Heal

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«Io vivo nell'agonia di averti ferita. Lo dico per davvero. E magari è la stessa agonia in cui muori tu, ma io vivo nella devastante agonia di averti abbandonata.
Sono dovuta crescere per realizzare quanto tu fossi piccola e sola.
Possiamo parlare di responsabilità, ma se c'è il trauma anche l'amore non basta.
Mi padre ha fatto schifo come padre, ma ha fatto tutto ciò che poteva e anche se meritavo di più, lui quel di più non lo aveva mai ricevuto e non poteva darmelo. Con te è stata la stessa cosa, vero?
Per quanto tu mi amassi, i tuoi limiti e traumi ti bloccavano lì a quel meno che mi lacerava. Se davvero mi amavi tanto, quanto è stato difficile e distruttivo lasciarmi andare e lasciarmi così tante volte? Spero per te tu mancassi di empatia perché altrimenti deve essere stato un dolore lancinante. Forse lo è ora che sei più matura. Io capisco certe cose solo ora.» ti guardo e resti muta.

«Soffro ogni giorno per averti persa e penso ogni giorno di aver fatto la cosa giusta perché ti ho solo distrutta. E ti odio ogni giorno per avermi abbandonata e pugnalata. L'unica cosa che so è che devi starmi lontana perché fai un male indescrivibile e ti auguro il meglio, ma voglio solo non pensarti mai più.» ti giri di spalle per non riconoscere il mio sguardo.

«Riesci a non pensarmi mai più? Funziona? Io ti penso ogni anno, ogni mese almeno una volta. Ti dimentico sempre più. Prima pensavo di dover sistemare questa cosa dolorosa che mi hai lasciato. Ora mi sono rassegnata alla presenza della tua assenza. Questo vuoto rimarrà sempre. Il rimorso...
Tu ci ripensi mai? Alla paura con cui ci amavamo? Come se conoscessimo il futuro. Eravamo già tristi, ci amavamo disperatamente sapendo che sarebbe tutto andato a puttane. Ti amavo e pensavo ad ora, pensavo che mi sarei dimenticata quanto è bello amarti, che non ti avrei più stretta o guardata in faccia, che non ti avrei più potuto dire ti amo e lo facevo abbracciandoti. Inviavo questo messaggio alla me del futuro, alle me di ora, che qualsiasi cosa avrei fatto adesso, quella cosa che in quel momento era così importante da proteggere e curare, adesso nel futuro di ieri, l'ho persa e non ricordo manco quanto fosse bella.  Sinceramente non importa più... Lascia un gusto amaro soltanto. Fare promesse a se stessi e spezzarle è tragico.
Mi sto dimenticando tutto sempre più.» parlo alle ossa della tua schiena, ai nei che la dipingono come una mappa, alla pelle bruciata che si strappa via sulle spalle, alle tue scapole ampie vista la tua corporatura minuta.
Non mi guardi manco in faccia. Sei affranta, forse non mi ascolti manco ma che mi importa ormai? Parlo per parlare, mica per cambiare la realtà. Quella è com'è e va benissimo anche così. Mi giro anche io di spalle, tanto è uguale.

«L'altro giorno sai, stavo dimenticando la canzone che mi cantavi per farmi addormentare ogni sera. Quella calabrese. Mi sforzavo di ricordare ma nulla. Non una parola, non una nota.
Mi è spuntata in mente il giorno dopo.
La tua voce tremante, bassa, incerta ma innamorata. Schiacciata come te sul materasso con me tra le braccia.
Tu l'hai scordata? Secondo me sì. Anche perché è più facile dimenticare ciò che facevamo, forse le piccole cose che ricordi sono quelle dolci che facevo che ti mancano. O quelle orribili che ti hanno spezzata...
Comunque la tua voce infantile al buio mi canticchiava "bedda tu si così bedda e anche mia, oh tu si na poesia, oh penso solo a tia sto core batte pe tia vita da vita mia" solo quando cantavi avevi il tuo accento. Comunque siamo state pessime, ma ci siamo davvero amate intensamente. Fa un po' arrabbiare, ci saremmo dovute amare peggio, in modo meno dolce, meno romantico. Non lo so. Sarebbe stato più semplice.»

Silenzio. Non so manco se mi ascolti. E anche se mi ascolti che importa? E se non mi ascolti? Se parlo ormai lo sai anche tu che parlo per me stessa, per non scordare del tutto. Per non negare più un amore che c'è stato.

«No. Lo rivivrei. Lo sai. Le cose sono andate così, siamo pari forse. Anche se a volte mi fa arrabbiare perché il tuo silenzio significa che stai meglio di me, che mi hai già dimenticata. O forse stai peggio e mi hai solo nascosta nelle pieghe del tuo cervello. Forse un giorno sbucherò fuori in un songo, in un pianto, in un bacio con un'altra amante, nel tuo prossimo cuore spezzato, o in una seduta di terapia. Spero di no per te. Spero che il tuo silenzio sia la tua pace. Sia il tuo modo di andare avanti, di dimenticarmi, di vivere felice. Spero tu non abbia più bisogno di niente da me, di parlarmi, di dire. Spero tu stia bene e basta.
Spero davvero tu stia bene.
Ero pazza, crescendo l'ho capito. Ero malata, una fidanzata psicopatica a dir poco... Non so se meritavo il tuo amore, ma sono felice di averti fatto bene col mio. Sono felice tu sia andata e basta.
L'ho capito solo ora.
La cosa migliore che posso fare per te, è rimanere in silenzio. Non dire più nulla. Ho già detto tutto.
Devo smetterla di tormentarti coi miei ricordi. Va bene così...»

Mi rassegno e sospiro.
Mi giro e non c'è più la tua schiena, è lontana metri e metri. Sei andata via da un po', non mi hai ascoltata.
Non sei mai stata mia.
Non sono mai stata tua.
Ci siamo solo illuse dell'idea che l'amore fosse diventare una cosa sola, ma l'amore è trasformarsi in più cose diverse.
Ma va bene anche così.
Parlavo con me stessa. Tu non avevi bisogno di parole, solo di silenzio.
Ti do le spalle e cammino nella direzione opposta.

È un addio, ma non a te. Tu eri già andata. È un addio alle mie parole e alla tua ombra.

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