e in un lampo tutti spostarono l'attenzione sulla persona che entrò nel privé. doveva essere elia. aveva i dread colorati, sembravano verdi, ma sotto quelle luci si faceva fatica a riconoscere le sfumature precise. quella fu la prima cosa che notai di lui. poi che era altissimo e super magro. quel classico fisico da tossichello, insomma. subito dopo si levò la mascherina e io ebbi un lapsus. porca troia, era drefgold.
"stronzo, non mi dici mai un cazzo eh?" esclamai a dami.
"che ti frega di lui?" rispose con superficialità. geloso di merda. mi alzai e andai verso il gruppetto di persone che si era formato attorno al nuovo arrivato. mi feci spazio e finalmente mi ritrovai davanti a elia. era carino.
"piacere luna" dissi porgendogli la mano. non mi sembrava si facesse tante paranoie riguardo il corona, dal modo in cui s'era levato la chirurgica. di fatti accolse la mia stretta con apparente foga.
"elia, piacere mio" disse facendo un sorrisetto strano, come se non se l'aspettasse. che cazzo, era solo buona educazione, infondo. notai allora il suo piercing alla guancia, era figo davvero. nic poi si appoggiò a me, portando il suo braccio sulla mia spalla, con totale scioltezza.
"che ci fai qui?" domandò poi a dref.
"sono qui con amici, stiamo concludendo un progetto" rispose un po' distratto. abbassai lo sguardo, indossava le mie stesse uptempo. poi aveva una tuta nera, e un dolcevita bianco. come cristo faceva a stare così? si cuoceva.
"ah beh anche noi stiamo lavorando. bro se ti va fai un salto in studio da noi, magari portiamo a termine qualcosa" riprese nic. invidiavo un sacco la sua voglia di fare, sempre, in qualsiasi campo. manuelito lo appoggiò. io mi sentivo un po' in imbarazzo, sia per la mancanza di dami affianco a me, sia perché io, a tutti gli effetti, li non ci centravo proprio un cazzo. così sussurrai una stronzata a nic, lui rise e io me ne andai. quando tornai al posto di prima, però, dami non era più seduto. non riuscivo più a vederlo nelle vicinanze, in realtà. diedi un'occhiata un secondo al cellulare, ma niente. così presi a guardarmi intorno, tempo di girarmi e mi ritrovai ad un centimetro dal viso elia.
"gesù, che spavento" affermai. mi uscii dal cuore.
"non volevo spaventarti" disse sorridendo. okay...
"a me sembra di averti già vista.." riprese lui con aria pensierosa. non capivo come mai, ma nei suoi modi di fare riuscivo a scorgere sempre un lato comico. era un po' buffo.
"non credo, mi ricorderei di te" dissi in totale sincerità. di fatti era un tipo piuttosto difficile da scordare con un nonnulla.
"non eri la tipa nelle storie di salmo?" o cazzo. mi coprii il viso col palmo della mano.
"ah e anche in quelle di supreme, dai eri tu no?" poche volte dami mi aveva mostrato nelle sue storie, aveva una memoria di ferro.
"si è possibile" risposi soltanto.
"e che fai? canti, produci..." ci rieravamo.
"no no, sono solo un'accompagnatrice" lo interruppi. lui alzò le sopracciglia.
"peccato" disse semplicemente. poi si voltò. no no, non poteva finire lì. presi a seguirlo.
"perché?" chiesi. lui si sedette sui divanetti dinanzi. io aspettai un istante, poi mi accomodai al suo fianco. se dami spariva così dal nulla, non poteva farne una colpa a me.
"c'hai una faccia che venderebbe." io lo guardai scioccata.
"cioè in realtà tutto di te venderebbe, non solo la faccia" continuò squadrandomi. io ero totalmente senza parole. poi scossi la testa.
"da dove minchia esci fuori tu?" ero abbastanza infastidita, ed ero anche agitata, già di mio. lui rise un po'. eppure dava l'idea di essere uno così innocente...
"non volevo essere invadente, era un'osservazione" riprese poi. sembrava un po' suonato, ora che ci ripenso. da vicino riuscii a scorgere che i suoi occhi erano appena rossi, seppure l'ambiente fosse tutto molto buio. come volevasi dimostrare, due secondi e tirò fuori dalla tasca della tuta le cartine. io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, e non sapevo se fosse stato perché era un individuo estremamente strano e divertente da guardare, o perché stavo fremendo dalla voglia di fare un paio di tiri. di fatti me la passò subito, senza nemmeno chiedere. mi piaceva questa sua sicurezza in ciò che faceva, senza alcun tipo di timore. gliela invidiavo.
"sei amico di dami?" gli domandai sbuffando fumo. lui mi guardò spaesato.
"tha Supreme." mi saliva quasi la nausea a chiamarlo così, non capivo perché. lui era dami e basta, cazzo.
"aah il ragazzino" commentò. io alzai le sopracciglia, ma prima d'intervenire aspettai che terminasse.
"non ho mai avuto modo di parlarci, ma sembra uno in gamba. musicalmente parlando, non credo i nostri due mondi potrebbero mai incontrarsi per far uscire qualcosa."
"capisco" risposi soltanto, per poi ripassargliela. le nostre dita si sfiorarono. restai incantata qualche istante sull'altro piercing, al sopracciglio. luccicava nell'ombra. dopo però qualcun altro attirò la mia attenzione. davanti a me c'era dami. grazie a dio. mi alzai e andai vicina a lui, stava guardando elia, in cagnesco. poi all'improvviso mi afferrò per il fianco destro e mi baciò, con passione. in mezzo secondo la sua lingua si muoveva in armonia con la mia e la sua mano era sul mio culo. non l'aveva mai fatto. non così. non in pubblico. dopo mi staccai per prendere il respiro e notai elia che ci fissava imbarazzato. quanto ero stupida. avrei dovuto capirlo dal primo secondo.
"dove eri andato?" gli chiesi all'orecchio. lui mi strinse più forte.
"puzzi. da chi hai fumato?" evitava di rispondere ed io non lo sopportavo.
"dal tuo migliore amico elia" sussurrai per non farmi sentire. lui alzò un sopracciglio.
"avrete parlato di socrate e robe simili nel frattempo, immagino" commentò sorridendo e prendendomi in giro spudoratamente. io presi la sua mano e me la levai di dosso. non poteva fare così con me, passarla liscia come se potesse farlo.
"so che ti senti una merda dami, ma cerca di non trasmettere il tuo malumore anche agli altri, okay?" gli dissi calma, per poi tornare a sedermi accanto a dref, guardandolo con aria di sfida. lui respirava con più fatica, gesù mi sentivo io la vera merda, ma in quel momento, davvero, non te ne frega mai un cazzo di solito. pensi solo che la legge del taglione sia la cosa giusta, ma infondo se la nostra democrazia funzionava in maniera diversa, oggi, un motivo c'era. lui allora prese un drink e lo scolò tutto d'un sorso, poi se ne andò verso la pista da ballo, verso la massa. ovviamente di gente non ce n'era troppa, per via delle restrizioni, ma era abbastanza. io lo trovavo un comportamento da bambini, ma come potevo parlare io? sotto avevano messo "Maria I'm Drunk" di travis. amavo quella canzone, e anche dami, che ora si muoveva davanti ad una biondina. era bassa, bruttina secondo i miei gusti. o i miei occhi infastiditi, chissà. ma stavo facendo un po' l'egoista ad ignorare così il mio nuovo amico.
"dove vivi elia?" gli chiesi allora con finta nonchalant.
"sono di bologna. tu sei palesemente di roma." astuto.
"già, vivo a milano da un po' però" continuai.
"scusa ma il tuo tipo che problemi ha?" domandò inaspettatamente.
"come?" chiesi in totale imbarazzo.
"mi fissa fossi il presidente, digli di non agitarsi, ti prego." mi voltai verso dami. ci stava guardando, si. dio, era peggio di un bambino forse. mi voltai nuovamente verso elia.
"fatti suoi se si agita, no?" lui fece un tiro.
"non lo so" rispose banalmente. cazzo, si stava annoiando, era ovvio. poi tirò fuori dal suo borsello una bottiglietta. oh merda.
"me la vai a prendere della sprite al bar?" mi chiese porgendomi dieci euro, che teneva tra il medio e l'indice. a me batteva più forte il cuore. presi i soldi e mi alzai. tornai con la bevanda e il resto. gli misi davanti al naso entrambi. lui afferrò la bottiglia con calma, aveva delle mani bellissime.
"tienilo pure" disse riferendosi ai soldi. io mi sedetti.
"ti sembro una cameriera? gesù tieni!" affermai lasciandogli sulle gambe le monete. lui sorrise. perché? era irritante. poi prese a preparare quella merda. come per magia la sprite si colorò di un viola accesso. giuro, ero a tanto così dal vomitare. eppure l'ultima cosa che mi ricordavo era la mia mano vicino a quella di elia, mentre mi passava la bottiglia. poi blackout. e, come fosse normale, mi ricordai d'esser stata seduta in cerchio, da qualche parte. eravamo all'aperto però, sembrava un parchetto. non si vedeva nulla, buio fondo. merda, c'erano facce sconosciute dinanzi a me, se non per dref, alla mia sinistra. erano i suoi amici. perchè senza dami andavo sempre a cacciarmi in qualche guaio?
"raga tocca a elia!"
"a che gioco stiamo giocando?" gli chiesi piano, tutta frastornata.
"è da dieci minuti che stiamo giocando" rispose facendo un risolino.
"ho mal di testa, non ricordo tanto."
"okay, è un gioco nuovo, l'ha inventato lore" disse indicando un ragazzo lì vicino, che intanto sorrideva. eppure a me non prometteva nulla di buono.
"a turno devi affrontare una sfida, se ti rifiuti, ti tocca la penitenza" continuò subito dopo.
"wow, di un'originalità spiazzante" commentai.
"l'originalità sta nella penitenza" intervenì allora quello che doveva essere lore.
"qual'è?" chiesi dunque, anche se avevo un po' di paura. e facevo bene ad averne. lore tirò fuori dalla tasca dei jeans, con estrema calma, una beretta. poi si fermò ad osservarla, quasi compiaciuto. porca troia. spalancai gli occhi, avevo la bocca asciutta e non riuscivo a capire se stessi respirando o meno.
"non hai mai fatto la roulette russa?" chiese un altro ragazzo vedendomi in panico. che razza di domanda era?!
"no, cristo!" gridai quasi. poi mi accorsi che il tipo affianco a me era sdraiato. a momenti urlavo.
"stai tranquilla, sarà svenuto" mi disse elia, portando una mano sulla mia spalla. io mi voltai nuovamente e notai con più attenzione che stava respirando. grazie al cielo.
"non è mai morto nessuno, devi essere un pazzo per rifiutare una sfida" cercò di rassicurarmi un altro ancora. certo, ora ero assolutamente meno preoccupata.
"e allora perché diavolo lo fate?"
"brivido del pericolo" disse elia sorridendo. branco di idioti. feci per alzarmi, ma qualcuno mi bloccò. elia.
"eddai, non sei costretta a fare nulla, almeno resta qui per il mio turno. poi ti riaccompagno al locale, okay?" cosa avrei potuto rispondere? tornai seduta come prima. ero totalmente fusa, totalmente. non mi facevo di lean da una vita. io non ero più così, cazzo, io ormai ero matura. ma la situazione in cui mi trovavo non rassicurava affatto quel pensiero.
"bene capo, per te una tosta allora" disse lore.
"fatti fare una sega dalla ragazzina" mormorò uno. risate generali.
"nah, è uno spettacolo che non vorrei vedere" commentò allora lore. altre risate. io però non ci facevo nemmeno caso, fissavo il vuoto e speravo che sarebbe finito tutto presto. ero con degli sconosciuti e avevano una fottutissima pistola. non poteva andare che meglio.
"smezza un flash con la tua amichetta" affermò allora. ero l'unica ragazza nel gruppo, logico si riferisse a me.
"che sfida del cazzo" rispose dref ridendo. i flash. la cosa più immatura e senza senso che un fumatore di cannabis possa mai provare. di quelle stronzate che fai a quattordici anni. sulla carta, però, noi eravamo più che quattordicenni.
"beh se vuoi farti succhiare il cazzo da una minorenne..."
"no, merda, va bene il flash!" lo interruppe bruscamente. ancora una volta, io non interventii nemmeno. se una sola inalata di veleno poteva salvarmi da quella situazione, ero disposta a farlo. allora dref tirò fuori una cartina e della roba. la girò, e mentre passava la lingua sulla carta, alzò gli occhi su di me. mi venne in mente dami. avevo un nodo strettissimo in gola, volevo tornare da lui al più presto. intanto mi scese una lacrima, ma non ci feci caso. forse era il panico. la fumammo in pochissimo, io stavo già per collassare. e poi arrivò il momento fatidico. ovviamente cominciò lui. come succedeva in quei film di hollywood, come the wolf of wall street per intenderci, solo che non avevamo la bianca. e grazie a dio, pensai. elia dopo aver aspirato cominciò a ridere. strizzava gli occhi.
"raga quanti ricordi!" esclamò subito dopo. poi mi passò il filtro. ora toccava a me. che poi, io in tutto ciò che c'entravo? avevo tutti gli occhi puntati addosso, così con l'indice tappai una narice e con l'altra procedetti, in mezzo secondo. girava tutto, non vedevo e sentivo più un cazzo. ma ero abbastanza cosciente dal sentire le mani di elia su di me, pronto a tirarmi in piedi e subito dopo verso il club. finalmente. tutto il mio peso era praticamente appoggiato a lui. quando mai sarei stata in grado di camminare sulle mie gambe, sempre e nonostante tutto? ero una stupida, un'idiota totale. lo dimostrava la faccia di dami, impanicato fuori dal locale. era totalmente distrutto, questo me lo ricordavo. ricordavo anche di aver controllato il telefono, poco prima, e di aver letto sul display 16 chiamate perse, tutte sue. che problemi avevo? appena ci vide arrivare, si smosse e ci venne in contro.
"che cazzo!" lo sentii esclamare fissando elia. e io in quel momento avrei soltanto voluto non esistere.
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sempre quei due ~ tha Supreme fan fiction
ChickLitcontinuo di "soli in due". • • • "dimmi solo perché" m'interruppe lei, con voce bassa e tremante. io ero rosso in faccia. "se non mi dai una buona motivazione, una sola dami...me ne vado. e non so se torno." era sempre stata troppo insicura anche s...