chapter 8

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restammo a fissarci negli occhi per secondi lunghissimi, avevo paura a togliere lo sguardo. non sapevo che fare o cosa dire.
"domani arriva sara" me ne uscii come nulla fosse, ma continuando a guardarla.
"credo sia un bene per te poterne parlare con qualcuno che..che non sia io" disse facendo un risolino. forse aveva ragione. sorrisi al pensiero che, effettivamente, luna era la mia migliore amica da una vita e a lei dicevo sempre tutto. lei era la mia famiglia.
"prima che cosa hai detto a nicco?" le chiesi cercando di cambiare argomento. luna bevve un sorso mentre, da dietro il bicchiere, indossava un'espressione confusa.
"perché?" domandò appoggiando il bicchiere vuoto sul bancone e mandando giù l'alcol. cristo, si stava rovinando. logico che mi passò per la testa il fatto che fosse colpa mia, che la stessi rovinando io. ma non lo sapevo davvero, e mi dispiaceva da morire. sapevo che ognuno era responsabile delle proprie azioni, ma avevo un buco nel petto.
"mi ha abbracciato dicendo che mi voleva bene.." ritornai a nic. lei scoppiò a ridere. io non riuscivo a togliermi quello stupido sorriso dal viso. nonostante tutto.
"te lo giuro, è rincoglionito o cosa?"
"non so, mi stavo solo sfogando con lui" rispose ancora divertita.
"avrei voluto che fossi stato qui. ti saresti potuta sfogare con me" dissi senza pensare. non ero geloso, mi dispiaceva solo, come sempre.
"beh sai, si parlava proprio di te.."
"lo so" la interruppi. poi le guardai le labbra.
"non abbiamo fatto pace solo perchè vuoi scopare, giusto?" gesù, ogni tanto le sue domande mi spiazzavano. la guardai con le sopracciglia inarcate.
"se fosse stato quello il mio bisogno, l'avrei fatto con una qualunque."
"oh." quant'era insicura, quant'era bella.
"ma non l'hai fatto, ve?" riprese. io sorrisi, inevitabilmente. poi mi avvicinai lentamente. le misi una mano sulla guancia, le nostre labbra erano vicinissime.
"smettila di fare domande di cui sai già la risposta" dissi allora, ad un passo dal baciarla. lei allora alzò la testa, quasi scostandosi, e non capivo perché. solo dopo afferrai. mi diede il libero accesso al suo collo, così proseguii. lei nel frattempo portò le sue mani tra i miei capelli. quando finii, le lasciai un bel livido. mi pulii la bocca con il palmo della mano e subito dopo qualcosa attirò la nostra attenzione. "fuck 3x" di sottofondo. le guance di luna erano rosse.
"che musica di merda" qualcuno esclamò. ci girammo entrambi contemporaneamente, era nic.
"oh scusate" disse facendo finta di averci notato solo ora. io scossi la testa, luna lo spinse piano per il braccio.
"avete chiarito" affermò con gli occhi fissi sul collo di luna.
"cosa te lo fa notare?" chiesi per provocarlo. lui fece una risata ironica. io guardai luna e lei mimò con le labbra uno "stronzo".
dopo forse un paio d'ore, noi tre decidemmo di uscire da quel buco opprimente. o almeno lo stava diventando per me, facevo fatica a respirare. fuori il celo era del nero più intrinseco, ma era ancora ricoperto interamente da un tappeto di stelle. brillavano e, in una qualche misura, riuscivano a placare il mio respiro affannato. stavo un po' meglio, ma forse era merito delle persone con cui mi ritrovavo a camminare, disordinatamente, per quelle strade. in quell'istante sentii un po' la mancanza di roma e, subito dopo, una profonda voragine di malinconia. perchè tutto oramai, soprattutto roma, mi ricordava qualcosa. qualcosa in cui ci centrava lei, perché, che sia stato un bene o no, era diventata il centro del mio tutto.
"mi stava attaccata, era palese volesse il mio cazzo" esclamò nic, che stava discutendo ormai da dieci minuti con luna circa della ragazza con cui stava ballando nel club.
"smettila, tu vuoi le botte" affermò luna ormai esausta. eppure era felice, nonostante tutto, io lo vedevo. in una qualche misura lo ero anche io, ma solo nel vederla così. se pensavo alla mia vita, tutto stava precipitando, assieme a me. luna poi si girò verso me.
"diglielo anche tu, ti prego" mi disse sorridendo. io alzai le spalle in segno di indifferenza. lei scosse la testa. poi però venne più vicina e mi prese la mano. io per un secondo mi sentii scosso, poi mi si scaldò il cuore. continuammo a camminare mano nella mano, avrei voluto restassimo così per sempre. arrivammo più o meno salvi a casa. nic ci salutò per poi ritirarsi in studio a finire qualcosa, non so cosa. era un matto, non si fermava mai, non dormiva mai.
"vado in veranda" dissi poi rivolgendomi a luna. però non mi mossi, era palese che la stessi aspettando.
"vengo con te" disse un po' insicura, ma neanche troppo, e a me quella sua mezza fermezza faceva impazzire. sorrisi. così ci ritrovammo seduti uno di fronte all'altra, ancora. io avevo il mio pc, ma infondo facevo finta di guardare lo schermo. come potevo privarmi della vista di quel viso?
"a che lavori?" mi chiese con gli occhi pieni di curiosità e così innocenti. eppure avevano visto tutto, ed io invece lo vedevo.
"devo mixare le voci di una traccia. probabilmente è uno scarto, ma sai..."
"mh" disse lei tutto tranne che annoiata, e mi faceva impazzire.
"lo sai che in studio c'è un piano a coda?" le domandai facendole capire che mi andava davvero di parlare, parlare con lei. poi vidi una scintilla attraversare le sue pupille.
"sul serio?" io annuii.
"ma qualcuno qui ha deciso di non voler più studiare.." si, stavo facendo un po' lo stronzo. lei suonava il piano fin da quando era bimba, mi ricordavo che agli inizi era lei che mi insegnava le basi della teoria musicale di quello strumento. io invece già suonavo la chitarra, e provavo a fare lo stesso con lei, ma proprio non ne voleva sapere, poi testarda com'era. vedeva solo il suo piano, che era tutto trasandato in realtà, anche un po' scordato, ma non avevamo i soldi per fare quasi nulla che non fosse mangiare. che non fosse procurarci quella merda. avevamo fatto tanti sbagli, già, e adesso eravamo più consapevoli. ora eravamo, bene o male, adulti.
"splendido, vedi di non farmi tornare i sensi di colpa" disse lei seria, ma sapevo avesse voglia di scherzare. io la guardai fissa negli occhi.
"ne abbiamo passate tante" esclamai d'un tratto. lei mi guardò confusa. di fatti non c'entrava un cazzo. neanche a dire che ero tutto stunnato, non avevo né bevuto e né fumato. forse era la sua presenza a frastornarmi.
"lo so" disse semplicemente.
"luna..." mi fermai.
"si?" i nostri occhi ancora si guardavano a vicenda.
"cosa farai adesso?"
"adesso? non so, stavo pensando di tirarti una cinquina." io sorrisi.
"lo sai cos'intendo..." ripresi. lei restava seria.
"non sono la tipa che fa piani."
"pensi non lo sappia?" chiesi sorridendo. lei sorrise un po' imbarazzata e tolse lo sguardo. prese a guardare in basso e una ciocca ricadde dolcemente coprendole il viso.
"ti ricordi quando abbiamo parlato sul balcone di casa tua?" domandò all'improvviso, evitando ancora di guardarmi.
"dipende quale volta intendi" dissi facendo un risolino. anche lei rise appena.
"scusa. dico quando parlavamo del futuro." me lo ricordavo, benissimo, ogni singola parola. io di lei non scordavo niente, mai.
"più o meno" dissi tuttavia. così lei alzò gli occhi e mi fissò.
"hai detto che mi avresti sposata" disse per poi sorridere. io però restai serio. sentivo le farfalle nello stomaco, quelle fottute farfalle. era un cazzo di allevamento.
"questo te lo ricordi?" chiese luna, dato che io me ne stavo zitto.
"si" risposi con un filo di voce, ancora immobile. lei ora si rilassò e non capivo come facesse a stare così tranquilla. forse non era completamente lucida, ma la sua voce era chiara e netta, non vacillava.
"che sei un cretino te lo ricordavi?" lei rise. io sorrisi, mi venne spontaneo. di solito provavo a trattenermi.
"ho un vago ricordo" commentai stando al gioco. ma finimmo di ridere, anche quella volta.
"non stavi a scherza, da" affermò impassibile, seppur mi sarei aspettato una domanda. nonostante il momento, non potei fare a meno di notare quanto le stesse bene il dialetto coatto. prima di me, tralasciando la zona in cui abitava, frequentava le sue amiche parioline ed era grazie a me se aveva smesso di parlare in quel modo fastidioso. che in realtà a lei stava bene, ma ora quando parlava m'ispirava il sesso più puro.
"o ci sei?" tornai alla realtà.
"si" dissi ancora. ero nettamente in difetto in questa conversazione, e poche volte capitava. io con le parole ci avevo sempre saputo fare, e lei mi scombussolava sempre i piani.
"perché mi dici questo?" chiesi allora. lei alzò le spalle.
"è che ogni tanto ci penso..." rispose poi sorridendo.
"a quanto sono idiota?" lei sorrise e dopo qualche secondo ferma, si alzò in piedi. venne a sedersi appiccicata a me, io avevo la bocca asciutta e guardavo in basso, lei, stranamente sicura di sé, mi fissava.
"tu sei impulsivo dami.."
"tu no?" la interruppi subito, girandomi verso di lei. lei si passò la lingua sulle labbra prima di riprendere.
"si, lo siamo entrambi. ma non voglio che tu ti penta di nessuna scelta, non voglio condizionarti."
"che vuoi dire? spiega." giuro non la capivo. luna inspirò profondamente.
"tu stai vivendo la tua vita, insomma guardati. io non voglio limitarti a una vita del genere, quella che potresti vivere con me. e poi ti stancheresti e..."
"smettila luna, cazzo" m'intromisi ancora. mi dispiaceva, non dico di no, ma sparava tante di quelle puttanate che mi era impossibile mordere la lingua.
"piuttosto pensa a ciò che vuoi fare tu, d'accordo?" era lei quella condizionata, e non se ne accorgeva.
"sei diplomata, sei un'adulta..."
"e tu adesso mi sembri mio padre." sta volta fu lei ad interrompermi. io alzai gli occhi al cielo, ma lei sorrideva, e con lei come potevo non anche io?
"uhm...ho parlato con igna" esordii all'improvviso.
"a riguardo?" chiese fingendosi scocciata.
"potresti..non so aiutarci." lei mi guardava con quegli occhi castani, e io ci leggevo dentro un casino immenso.
"adesso spiega tu" commentò. io sorrisi.
"vedi, non ci vuole una speciale licenza per gestire determinati spazi in machete. cioè forse dovresti fare qualche corso, qualche colloquio e altre cazzate, ma ce la fai. manuelito ti adora" continuai terminando con un risolino. si vedeva che non aveva idea di cosa dire.
"che ne dici?" la spronai io. ora aveva gli occhi lucidi. dopo mi prese la mano, io restai un po' spiazzato. la strinse forte. aveva le mani gelate, e solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse sceso il fresco. così portai l'altra mano sulle sue dita fredde. quello che successe dopo può ben intuirsi. dopo quelle continue crisi e lacrime, passammo la notte insieme. inutile dire che tornai finalmente in pace con me stesso. era notte fonda, la guardavo dormire con la testa poggiata sul mio petto, i suoi capelli mi facevano il solletico. poi guardai il soffitto. che merda, pensavo, una ragazza completamente sola buttata in mezzo all'oceano, costretta a nuotare tra i pezzi grossi alla ricerca di un suo posto. e subito dopo pensai che infondo luna ce l'aveva fatta, lei il suo posto l'aveva trovato ed era proprio lì dove stava, con me. lei ce l'aveva fatta...ma io ancora no.

sempre quei due ~ tha Supreme fan fictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora