chapter 10

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così passammo la sera tra noi, e mi resi conto di quanto davvero avessi bisogno di un momento per staccare. e i giorni dopo passarono talmente in fretta che mi venne paura. infondo non si trattava solo dei miei problemi con sara, o con il padre che in realtà non avevo mai avuto. dopo quella vacanza, dopo la fine dell'estate, non avevo la minima idea di che fine avrei fatto. sarei tornato a roma...senza luna. così mi si stringeva quel fottuto nodo in gola, capitava anche che facessi fatica a respirare. non dico che mi fosse venuto qualche attacco, ma ogni tanto sembrava di sì. non capivo più un cazzo. soprattutto in quel momento. avevamo appena scopato, avevo il fiatone e fissavo il soffitto. lei era vicino a me. ero venuto davvero in fretta, mi sentivo un po' in colpa, ma, dopo troppo tempo passato ad angosciarmi, quel senso di pace riusciva a sopprimerlo. a parte i nostri respiri, c'era un silenzio di tomba. tutti dormivano, e questa volta avevamo seguito i consigli di nic. o perlomeno pensavamo di aver fatto silenzio, ma non ne ero così sicuro.
"stai bene?" mi chiese all'improvviso. io non lo sapevo, lei l'aveva capito.
"si" dissi comunque. mi venne da piangere, e giuro, non capivo perché. lei allora si mise a sedere e prese a fissarmi. dopo poco sospirai e feci lo stesso. eravamo entrambi nudi, senza vestiti e senza barriere.
"che ti prende?" non riuscivo a captare se fosse scocciata o preoccupata. in tal caso, l'avrei capita. merda, cominciavo a starmi sul cazzo da solo. non le risposi e portai una mano sul mio viso. io la sentii agitarsi un po', ma non vedevo nulla, ero troppo impegnato a trattenermi e ad evitare che uscissero lacrime. ma all'improvviso la sentii avvolgermi. mi strinse a sé, neanche con troppa forza, ma con quell'ingenuità che mi faceva apprezzare quel semplice abbraccio anche il triplo. forse era soltanto lei a rendere tutto diverso, un po' più bello. avvenne in un quarto di secondo che la strinsi a mia volta e scoppiai. per davvero, forse come non era mai successo. mi sembrava quasi ridicolo, di solito lei piangeva così, ora stavo io singhiozzando senza ritegno sulla sua spalla scoperta. luna così si aggrappò più forte alla mia pelle.
"dami.." disse solo, sofferente. io continuavo a piangere come un bambino.
"ti prego, non riesco a vederti così.." continuò appena dopo. nemmeno io avrei voluto che mi vedesse così.
"mi dispiace" riuscii a sussurrare con voce rotta, tra un singulto e l'altro.
"non devi chiedere scusa" affermò lei seria, mentre restavamo esattamente fermi dov'eravamo.
"ti amo, come il mondo, come nessuno, e puoi piangere quanto vuoi, tutta la notte. tanto lo sai che non dormo."
"ti amo luna.." dissi a mia volta tra le lacrime. l'amavo, ogni secondo che passavamo insieme sempre di più. purtroppo ci staccammo, e lei mi stava fissando. dovevo avere una faccia orribile.
"mi sento un coglione.." dissi dopo essermi ripreso appena. avevo ancora il viso bagnato. nonostante il buio lei doveva averlo visto, poiché passò i pollici sulle mie guance per asciugarle.
"lo sei, credimi, ma un coglione troppo forte." non potei resistere dal sorriderle.
"ascolta dami, lo sai che non possiamo continuare così" disse però ad un tratto. io tornai serio e la guardai negli occhi.
"che vuoi dire?" chiesi visibilmente spaventato, non me ne fregava un cazzo di farmi vedere fragile da lei, ormai luna mi conosceva meglio di me stesso.
"questa cosa ti sta distruggendo. guardati, perché io non ce la faccio più a sentirti sempre come se fossi sull'orlo di un crollo. tu non ti meriti questo." non sapevo cosa dire, nessuno mi aveva mai detto cose del genere. ricordavo solo le parole di mia madre, o delle professoresse, che involontariamente mi auguravano il male. io stesso in realtà lo facevo. e grazie a dio c'era luna, però.
"che cosa devo fare?" domandai ormai al limite.
"dami ce ne torniamo a roma."
"cosa?" esclamai alzando le sopracciglia. l'aveva detto con tale nonchalance che credevo di essermelo immaginato.
"se vuoi io posso anche stare qui, ma tu e sara dovete tornare."
"luna che cazzo stai a di..."
"dami le ho parlato" m'interruppe bruscamente.
"a sara?" domandai confuso. d'altronde i patti erano quelli.
"non solo. a tua madre" disse infine. porca puttana. cominciò a mancarmi il respiro. non poteva venirmi un attacco, non in quel momento, non con lei davanti.
"senti, mi ha raccontato un po' di cose. penso che lei abbia bisogno di voi, anche solo di parlarvi faccia a faccia" continuava, ma io facevo fatica a starle dietro.
"dami non hai idea, non voglio farti preoccupare okay? però è la cosa giusta da fare, deve essere lei a parlarvene. è una cosa seria." lei continuava a parlare ma io tanto non stavo capendo più un cazzo. mi alzai all'improvviso e mi rivestii di fretta. poi mi diressi verso la porta.
"dove vai?" mi chiese allarmata e allo stesso tempo sconsolata. non volevo farla preoccupare, era l'ultima cosa che volevo.
"ho bisogno di fumare" le dissi soltanto, e poi uscii. cercando di fare il più piano possibile, attraversai la villa, immersa nel silenzio di quella notte, e me ne andai in veranda. fuori in realtà faceva un po' freddo, ma era l'ultimo dei miei problemi. tirai fuori una j già girata e l'accesi. appena feci un tiro, automaticamente sospirai di sollievo. mi piaceva stare da solo, mi era sempre piaciuto, ma in quell'istante sentivo solo un fottuto vuoto nello stomaco. come se mi avesse letto nella mente, d'un tratto apparse luna, con una mia maglietta addosso e a piedi nudi. senza dire nulla venne vicino a me e prese a guardare il cielo, con me. io dopo poco gliela passai. mi ero già calmato, merito di mary ma anche merito di quella fragile ragazza che mi ritrovavo al fianco. meno male, pensai, meno male che almeno c'era lei.
"scusa se sono scappato" le dissi allora. poi la guardai sbuffare fumo.
"il giorno in cui smetterai di chiedere scusa, io smetterò di fumare. giuro" affermò seria. a me scappò una risatina. mi accorsi realmente di quanto fossimo simili. i ruoli in realtà non si scambiavano mai, eravamo semplicemente due persone affini.
"ne hai parlato con sara? dico dell'idea di tornare" chiesi tornando al discorso principale. intanto nella notte si potevano solo udire i grilli e il vento soffiare piano.
"penso sia meglio che lo faccia tu, infondo riguarda voi, io non c'entro nulla..."
"si si, hai ragione" la interruppi per non farle dire nient'altro, nulla di cui avrebbe potuto pentirsi. lei mi ripassò la canna.
"che cosa ti ha detto mamma?" domandai con un filo di voce. ma infondo quel momento prima o poi sarebbe dovuto arrivare. lo sapevo io, lo sapeva lei. luna fece un sorrisetto.
"se te lo dico, poi non avrebbe senso andarla a trovare. lei non voleva nemmeno dirmelo, le è scappato."
"che cazzo luna, devo preoccuparmi?" ero nervoso, come potevo non esserlo? lei si portò una mano tra i capelli.
"no." non mi convinceva, eppure restai zitto.
"comunque se vuoi vi accompagno.." riprese subito dopo, come se volesse per forza cambiare discorso.
"no" dissi stavolta io, buttando la cicca per terra e calpestandola.
"te l'ho già detto, e pensavo l'avessi capito che devi stare lontana dai miei guai." non so perché d'un tratto ero diventato freddo, ma anche lei stava facendo un po' la stronza.
"okay.." disse deglutendo.
"..allora io me ne vado a casa" continuò dopo pochi secondi di silenzio. io mi voltai subito verso di lei.
"casa?" pensavo casa sua fosse con me. pensavo che il discorso oramai era chiuso.
"a milano dami, infondo ho ancora una vita lì..una famiglia." non pensavo dicesse sul serio.
"è davvero questo quello che vuoi?" le chiesi con un nodo strettissimo in gola, ma non dandolo a vedere. o perlomeno provandoci. pensare che mi ero oramai convinto del fatto che avesse accettato di restare per sempre con me. evidentemente ero un povero illuso. ma ero anche uno stupido ragazzino viziato, pensavo a me e a basta. me ne rendevo conto, si.
"beh dovrei restare qui senza te? e dopo?" non aveva tutti i torti.
"dopo vieni a roma" mi uscì di bocca. lei abbassò lo sguardo.
"vieni a roma e vieni a lavorare con noi, te l'ho già detto. e poi ho un una fracca di soldi da parte, il ricavato dell'ultimo ep, ci compriamo una casa più grande. lo so che casa mia è una topaia, ma non avevo un motivo valido per sbarazzarmene. ora ce l'ho." mi fermai un istante. la vedevo distante. merda merda merda, stava andando tutto male. cazzo.
"compriamo?" domandò con lo sguardo perso nel vuoto. io non stavo capendo.
"tu dami, tu compri. e io non voglio vivere sulle tue spalle..." finalmente alzò lo sguardo. ci guardavamo e sembravamo soltanto due anime sole nella notte. le stavo offrendo l'opportunità di restare sola per sempre, ma con me, eppure non capivo perché si ostinasse a rifiutarla. ma dovevo aspettarmelo, nulla era mai facile con lei.
"luna, tu sei l'unica persona di cui io abbia la certezza che se è al mio fianco, è perché ci vuole stare davvero" esordii d'un tratto.
"che c'entra ora?"
"tutto questo, tutte queste persone...vanno e vengono, okay? tu resti perché ci sei da prima che sia cominciato lo spettacolo. e se ti dico che non è cambiato un cazzo da quando eravamo due ragazzini fatti marci alle tre di notte che schimicavano in un supermercato scrauso, devi credermi." lei sorrise.
"io vorrei crederti, ma le cose son cambiate."
"ho fatto un po' di soldi, ho realizzato il sogno" le dissi estremamente serio. luna fece una faccia strana, come se avesse appena realizzato qualcosa.
"ma non è il sogno senza di te" conclusi.
"scusa" mi disse con voce rotta.
"perché chiedi scusa?"
"perché sono stata egoista, una viziata del cazzo. tu..tu ce l'hai fatta e forse a me questa cosa mi fa star male perché io invece..io non sono cambiata" ammise in totale sincerità, ma col fiato un po' sospeso. la capivo, ma ero stupito perché non avrei mai potuto immaginare che provasse questo. era perché non parlava mai, cristo.
"non ne avevo idea" affermai allora. lei guardò in alto, aveva gli occhi umidi. anche io, in realtà, e non me n'ero nemmeno accorto.
"però hai torto" aggiunsi continuando a guardarla.
"che?"
"io avevo bisogno di cambiare, tutto, e poi se ce l'ho fatta è anche grazie a te. tu invece sei sempre stata quella con la testa sulle spalle, con le idee chiare. voglio dire, guardati. hai finito scuola, te ne sei andata di casa e hai lavorato per permetterti una vita lontana da ciò che ti distruggeva. e adesso luna è l'ora che tu la smetta di fare la scema, perché lo sappiamo entrambi che non vedi l'ora di vivere quella vita che hai sempre sognato." lei adesso mi guardava a sua volta, con la differenza che sorrideva.
"forse hai ragione.."
"forse?" dissi sorridendo anche io.
"se sei qui è per merito tuo, non mio" terminai definitivamente. luna adesso sembrava realizzata.
"quindi conviveremo?" merda, quella parola, quella fottuta parola. non potevo negare che mi spaventasse a morte, ma allo stesso tempo ero eccitato come non mai.
"se mentre risolvo i miei casini tu prometti di star qui e far la brava...si" dissi. luna trattenne un risolino. poi si avvicinò piano, molto lentamente. io istintivamente portai le mie mani attorno ai suoi fianchi. mi presi un attimo per godermi il suo profumo, l'unico che ogni maledetta volta mi provocava le farfalle nello stomaco.
"da'.." disse estremamente piano. erano poche le volte in cui mi chiamava "da'". però mi piaceva.
"si?"
"ora canti un po' per me?" il mio cuore si sciolse. presi a respirare con più fatica, ma non era ansia. era emozione. la strinsi più forte.
"si, certo."

sempre quei due ~ tha Supreme fan fictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora