chapter 9

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così alle quattro del pomeriggio sara era finalmente arrivata ad olbia. io, luna, nic e igna andammo a prenderla all'aeroporto. era sorridente e splendida come sempre. coi suoi capelli biondi e corti, un vestito troppo elegante per un viaggio. si, vedevo il suo sorriso anche da sotto quella fottuta mascherina. fu lei a corrermi in contro e subito si buttò tra le mie braccia. io restai fermo all'inizio, come un idiota. ma poi la strinsi forte, ero un coglione e a dirglielo non ne ero capace, ma speravo che così avesse capito quanto le volessi bene e quanto, nonostante tutto, fossi pronto ad affrontare quella situazione assieme. non eravamo soli, merda, l'uno aveva l'altra.
"come stai?" le chiesi mentre igna ci portava alla villa.
"bene bene, il viaggio è stato tranquillo." le sorrisi. luna, seduta davanti, era comunque perennemente girata verso nic. stavano facendo un gioco del cazzo, non so probabilmente inventato da loro. in quel momento capii che casa era quella. e ovunque fossi andato, sarebbe rimasta tale.
una volta arrivati aiutai sara a sistemare le sue cose nell'ultima stanza degli ospiti rimasta libera. era sempre più affollata, quella casa. eppure non potemmo praticamente più parlare, ci ritrovammo subito in studio a lavorare. entro la sera, lei aveva già pronta la strofa e in pochi minuti l'avevamo reccata. ormai il pezzo era concluso e per festeggiare tutti avevano in programma di andare al solito locale, compresa sara. a me non andava, non capivo proprio, perché sembrava quasi che stesse scappando da me. ed era lei la più grande, era lei la vera adulta, e si stava comportando da bambina, che non vuole assumersi le sue responsabilità. forse ce l'avevamo in comune la mania di evitare di affrontare i nostri problemi fino a farli diventare ingestibili, ma ora avevo bisogno di lei. ne avevo bisogno, e lei probabilmente non lo capiva, perché io non sapevo farmi capire. mi stavo dirigendo in bagno, quando di fretta uscì luna, con un vestitino strettissimo, truccata alla perfezione, pronta per la serata. quasi andò a sbattermi contro.
"ehi" disse lei completamente stranita, guardandomi dalla testa ai piedi. plausibile, sembravo un cazzo di senzatetto, stavo in tuta e avevo due occhiaie enormi.
"ehi" dissi sorridendo appena. era bellissima, lo era sempre. forse però ero cattivo se pensavo a quanto stesse bene mentre indossava i miei vestiti, grandi il doppio dei suoi.
"muoviti ciccio, stiamo andando" disse per poi sorpassarmi. io la fermai piano, prendendola per il braccio. lei si girò confusa.
"non mi va" affermai solo, piegando un po' la testa. sul suo viso subito si dipinse un'espressione di preoccupazione.
"stai bene?" mi chiese fissandomi negli occhi, mentre io presi a fissarmi i piedi. lei coi tacchi, io con dei calzini spagliati. non sapevo cosa rispondere.
"dami non va nemmeno a me di andare..."
"ma sei già pronta" protestai guardando i suoi grandi occhi castani, messi in risalto dall'eyeliner. o almeno pensai si chiamasse così, ma non ne ero sicuro. luna roteò gli occhi. poi ci passò affianco anche manuelito.
"forza raga, andiamo."
"uhm, manu non mi sento tanto bene, resto qui con dami" gli disse aggrottando le sopracciglia.
"che hai?" domandò lui allarmato. l'avevo detto che aveva un debole per lei. oppure ero io semplicemente troppo paranoico. mi era venuta un'improvvisa voglia di fumare.
"cose da donna" disse lei portandosi le mani sulla pancia. dio, quanto la amavo. manuelito annuì e poi se ne andò. e come lui, tutti gli altri, lasciandoci ancora una volta soli. ma con lei vicino era impossibile sentirsi soli.
"abbiamo casa libera per le prossime cinque ore, forse di più. che vuoi fare?" mi domandò mentre si toglieva le scarpe. nel frattempo ci eravamo spostati sul divano del grande soggiorno. mi vennero in mente tutti quei pomeriggi dopo scuola a casa mia, o sua, a non saper che fare e ad inventarci qualsiasi cosa ci passasse per la testa. mi ricordai che quando eravamo più piccoli giocavamo davvero, e non a fort, ma a quei giochi da bambini. facevamo anche degli spettacoli, io di solito cantavo, per nessuno perché eravamo soli e non avremmo potuto farli vedere a nessuno, a nessuno che avrebbe capito. cantavo solo per lei, e mi bastava. pensai inevitabilmente a quanto stessimo bene in quei momenti, e la mia mente, purtroppo, mi portò anche a consultare l'idea del "se fossimo restati amici". scacciai subito quel pensiero, ricordando anche le parole della sera prima. le cose erano complicate, si, ma ne valeva la pena. cazzo, si. così io continuavo a guardarla, e a ricordare. lei si accorse di avere gli occhi puntati addosso e alzò lo sguardo. probabilmente anche senza volerlo, stavo indossando la solita espressione, che è facile da interpretare, soprattutto per lei.
"no no no, placa i tuoi ormoni" esordì all'improvviso. per l'appunto, lei capiva tutto. io portai una mano sulla mia bocca, dovevo calmarmi.
"e perché dovrei? gli esseri umani sono animali, devono seguire i loro istinti" la presi in giro sporgendomi verso di lei. quando in realtà dentro quello sguardo sapevamo entrambi ci fosse molto di più che la semplice umana voglia e desiderio.
"testa di cazzo, non stavo scherzando" disse seria.
"cioè?" chiesi confuso.
"non si scopa bro, c'ho le mie cose per davvero." oh. le sorrisi.
"nah, pe davero?" ripetei sfottendola e senza togliermi quel sorriso da coglione. volevo tirar fuori per l'ennesima volta la bora che stava in lei. mi faceva impazzire.
"cojone" m'insultò sorridendo. io sorrisi a mia volta, poi tornai seduto come prima, e tornai purtroppo serio. non riuscivo a smettere di pensare. giocai un po' a cod, mentre lei stava sdraiata sulle mie gambe a guardare e a parlarmi. avevo paura si annoiasse, anche se non sembrava, perché lei era maledettamente brava a mentirmi, soprattutto per farmi stare meglio. chissà però se era davvero quello ciò di cui avevo bisogno, o solo di esternare tutto, di urlare, di piangere o di fare qualcosa di estremo. ero nel bel mezzo di un conflitto interiore, e luna me lo leggeva negli occhi. d'improvviso smisi di giocare e spensi la play di manu. dopo sospirai e lei si alzò a sedere. aveva i capelli scompigliati ed era bella come non mai. mi ritrovai a chiedermi a cosa stesse pensando lei, invece, che mi guardava con quegli occhi distrutti. era colpa mia.
"tu e sara avete parlato, ve?" io deglutii.
"è proprio questo il punto, sta cercando di evitarmi" sputai finalmente il rospo.
"allora forse devi fare tu il primo passo."
"non ne sono in grado..."
"si invece" m'interruppe. io sospirai.
"che cosa dovrei dirle?" mentre lei stava per rispondermi, io non glielo permisi.
"ehi cosa ne pensi del fatto che nostro padre, lo stronzo che ha preso i nostri soldi e se n'è andato, adesso sta cercando di riavvicinarsi? perché sai, sta cosa a me fa tanto incazzare ma sono un figlio di puttana quindi magari mi sbaglio e dovrei solo dimenticarmi di tutto, andare da lui e dire al bastardo che gli voglio un grande bene!" finii che mi mancava il fiato. lei mi guardava quasi spaventata. ero uno stronzo, non avrei dovuto trattarla così, ma ero troppo preso male per scusarmi. spostai lo sguardo in basso.
"non pensavo ti sentissi così" disse infine lei. io alzai le spalle, evitando ancora il suo sguardo.
"scusa, ho fatto solo casini, ti ho procurato guai e non ti sono stata vicina" esordì all'improvviso. allora io alzai la vista su di lei. luna poi si portò più vicina a me e, decisa, prese le mie mani, le strinse forte. prima di quel momento non mi ero reso conto di quanto avessi bisogno di un contatto fisico, qualsiasi, purché derivasse da lei.
"voglio che tu sappia che puoi parlare con me..."
"lo so" stroncai sul venire.
"intendo dire anche quando...si ecco, quando magari le cose non vanno alla stragrande. non voglio che tu ti tenga dentro tutto." io accennai un sorriso.
"ma non è facile" dissi infine. non lo era affatto, se fossi stato capace a tirar fuori tutto il casino che mi portavo dentro, sarei stato un uomo di gran lunga migliore. ma evidentemente ero ancora un bambino e non ne ero ancora capace.
"beh ma l'hai appena fatto. a modo tuo, si, ma ti sei aperto" ribatté sorridendo. già, era vero.
"quindi...adesso parlerai tu con sara?" le chiesi scherzando, ma con quella speranza che in realtà mi portavo davvero appresso. lei roteò gli occhi.
"so che hai bisogno di lei, dami. magari posso provare ad avvicinarmi, ma non ti prometto nulla" disse nonostante tutto. a me s'illuminarono gli occhi. poi mi morsi il labbro e mi salì improvvisamente la rabbia, se ripensavo che aveva il ciclo, che cazzo.
"ammò vie' qua" dissi facendo un sorrisetto sardonico. non l'avevo mai chiamata così. voglio dire, lei era sempre stata un "bro". luna non era la ragazza che potevi chiamare "amore" senza ricevere in cambio un'occhiataccia di disgusto. infatti adesso mi stava guardando stranita.
"core che ti prende?" le chiesi continuando a stare al gioco e avvicinandomi. poi chiusi gli occhi e portai la mia bocca vicino alla sua, ma lei mi bloccò con il palmo della sua mano.
"stammi lontano" esclamò ridendo come una scema.
"eddai" insistetti ridendo a mia volta, portando le mie mani attorno ai suoi fianchi.
"tu sei matto" mi disse col sorriso più bello. e allora io presi a farle il solletico.
"no dami!! vaffanculo!" urlò cercando di spingermi via e soffocando dal ridere. sembravamo due bambini. finalmente, pensai, tornammo quelli di un tempo, abbandonammo tutto ciò che non andava. restammo io e lei, e mi chiedevo cosa infondo ci fosse di meglio. terminammo sfiniti, come dopo aver fatto l'amore, e la sensazione era quasi la stessa. quella sensazione di pace interiore. lei stava sulle mie gambe e io la stringevo, non me la sarei fatta scappare più, mai più. era quello che continuavo a ripetermi in quell'istante, mentre il suo profumo mi invadeva da capo a piedi.
"amo giochiamo un po' a cod?" chiese completamente spensierata. io sbarrai gli occhi praticamente. mi spostai appena per guardarla in viso.
"come cazzo mi hai chiamato?" dissi sorridendo a trentadue denti. luna fece la finta offesa. dopo si alzò, lasciandomi al freddo, e andò a prendere i joystick. tornò a sedersi estremamente vicina. solo che non mi guardava, aveva gli occhi incollati alla tv, alla play che si stava accendendo e faceva un rumore del cazzo. io non avevo smesso di fissarla per nemmeno un secondo. lei muoveva in fretta le dita da L3 a R2 alla X, ed era completamente disinvolta.
"sai..." cominciò all'improvviso, mentre modern warfare si avviava.
"non è così male."
"cosa? MW sulla play di manu?" domandai confuso, finalmente portando gli occhi sul display. luna stava per far partire il game, ma si fermò un attimo. con la coda dell'occhio la vidi guardarsi le mani.
"no..." disse ridendo piano.
"come mi hai chiamata prima..." cazzo, non ci volevo credere. mi venne da sorridere automaticamente.
"capito?" domandò adesso spostando gli occhi su di me. mi colse alla sprovvista. è vero, luna non era quel tipo di ragazza, ma era il tipo di persona che avrei voluto vicino a me per il resto della vita.
"si." lei era un po' imbarazzata, a me quella situazione faceva un po' ridere. era la creatura più fragile e bella di questo mondo.
"amo però mo starta" esclamai di sorpresa, fissando lo schermo. lei fece un risolino, si prese un attimo per guardarmi coi suoi grandi occhi castani, poi cominciammo a giocare.

sempre quei due ~ tha Supreme fan fictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora