Brokenheart pt.2

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"Vaffanculo!
Vattene soltanto a fanculo, cazzo!
Sai quanto mi hai fatto male?
E ora hai pure la faccia tosta di tornare.
Di dire che mi ami." la ragazza alzò la lettera di carta straccia indicando le parole d'inchiostro.

"Come cazzo puoi darmi sta merda di lettera? Come puoi scrivermi ti amo?
Che cos'è sta merda?! Sto schifo lo chiami amore? No, davvero! Mi hai trattato come manco i cani e poi mi scrivi questa stronzata, questa cagata nero su bianco." le urlò contro esasperata.

"Io ti amo. Io.
E mi sono anche rotta il cazzo di farlo.
Di accettarlo, di subirlo.
Amarti è solo una cazzo di maledizione, un giro sulle montagne russe. La salita è stata bella, poi non si è più capito un cazzo." sbottò muovendo le braccia in modo confuso.

La ragazza le rimase di fronte senza parole, corrucciata, trattenendo le emozioni nelle rughette sulla sua fronte, con gli occhi lucidi e la frustrazione in corpo.
"Ma io ti amo." le lacrime agli occhi, l'espressione ferita di un cucciolo.

Andrea la osservò in silenzio, chiedendosi come qualcosa di così tenero potesse esssere così crudele e doloroso.
Il suo bel faccino, ovviamente, l'aveva fottuta, la sua espressione da cane bastonato, i suoi occhi grandi e lucidi, blu, il viso paffuto e tenero.
Doveva ripetersi costantemente di non lasciarsi andare, perché da una creaturina così carina non se la aspettava mai, non riusciva proprio a capacitarsi di quanto potesse farla soffrire, e ci ricadeva sempre nonostante tutto.

Persino in quel momento, con tutta quella rabbia e quel dolore in petto, aveva solo voglia di abbracciarla, di stringerla e dirle che andava tutto bene, che non era arrabbiata, che lei era lì per lei, non l'avrebbe lasciata sola.
O quello era amore, oppure si era trasformata nel sostituto di sua madre.
Iniziava davvero a chiederselo.

"Sentì amò, non puoi dirmi ti amo, non puoi scrivermi ti amo dopo tutto quello che hai fatto, che mi hai fatto passare.
Ma tu, cazzo, ma ti rendi conto?
Mi stai facendo uscire scema.
Smettila! Smettila di dirmi ti amo e trattarmi di merda. Tu non hai capito un cazzo, tu non hai idea di cosa sia l'amore se per te questo è normale, è amore."
Iniziava a provare pena per lei. La sua rabbia si stava già spegnendo ed era troppo presto, non doveva permetterlo.

"Io ti amo. Ti ho lasciata perché non siamo fatte per stare insieme, perché ci facciamo solo male, perché tu meriti di meglio, perché stare con te mi rende instabile." Ruby le ripetè la solita solfa, quella verità comoda a cui per un po' si erano aggrappate entrambe.

"Ah sì ovvio. Sono io che rendo instabile te, non tu che mi molli come un cane e mi scrivi ti amo nelle lettere di merda, anzi me lo dici in faccia." chiuse gli occhi esasperata.
"Sai col cazzo!
Col cazzo che ci beviamo questa stronzata io e te, ok?
Ora diciamo le cose come stanno e basta, va bene? Ora mi ascolti e non scappi dalle tue stracazzo di responsabilità, oke?" chiese ironicamente alzando le mani.

"Tu sei instabile, e con me lo sfoghi, il mio amore ti da la possibilità di sfogarlo e renderti conto di quanto tu sia fuori di testa.
Dio, quanto mi fa incazzare sta cosa.
Cioè ti sembra normale che io devo essere mollata, scopata da te, mollata il giorno dopo. Tipo trauma che mi porterà a dubitare di chiunque mi ami nella mia vita. E poi sentirmi dire che se tu sei fuori così, è colpa mia che ti rendo instabile.
Figo non prendersi le proprie responsabilità, eh?
Non mi hai manco chiesto scusa. Non lo hai mai fatto... non hai mai voluto manco parlarne..." abbassò lo sguardo turbata, trattenendo il dolore del ricordo.

"Questo, questa merda, non è amore.
E non me ne frega un cazzo se mi hai fatto del bene, se mi hai amato, se mi ha fatto mille regali, se ti sei presa cura di me, se mi hai coperto la notte che mi scoprivo, o asciugato le lacrime nei momenti peggiori." Andrea rimase spaesata tra i ricordi belli.
Il lato buono e tenero della sua ex ragazza continuava a scontrarsi con quello crudele, senza trovare un equilibrio di coesistenza.
Il suo cervello non riusciva a guardare entrambe le cose e trovarne il senso, provarci le dava solo un forte senso di panico. O la rabbia e il dolore, o la malinconia e l'amore. Oscillava da un polo all'altro. Eppure c'erano troppe cose che non andavano per starsene sul lato positivo.

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