<<Dunque domani è il tuo compleanno, sei felice? Andrai a festeggiare?>>. Mi chiese Christine con gli occhi pieni di speranza. La guardai di sottecchi, perché le avevo detto che domani era il mio compleanno? Sarebbe stato diverso, tutto quanto e non avevo voglia di vedere nessuno, non avevo nulla da festeggiare se non salutare nuovamente gli spiriti del passato che mi avrebbero invasa per tutta la giornata.
<<No>>. Le risposi secca. Leggo nel suo sguardo una nota di dispiacere, detesto fare pena alle persone, adesso pure la collera della terapeuta no. Non tutti amano festeggiare, e quest’anno nemmeno io.
<<Perché dici così? Hai nuove amiche, potresti fare qualcosa, sono sicura che a loro farebbe piacere>>. Scoppio in una risata, quasi sarcastica, non riuscii a trattenermi.
<<Mia madre mi ha per forza ordinato una torta e ha invitato a cena due mie cugine a cui voglio bene, Kate e Sarah, nonostante io avessi più volte chiesto di non voler organizzare nulla ci ha pensato lei, varcando il mio limite nuovamente, so che l’ha fatto con le buone intenzioni ma a volte vorrei solo essere ascoltata un po’ di più. Con le mie amiche ho organizzato una cena a casa mia sabato invece, anche loro mi hanno un po’ pressata per festeggiare e le ho accontentate>>.
<<Quanti anni compi, venti?>> Ah, almeno qualcosa di positivo c’è. Sembro più giovane.
<<Ventidue>>.
La seduta termina ed io mi avvio sotto la pioggia, ovviamente senza ombrello a comprarmi qualcosa da mangiare, tra un’ora dovevo essere a lavoro e meno male. A tutto volevo pensare tranne che al mio compleanno imminente. Amavo lavorare ed eravamo nel periodo più burrascoso dell’anno, il che significava che non avrei tirato su lo sguardo da quella scrivania e sarei rimasta concentrata tutto il giorno. E meno male.
La giornata terminò in fretta, e mentre gustavo la solita sigaretta serale, si affrettò ad incombere anche la mezzanotte. I primi messaggi di auguri arrivavano e dentro di me una nostalgia arrivò. Le cose erano terribilmente cambiate, ed io faccio fatica ad abituarmi alle nuove abitudini. Ma così era la realtà e non mi restava altro che accettarla e basta, tutto qui. E pure sentivo dentro di me che mancava qualcosa, non ero felice, tutto il mondo mi sembrava grigio, smorto, assente di colore e privo di emozioni. Era solo un giorno come tutti gli altri ed io mi sentivo sempre più annullare dentro, come se un lupo affamato si divertisse a mangiare lentamente la mia anima, quel poco che era rimasta pezzo dopo pezzo. Mia madre era preoccupata per me e lo percepivo dal suo sguardo, prese un permesso da lavoro e uscì un’ora prima per finire di cucinare e addirittura fece i miei piatti preferiti. Era più entusiasta lei di me.
Mi tornano in mente i ricordi dell’anno precedente, quando Christopher mi rovinò la festa di compleanno, le attenzioni su di me erano sempre scarse ed io ne soffrivo molto. Gli chiesi di restare un po’ di più rispetto agli altri per stare un po’ soli, io e lui, ma ovviamente la richiesta secondo lui era troppo e la declinò. Ogni volta venivo messa in secondo piano, come se non fossi abbastanza importante per lui, ed era così. Se due persone si amano davvero, viene automatico mettersi al primo posto per entrambi. Ma evidentemente solo io ero a farlo, da parte sua poco e niente. Ricordo che quel giorno aspettai sempre il campanello suonare, la piccola speranza dentro di me di ricevere una sorpresina per il mio compleanno era enorme. Ma niente, arrivarono dei fiori. Da parte di mia madre. Clichè.
I regali di Christopher nei miei confronti erano privi di significato emotivo, segnale che non mi conosceva per niente. Amo vedere la profondità interiore di una persona, conoscere la sua anima e in lui vidi poco.
Mio padre mi promise una cena fuori, solo io e lui. Il rapporto era completamente disintegrato, ma apprezzavo il suo gesto e dentro di me si accese un piccolo barlume di speranza che forse voleva fare le cose per bene e sistemare le cose. Ma mi sbagliai. Non ci fu nessuna cena, ero già pronta a casa ad aspettarlo, mi chiamò e mi disse che lo avevano invitato a una cena ma aveva rifiutato. Sentivo dal suo tono di voce che fremeva di andare con loro e mi finsi stanca. Non ha esitato a rimandare il tutto. Ovviamente non ci fu più. Mi ferì il fatto che non si accorse che stavo mentendo. Ero già vestita, lo stavo solo aspettando. Non mi conosceva per niente.
Quest’anno il regalo fu diverso, apprezzai il pensiero delle mie cugine nei miei riguardi, aprì il grande pacco davanti a me e ne tirai fuori una meravigliosa tela che ritraeva me e Lucy, la strinsi forte al mio petto, una lacrima solcò il mio viso e sussurrai un “grazie” sincero.
Lucy era tutto per me, ed io ero tutto per lei, incredibile l’amore che può donarti un animale, era lei a tenermi aggrappata in questa strana storia che tutti chiamiamo vita alla quale io ero stata antipatica fin dal primo istante.
Capire la mia personalità non è certo semplice, ho mille sfaccettature, e fino ad ora nessuno era riuscito a comprenderle, se non riescono a farlo, come posso pretendere che addirittura le amino? Forse il problema ero io, ma non riuscivo ad aprirmi con nessuno. Tenevo tutto dentro di me, sentivo il cuore pompare sempre più lentamente e stringersi attorno dei chiavistelli che secondo dopo secondo stringevano sempre più, portandomi all’apatia più totale. C’erano giorno dove non sentivo niente per nessuno ad eccezione del mio cagnolino, non avevo nemmeno la forza di parlare e mi limitavo a chiudermi nel mio silenzio, nel tormento più totale.
Mi contattavano vari ragazzi per uscire con me, ma ogni volta o mi trovavo una scusa, oppure scappavo dagli appuntamenti in preda al panico. Non volevo più nessuno accanto, ero già consapevole di passare la mia vita in completa solitudine, con i miei tormenti, i miei segreti, le mie sfumature. E cazzo, mi stavo sbagliando, di nuovo.
Lei era sempre li, ed io, come al solito, non mi guardavo mai attorno.
STAI LEGGENDO
Enjoy the silence.
ChickLitCan't you understand? Oh my little girl All I ever wanted All I ever needed Is here in my arms