"era l'ora" esclamò sara non appena risposi. io roteai gli occhi.
"che diavolo ci fai sveglia a quest'ora?" di certo lei non avrebbe potuto farmi la stessa domanda.
"dami è una cosa urgente e seria. per favore, adesso concentrati." io cominciavo a preoccuparmi, specialmente udendo il suo tono farsi sempre più fragile e il suo respiro affannato.
"che succede?"
"poco fa mi ha chiamata mamma." oh cazzo.
"che...che voleva?" stavo iniziando ad andare in panico.
"dami ascolta, prendi un bel respiro, d'accordo?" come potevo prendere sul serio quelle raccomandazioni se lei stessa aveva la voce spezzata?
"sara, che ti ha detto?" ripetei più deciso. non ero abbastanza lucido per affrontare tutta quella tensione, non ne ero pronto.
"si tratta di papà." secondi interminabili del silenzio più violento, di quello che ti entra fin dentro le ossa.
"dami ci sei?" chiese allora lei. non lo so, c'ero?
"si." deglutii e per la prima volta da quando ero uscito, alzai lo sguardo. vidi la luna.
"non so dove abbia reperito l'informazione, è tornato in città da qualche giorno. ma non ha accennato al fatto che avessero parlato ne niente..." io restavo zitto.
"di' qualcosa, ti prego" affermò poco dopo con voce rotta.
"cosa dovrei dire?"
"dami, è anche mio padre e sono confusa quanto te, quindi smettila di fare lo stronzo e metti da parte quell'idea di essere sempre l'unico a soffrire. sei un'egoista." lo ammetto, è stato il colpo di grazia. perché la famiglia era sempre un casino?
"mi spiace sara. ne parliamo meglio quando ci vediamo." era tutto ciò che riuscì ad uscirmi di bocca. dopo misi giù. un figlio pessimo, un fratello di merda e un fidanzato del cazzo. fortuna sapevo ancora cantare. me ne tornai in camera, con un enorme peso nel petto e un nodo stretto in gola. volevo urlare, ma a cosa sarebbe servito? avrei voluto parlare all'uomo che mi aveva provocato tutte quelle lesioni, ma a che prezzo? volevo piangere, volevo luna. quando mi avvicinai al letto notai che si era svegliata, e in quel lesto momento d'irrazionalità non riuscii a capire se fosse stato un bene o meno.
"che succede?" chiese tirandosi a sedere e stropicciandosi gli occhi, mentre io mi sedevo vicino a lei. eravamo completamente immersi nel buio, nella frustrazione, se non per quel fascio di luce proveniente dal plenilunio là fuori.
"niente, tranquilla" mentii stringendo forte il lenzuolo. dovevo resistere. o almeno era ciò che mi ripeteva la voce dentro di me, quella stronza che non mi lasciava mai stare. poi spostai la coda dell'occhio verso il suo viso, i suoi occhi fissi su di me. notai i suoi capelli scompigliati e una ciocca che le ricadeva adagio sulla guancia. poi mise dolcemente la sua mano sulla mia. quando alzai lo sguardo su di lei avevo gli occhi lucidi. non volevo parlare, volevo solo abbandonarmi al suono del suo respiro. mi sarei anche accontentato di ascoltarla, anzi mi sarebbe piaciuto e mi avrebbe calmato, così come solo le sue parole potevano fare.
"dami non piangere..." come facevo?
"scusami" dissi voltandomi dall'altra parte. tempo di prendere un lungo respiro che la sua mano delicata era già sulla mia guancia.
"guardami" sussurrò. io la guardai, ma vedevo sfocato. allora luna si spinse vicino a me lentamente e mi buttò le braccia al collo. aveva appreso che non avrei parlato, non quella notte. e aveva lo stesso deciso di restarmi vicino. io la strinsi per i fianchi. avevo bisogno di distrarmi, ma quello non bastava.
"ne parliamo domani mattina okay?" io forse mi ero ripreso. mi staccai dunque per guardarla in viso. era assonata ma era lo stesso maledettamente sexy. e allora forse l'unica cosa che riusciva a non farmi pensare a quella merda era lei.
"che c'è?" chiese lei col sorriso, ormai capendo che non c'era più pericolo di un altro crollo.
"hai sonno?" domandai. io per nulla.
"non lo so, me lo stai facendo passare. ma non mi sento tanto lucida.." disse facendo un risolino. era comprensibile, non aveva nemmeno sboccato. ma io non ero un approfittatore, in alcun senso. era quello che mi ripetevo, perlomeno. infondo è plausibile come fosse vorace la mia voglia di fare qualsiasi cosa che non fosse..piangere. ero stanco. di tutto ma non di lei. così stavolta fui io ad avvicinarmi, sempre estremamente lentamente, e mi fermai ad un millimetro dalla sua bocca.
"se stai cercando di evitare il problema, qualunque esso sia, non ci riuscirai con una scopatina." merda, ancora una volta mi aveva completamente lasciato senza parole. e adesso?
"davvero pensi che possa fare una cosa del genere?" chiesi offeso. ma sapevo di esserne capace. dio, quanto mi odiavo in quell'istante.
"certo che lo penso, altrimenti non te l'avrei detto." lei era sincera, ma doveva esserci davvero ancora dell'alcol nel suo sangue per essere stata così schietta. poi mi prese piano per il colletto della maglietta.
"però non c'è nulla di male, l'uomo è fatto solo di tentazione e debolezza."
"che cosa vuoi luna?"
"voglio che tu ammetta che è così come ho detto, poi sarò tua, per stanotte" rispose con tono sensuale. cristo.
"sei matta" dissi più serio che altro. era matta, brilla e dopo non aver dormito per così tanto tempo le sue sinapsi facevano fatica a funzionare a dovere. è scientifico però, aumenta l'endorfina e io per primo lo sapevo. conoscevo quella sensazione di adrenalina improvvisa che ti scorre tra le vene. fottuta insonnia. ti uccide lentamente dall'interno, un lavoro complicato ma pulito.
"sono matta, e tu sei opportunista." aveva ragione.
"okay stronzetta, matta e pure arrogante. hai ragione." lei alzò il sopracciglio destro in segno di stupore. eppure mi conosceva e sapeva bene quanto io resistessi poco davanti determinati adescamenti.
"come? non credo di aver sentito bene..." io scossi la testa. non potevo negare però di essere stato infastidito tanto quanto maledettamente eccitato.
"hai ragione. sono un opportunista e volevo fare sesso con te per non pensare alle mie fottute prese a male." lei fece un risolino di compiacimento. ora però era finito il tempo delle chiacchiere. portai le mie mani sui suoi fianchi, al di sotto della maglietta, la mia maglietta, poi la baciai. fu lei a chiedere l'accesso alla lingua. si staccò violentemente e altrettanto di scatto si levò l'unico indumento che la copriva, restando in intimo. poi fece lo stesso con me, ma meno lesta. forse voleva farmi soffrire, chissà. me la meritavo un po' di tortura. dopo portò le sue mani sul mio petto e inclinò la testa, così che la sua bocca potesse raggiungere il mio collo. io non stavo facendo più niente, lasciavo fosse lei a guidarmi. mi lasciai sfuggire un gemito. dovevamo fare silenzio, fanculo, come potevamo? mi slacciò i pantaloni e con prepotenza mi ritrovai sdraiato. era lei sopra, io non stavo capendo più un cazzo. avrei voluto accendere le luci per guardarla meglio, ma quel buio immenso rendeva tutto un po' più bello.
"ce l'hai il preservativo?" chiese affannata. che domanda stupida, mi veniva un po' da ridere. lo tirai fuori dalla tasca dei pantaloni, buttati infondo al letto. in mezzo secondo lo indossavo. la osservavo dal basso mentre spostava i suoi capelli dal lato opposto, sembrava fremere e spazientirsi. ma poi eravamo pronti, fui dentro di lei così velocemente da farmi girare la testa. lei fece rumore, io ebbi i riflessi e la prontezza di portare la mia mano sopra la sua bocca, per tappargliela. pensavo già alla mattina seguente e non mi andava. mi concentrai sul presente, per una volta. luna che era bellissima, si mordeva le labbra per evitare altro casino e si muoveva prima lentamente, poi via via acquisendo sempre più confidenza in ciò che stava facendo. io portai le mie mani sul suo culo, non l'avevo mai fatto e fossimo stati in altre circostanze non me lo sarei mai nemmeno sognato. ma chi volevo prendere in giro? a lei non sembrava dispiacesse.
"dami" sussurrò forzatamente. voleva urlare, lo volevo fare anche io. eravamo entrambi vicino al limite, tremavamo. infine dovemmo trattenerci come non mai, orgasmo sincronizzato, eravamo in totale armonia. lei si buttò sul letto stremata, di fianco a me. sospirò. poi la vidi agitarsi, continuava a muoversi e non capivo cosa stesse facendo. finché con la coda dell'occhio la vidi sfilarsi il reggiseno e lanciarlo dall'altra parte della stanza.
"che vuoi?" mi chiese luna, dato che la stavo fissando.
"sarebbe stato più utile se l'avessi fatto prima" le dissi non sapendo nemmeno io se volevo sfotterla o semplicemente avvertirla.
"dopo un po' tiene caldo, non credere che qualsiasi cosa faccia sia per te" rispose secca. io feci un sorrisetto provocante. subito dopo però tornai serio.
"luna?"
"mh" rispose lei assonnata.
"alla luce del giorno...non te ne pentirai, vero?"
"di cosa?" domandò alzandosi a sedere e fissandomi. così mi tirai su anche io. mi guardai le mani, quel senso di potere che viaggiava nelle mie ossa, ora stava svanendo.
"di quello che abbiamo appena fatto." lei prese a guardare dinanzi a sé, con sguardo perso, poi portò le sue braccia conserte, come se all'improvviso avesse avuto freddo.
"non lo posso sapere" disse infine. sentii un tonfo nel petto. dopo però si girò. a me cadde un po' l'occhio, ma appena dopo ritornai ad osservare le sue pupille. erano una tempesta di confusione e transigenza.
"e tu domani come starai?" mi chiese malinconica.
"non lo posso sapere..."
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sempre quei due ~ tha Supreme fan fiction
ChickLitcontinuo di "soli in due". • • • "dimmi solo perché" m'interruppe lei, con voce bassa e tremante. io ero rosso in faccia. "se non mi dai una buona motivazione, una sola dami...me ne vado. e non so se torno." era sempre stata troppo insicura anche s...