mi addormento in vasca, venendo ripresa al volo dalla suoneria del cellulare che squilla impazzita. Osservo lo schermo e riappendo. Non ho nessuna voglia di parlare con lui, che ovviamente non è Can. Che vada a farsi fottere, quello stupido bastardo.

Usare questi termini non è da me, ma la rabbia ha preso il comando di tutta me stessa. Continua senza sosta a chiamarmi, ma come fatto prima non rispondo. Sono in bilico tra il bloccarlo o rispondere e fargli una delle mie sparate alla Selene.

Alla fine, continuo a ignorarlo, perché il mio solo pensiero è per Can.

Sto pulendo di nuovo la casa, non sapendo come ingannare il tempo, fino a ché il campanello suona fortemente. Lascio il mocio e vado ad aprire trovandomelo davanti.

«Ciao, posso?» chiedo.

«Entra.» Rispondo così, perché mi sento spiazzata.

Varca la soglia, si siede sul divano e dice: «So di essere stato crudele sparendo, ma avevo delle ragioni valide. Non entro nei particolari, ma credimi, non ti ho messa da parte per rabbia o altro. Dovevo fare delle ricerche importanti su alcune cose del mio passato.» Le dico con calma.

«Va bene, non importa. Capisco che tu abbia le tue cose da risolvere, e di sicuro non te ne faccio una colpa.» Non è del tutto vero, ma cerco di non appesantire la situazione.

«Grazie, sei sempre così gentile e comprensiva. Comunque, sono venuto da te per scusarmi, ma anche per proporti una cosa, se vuoi.» Parto dalla base, sperando che accetti.

«Cosa proponi?» sono molto curiosa, e il mio cuore batte come un tamburo per la felicità nel rivederlo. È sempre il mio Can, bellissimo e dolce.

«Ho visto che accanto alla tua casa ce n'è una in vendita, ed ho pensato di comprarla per starti vicino.» E questa è solo una prima parte del discorso.

«Alla fine è una tua scelta, Can, io non metto bocca.» Mi ha presa alla sprovvista e non ho idea di cosa rispondere.

«Se il mio allontanamento ti ha turbata, non verrò a vivere qui, ma resterò a casa mia. Il mio proposito era solo di starti accanto, perché in tutta sincerità mi sei mancata. Ma se non è ciò che vuoi...» cosa fare adesso, se il suo è un diniego?

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