Capitolo 14

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Natalie




Dopo la sorprendente riappacificazione con Richard, non mi aspettavo più nessuna sorpresa. Invece, il giorno seguente ha sganciato la bomba. 

Vista la ritrovata serenità, mi ha invitata ad andare alla cena di beneficenza organizzata dall'ospedale dove lavora. Per una nuova e super attrezzata palestra, dedicata alla riabilitazione motoria dei pazienti del reparto di neurochirurgia. Una grande opportunità per lui, ma soprattutto saremo sotto gli occhi di tutti, vista la sua posizione nel reparto. 

Non avrei mai potuto rifiutare il suo invito, sarebbe stato come buttare nel cesso il suo tentativo di riappacificazione, e io voglio davvero dargli un'opportunità. 

D'altro canto, se me lo ha chiesto è perché ha ritrovato un minimo di fiducia nei miei confronti. Sarei una stupida a rovinare tutto un'altra volta. 

Quindi, ora mi trovo in macchina con Chandra, diretta verso il The Gallery at Arborplace, un enorme centro commerciale di quattro piani dove sicuramente, con l'aiuto della mia esuberante amica, troverò l'abito adatto alla serata che mi aspetta.

Se fossi andata da sola, di certo mi sarei arresa subito: non sopporto fare shopping, a differenza della biondina al mio fianco, che ogni giorno sfoggia un diverso abito dai colori sgargianti. Il soprannome "fiorellino" deriva proprio da questo e dalla sua innata solarità che contagia tutti, tranne me ovviamente. 

Oggi è una limpida giornata e il sole, con i suoi caldi raggi, mi accarezza la pelle. Anche se, pensando ai giorni trascorsi, per un attimo una scarica di brividi mi attraversa. Nonostante sia giugno riesco comunque a sentirmi infreddolita. 

Alla fine ho vuotato il sacco con Chandra, forse proprio per la sua insistenza che non ha eguali: sono stata costretta a dire tutto se non volevo avere un attacco di nervi.

Per la milionesima volta sta cercando di fare il punto della situazione. 

«Ricapitolando, Natalie, hai avuto un appuntamento finito male con un ragazzo misterioso. Sei stata quasi investita, ma sei stata salvata dall'unico e rompiscatole, oltre che gran figo, fantasma che riesci a vedere solo tu… per poi passare la notte abbracciata a lui?» 

«Esatto! Solo che, appena gli ho accennato del sogno riguardo alla sua morte, abbiamo litigato e si è volatilizzato. Ti giuro, non lo sopporto, ficca il naso dappertutto, ma quando si tratta di lui è tutto un altro discorso.»

«Certo che hai proprio molta fortuna col genere maschile, tesoro, che siano fantasmi o meno.» afferma Chandra con tono divertito. 

«Non ha importanza che sia bello o meno, è solo un fantasma. Il problema è quello strano sogno e il fatto che vorrei aiutarlo, ma lui non me lo permette.»

«Non hai mai pensato che, forse, può essere un discorso molto delicato per lui il fatto dell'incidente? Senza contare i tuoi soliti modi poco ortodossi di dire le cose. Forse dovresti provare a essere gentile.» dice in modo serio, tenendo lo sguardo ben attento sulla strada.

«Cosa vorresti dire con questo? Che non sono una persona gentile?»

«Esatto, è proprio così. Vorrei ricordarti che quando ci siamo conosciute, mi hai praticamente sbattuta fuori da casa tua!» esclama con un finto broncio stampato in volto. 

«Mi hai drogata con l'inganno! Cosa avrei dovuto fare? Invitarti a cena e farti i miei più sentiti complimenti per i tuoi brownie stupefacenti?» replico incrociando le braccia mentre entriamo nel grande parcheggio del centro commerciale. 

Quando parcheggia, ci guardiamo negli occhi e non possiamo fare a meno di scoppiare a ridere. È impossibile cercare di fare l'offesa con lei. 

Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso l'ingresso del centro commerciale, la cui facciata è completamente fatta di vetro. È il centro commerciale più grande e sfarzoso che abbia mai visto, addirittura si erge su quattro piani e ha un infinità di negozi. Appena le porte automatiche si chiudono alle nostre spalle, Chandra mi trascina da un negozio di vestiti all'altro. 

Dopo un paio d'ore ho provato un numero di abiti incalcolabile, ma con scarsi risultati; sono passata dal nero, a qualsiasi colore e tessuto possibile, spacchi, pieghe, balze, vestiti ampi e lunghi oppure corti. 

Ogni volta che entravo in un camerino per provare un vestito, la mia amica me ne faceva provare, come minimo, altri quattro. Uscite dall'ultimo negozio, dove ho subito le peggiori torture per provare uno strettissimo abito a sirena, mi fiondo verso la prima panchina libera, come se fosse un'oasi nel deserto. 

Appena mi siedo alzo lo sguardo e, nella vetrina di fronte, scorgo l'abito più bello che abbia mai visto. Un lungo vestito nero, di raso, davvero perfetto per il genere di serata a cui devo partecipare. 

«Ora entriamo immediatamente in quel negozio e lo provi. È perfetto per te!» mi urla Chandra a un centimetro dalla faccia. Poi mi stringe in un abbraccio, sprizzando gioia da tutti i pori. Di sicuro si è accorta che lo stavo fissando con un'espressione da pesce lesso. 

«Non credo mi stia bene, è bellissimo, ma non penso di avere il fisico adatto. Senza contare che non ho mai indossato vestiti del genere.»

«Ma che stai dicendo? Con la pelle chiara che hai e il tuo fisico slanciato, ti starebbe divinamente» risponde trascinandomi dentro al negozio.

Cinque minuti dopo mi ritrovo con quell'abito addosso, di fronte allo specchio. 

La scollatura a "V" si allarga in un'ampia gonna svasata, che mostra gran parte delle gambe nella parte anteriore.

Mi giro verso la mia amica che mi guarda con occhi sognanti. In effetti, il vestito è molto elegante. 

«Cosa c'è che non va? Sei stupenda, sai che se ci fosse qualcosa che non va te lo direi subito.» dice in modo tenero la mia amica, con un gran sorriso stampato in volto. 

Mi volto in silenzio per guardare il retro dell'abito e ciò che vedo mi lascia sbigottita. Dietro la schiena, le spalline si incrociano formando una X,  l'audace apertura mette a nudo tutta la schiena. 

«Non penso di essere all'altezza di questo abito. È adatto a una donna sofisticata, non a un maschiaccio come me. Non ricordo neanche quand'è stata l'ultima volta che ho indossato un vestito.»

Tuttavia, mentre lo dico un velo di malinconia si impossessa di me. Mi sento sempre fuori posto, sbagliata, come se fossi un pesce fuor d'acqua. E anche in questa occasione, la sensazione che mi attanaglia non è diversa dal solito. Sono stanca di sentirmi così. Le cose devono cambiare, non posso continuare a nascondermi dietro alle mie insicurezze. 

«Ok, lo prendo. Tanto lo so che anche se non voglio, saresti pronta a fare qualsiasi cosa per farmelo acquistare» dico con finta aria disinteressata. 

«Certo, mi stavo già preparando ad uscire dal negozio per pescare gente a caso e farla venire qui, a dirti quanto sei fantastica con questo vestito addosso!»

«Su questo non avevo dubbi.» rispondo con un mezzo sorriso.

Do un ultimo sguardo al mio riflesso, prima di andare a cambiarmi in camerino. I e, in fondo, ciò che vedo mi piace. 

Sarò sempre tormentata dalle mie insicurezze, ma forse dentro di me sta cominciando a cambiare qualcosa. 

Forse… anche grazie al sostegno della tenera ragazza dagli occhi azzurri che mi sta fissando con uno sguardo di approvazione. 



I see you (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora