PARTITA A POKER

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Era Agosto del 2019 e nell’aria si emanavano forti vibrazioni negative che percepivo all’interno della mia testa, era come se fossi continuamente schiacciata da una valvola a pressione che non mi dava sollievo, il respiro era sempre più corto e la mia vista sempre più annebbiata. Sentivo il cedimento delle mie gambe ma non era il momento adatto per un attacco di panico, il mostro dovevo controllarlo, altrimenti Christopher non sarebbe riuscito ad attenuare la situazione ma bensì peggiorarla.

Ricordo che guardai per un istante il cielo davanti a me, erano circa le 21.30 di sera e il tramonto incombeva sempre più, sentivo il rumore delle onde infrangersi agli scogli lentamente, mi tolsi i miei amati stivaletti biker e mi avviai lentamente lungo la riva, presi il mio cellulare e iniziai a scattare, scattare, scattare. Immortalare quei momenti per sempre. Sentivo la sensazione di angoscia allontanarsi da me, è stato uno dei momenti più intimi della mia vita, io e il mare uniti all’unisono. Avevo trovato la mia medicina, dopo tanti mesi ero riuscita a calmarmi da sola, una nuova vocazione che in quell’attimo mi ha salvato da un nuovo cedimento emotivo. La fotografia.

Come al solito Christopher non comprese, avevo una piccola istantanea a casa, ma per una volta che avevo trovato qualcosa in vita mia in grado di cambiare il mio modo di vedere le cose, in modo da poter comunicare i miei sentimenti mostrandoli anziché descriverli, volevo fare le cose sul serio. Ricordo ancora quando gli feci vedere tutta fiera una nuova istantanea che fremevo dalla voglia di comprarmi il mese prossimo, era talmente concentrato su se stesso che pensò che gliela stessi chiedendo come regalo. Assurdo vero? E pure fu proprio così.

Più tempo passa più sono felice di non averlo al mio fianco, credo sia stata la scelta più giusta che potessi prendere.

A ottobre, con i soldi guadagnati dagli straordinari a lavoro, cambiai completamente rotta, e decisi di acquistare la mia prima reflex, era usata, un po’ vecchiotta, ma da li sono iniziare le soddisfazioni, anche se Christopher continuava a non darsi pace dalla fine della nostra relazione e questo mi metteva a disagio.

Luke, il mio primo fidanzatino di quando avevo sedici anni ci eravamo di nuovo ritrovati ed era diventato una figura quasi fraterna per me, gli volevo un bene immenso, e a distanza di anni, scoprimmo di avere la solita passione, è lui che mi ha insegnato le impostazioni base di come scattare con una reflex e i giusti consigli. Grazie al suo aiuto iniziai a fregarmene del giudizio altrui e aprii una mia pagina Instagram dove esporre i miei lavori, credevo non mi considerasse nessuno e invece mi sbagliavo, i follower piano piano aumentavano e i commenti sotto le mie foto anche, le persone riuscivano a cogliere le mie emozioni, i miei sentimenti.

Ricordo la felicità negli occhi di Christine, la mia psicoanalista, che mi chiese il permesso di mostrare un mio lavoro ad una sua conferenza. Ricordo quel giorno come se fosse ieri, ero talmente emozionata da ciò che stavo quasi per commuovermi. Questo era l’inizio del mio lento cambiamento. Un cammino lungo e tortuoso, che all’inizio tanto maledicevo, ma alla fine senza le brutte esperienze del passato non sarei quella che sono oggi. Ma è ancora presto per parlarne. C’è ancora molto da dire.

Io e Luke continuavamo ad accrescere la nostra amicizia, tanto che un giorno mi comunicò di essere il fotografo ufficiale di un piccolo evento di auto nella nostra città, aveva raggiunto il suo piccolo traguardo, il suo sogno era intraprendere la strada di scatti automotive e piano piano ci stava riuscendo, ed io da brava amica non potevo essere più felice per lui. Ricordo che mi incitò, per far conoscere il mio nome ad altre persone, per iniziare a fare qualche scatto alle persone, ma anche Christopher sarebbe stato presente all’evento e non me la sentì. Non volevo vederlo, non mi andava che un essere del genere respirasse il mio stesso ossigeno, così stetti a casa.

Alle undici di sera il mio telefono iniziò a squillare ininterrottamente, era Luke. Christopher, non so come, aveva il sospetto che tra noi due ci fosse qualcosa, e per andarsene a tutta velocità gli passò con l’auto a un filo dal corpo, spaventandolo. Mi dispiaceva di averlo trascinato in una situazione così drammatica, Luke non era il mio fidanzato, ma solo un amico fedele con il quale condividevo una passione, non ci fu nulla tra di noi in quel periodo. Era Christopher ad avere un problema serio. La nostra relazione era finita e doveva farsene una ragione. Non ero sua proprietà. Non più. Non lo sono mai stata.

Quella notte faticai a dormire, la testa era invasa da mille pensieri, quando Morfeo mi prese tra le sue braccia erano le quattro del mattino, per poi riaprire gli occhi tre ore dopo, con la un emicrania assurda, a causa del vibrare del mio cellulare. Trovo un messaggio: “Quanto è cresciuta Lucy”. Lo sapevo, era lui. E sa esattamente dove colpirmi. Cerco di bloccare i miei impulsi per il bene della mia mente e con mani tremanti ignoro il messaggio, non rispondendogli. Deve capire che nella mia vita non entrerà mai più.

Quel giorno presi la mia Nikon e andai a scattare, ero soddisfatta di quanto riuscii ad imparare in così poco tempo da autodidatta. Ma mancava ancora la mia famosa Musa ispiratrice, che come al solito, ruotava attorno a me in continuazione, come un circolo vizioso, ma i miei occhi non erano ancora nella sua traiettoria, incredibile di come il destino sia bastardo e affascinante.

Stava mischiando le carte per la partita a poker della mia vita e per il momento stava ancora distribuendo il mazzo. Avevo ancora parecchie carte da pescare. Ma un giorno, sarebbe arrivato l’asso di cuori. Inconsciamente, dovevo aspettare.  

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