dami spostò lo sguardo su di me e la sua espressione incazzata si trasformò in allarmata.
"che diavolo le hai dato?!" disse spingendo dref e portandomi via da lui. finalmente sentivo il profumo di casa, di dami. io mi strinsi forte a lui.
"non è colpa sua..." biascicai incosciente. letteralmente.
"no luna, non parlare" mi disse piano.
"figlio di puttana, se non le stai lontana..." si riferì poi ad elia.
"okay amico, stiamo tutti calmi" disse lui con leggerezza. d'altronde era totalmente andato anche lui. mi ricordava william. perchè la verità era che l'unica persona a cui fregasse qualcosa di me era dami, e avrei dovuto smetterla di cercare quella sicurezza negli altri, perché non l'avrei mai trovata in nessun altro se non lui.
"dici di calmarmi? coglione, sei un decerebrato, tornatene a casa" rispose dami. poi si girò, con me appresso, e ci dirigemmo verso casa, a passo spedito.
"dami scusa" sussurrai.
"ti prego, ti ho detto di non parlare."
"dami ti amo" continuai lo stesso. lui si fermò. dopo mi fece staccare e mi guardò dritta negli occhi. e io in quel momento lo amavo davvero, ma stavo morendo dalla paura che a lui non fregasse. perché un po' era così. perché io ero un casino, e prima o poi anche lui si sarebbe stancato di me. le sue pupille fisse nelle mie, ora, mi suggerivano che sarebbe stato più un prima che un poi.dami's pov:
io la guardavo, ma avrei voluto tanto distogliere gli occhi dal suo viso totalmente distrutto. perché mi faceva male, un male del cazzo. gesù luna, perché eri così difficile d'amare?
"mi spieghi come potremmo andare avanti?" le chiesi cercando di stare calmo, ma la mia voce tremava. mi sembrava d'aver affrontato quel discorso fin troppe volte.
"okay mi dispiace!" rispose lei alzando la voce. non riusciva a ragionare lucidamente e mi sembrava inutile affrontare questo problema ora. però lei insisteva, glielo leggevo negli occhi che aveva voglia di chiarire. ne aveva il bisogno, come me. ma non era così semplice come credeva.
"non puoi chiedere scusa e pretendere che tutto torni a posto" risposi sconfitto. avrei tanto voluto che fosse così.
"dami, tu hai distrutto tutto..." disse all'improvviso, biascicando e abbassando il tono, all'improvviso estremamente delusa.
"cosa?" chiesi andandole vicino, stava troppo male e l'ultima cosa che volevo era che combinasse qualche altra puttanata. la presi per i fianchi, rabbrividii a quel contatto, ma non potevo distrarmi. mi aveva appena accusato di aver distrutto tutto, merda.
"che vuoi dire, luna?" ripetei.
"hai distrutto te, hai distrutto...me." sentii una pugnalata nello stomaco, questo era un colpo basso davvero. non potevo credere che l'avesse detto sul serio, mi sentivo schiacciato.
"perché mi dici questo?" domandai con voce rotta. avevo gli occhi umidi e vedevo sempre meno.
"perché hai fatto tante stronzate, e io ti ho perdonato sempre. tu invece resti ogni volta un po' incazzato, finirai per odiarmi" rispose fredda. sentii rompersi qualcosa dentro me, definitivamente. probabilmente non aveva mai smesso di credere che io potessi pensare questo di lei, e mi uccideva. lei mi stava uccidendo.
"non so che dirti" commentai divenendo impassibile anche io. dovevo sopprimere tutto. il mio cervello mi diceva questo, ed io eseguivo.
"dimmi la verità" rispose. non sapevo più quale fosse, la verità.
"forse hai ragione." lei mi guardò spiazzata.
"ho rovinato tutto, ma non ti odio. non potrei mai odiarti, e non sto a spiegarti un cazzo, luna, che le tue pupille quasi riempiono tutto l'occhio." lei non era lì presente, stavo dando aria alla bocca. ma prima tiravo fuori ciò che avevo dentro, meglio era.
"quindi è meglio se stiamo lontani." ormai era andata, non potevo più tornare indietro. lei tornò subito sull'attenti, come se d'un tratto si fosse ripresa.
"no..." le uscì involontariamente dalla bocca.
"dami non hai distrutto niente, stavo scherzando." a me veniva un po' da ridere.
"è troppo tardi" dissi fermo. allora lei fece qualcosa di totalmente impulsivo. si fiondò su di me, portandomi le braccia al collo.
"ti prego dami" borbottò. io allora la sollevai, tenendola per le gambe, e ripresi a camminare, in direzione di casa. arrivammo che erano le cinque di mattina. stava quasi per albeggiare. io la portai in camera sua, stava già dormendo, non osai immaginare quali e quante razza di sostanze avesse in corpo. desideravo solo stesse bene. poi me ne tornai in camera mia, ma non chiusi occhio. passai il resto della notte a pensare a quelle stronzate di cui parlava. allora mi resi conto che aveva ragione davvero, e ciò che le avevo detto contro, col solo senso di vendetta nelle vene e proiettato in mente, era in realtà la cosa giusta che avrei dovuto fare. saremmo dovuti restare lontani, perché io le avevo causato solo problemi. e nonostante ciò, non potei negare di aver pianto come un dannato, perché, chissà come mai, io la amavo lo stesso, e l'avrei fatto incondizionatamente, sempre. e chissà come mai poi lei amava me. se ci fossimo odiati, allora io non avrei passato la notte in bianco, con un purino tra le dita, e il cuore spezzato.
quando fu mattina, a tutti gli effetti, decisi di farmi una doccia. ne avevo bisogno, dovevo liberarmi da tutte quelle tossine negative che avevo sulla pelle. eppure quel senso di vuoto non accennava ad andarsene. ripensai a sara, alla sua voce spezzata nel dirmi della notizia. ripensai al viso di mamma mentre piangeva. io che ero un bambino e volevo solo che sorridesse, ora che ero un adulto capivo quanto fosse più complicato di così. mi vestii e mi osservai allo specchio. poi mi guardai le mani, tremavano un po'. ritornai a passo stanco in camera, ma qualcosa mi sorprese. cristo, luna era seduta sul mio letto. non appena varcai la soglia, spostò gli occhi su di me, intimorita da non so cosa. forse più da lei stessa che da me.
"ei..."
"come stai?" la interruppi, andando lentamente a sedermi accanto a lei. lei mi guardò stupita, non si aspettava questa domanda. come poteva non capire che l'unica cosa che m'importava era come stesse, sempre, in qualsiasi momento? la vidi esitare.
"sto una merda" confessò infine.
"ti ricordi qualcosa riguardo ieri sera?" le chiesi fissandola negli occhi. i suoi luccicavano, i miei anche alla vista di quanto fossero spenti i suoi. avrei voluto baciarla, ma non potevo.
"poco" rispose. era plausibile. io sospirai.
"mi ricordo una cosa bruttissima, dami" disse senza fiato. io diportai lo sguardo sul suo viso stanco, ma bello. bello come sempre.
"cosa?" pensai subito si riferisse alle mie parole. oppure alle sue, infondo c'eravamo andati giù pesante entrambi. però nei suoi occhi leggevo il terrore, forse era più di questo.
"cosa ricordi?" ripetei preoccupato.
"ho fatto una cazzata" se ne uscì. mi stavo stancando di tirarle fuori le parole di bocca.
"questa non è una novità" sbuffai.
"elia aveva con sé della codeina, e io non sapevo che cazzo mi passasse per la testa..." io chiusi gli occhi.
"sul serio luna? ti sei spaccata di quella merda? scherzi?" non toccavo quella roba dai tempi del liceo, la trovavo una cosa da idioti.
"e...e poi ricordo che ero coi suoi amici. dami..." c'era qualcosa che non voleva dirmi. o probabilmente non ne aveva il coraggio.
"dami...stavano facendo un gioco così stupido, e io volevo andarmene, credimi. ho avuto una paura fottuta dami, volevo tornare da te" disse ormai in lacrime. cristo.
"che gioco, luna?" avevo paura io, ora, di ciò che avrebbe potuto rispondermi.
"...una specie di roulette russa" sputò finalmente il rospo. io avevo la bocca asciutta, non sapevo cosa dire o pensare.
"cos'è successo.." avevo la voce che tremava.
"niente dami! proprio niente, te lo giuro" m'interruppe lei. mi si sollevò un macigno dallo stomaco.
"mi hanno obbligata a smezzare un flash con elia, poi siamo tornati" concluse infine. attimi di silenzio.
"probabilmente dovresti denunciarli."
"sei matto??" io sospirai.
"porca troia, ti hanno drogata, non ci andresti di mezzo" dissi cercando di stare calmo, ma come avrei potuto? come, se avevo appena avuto la conferma che se si allontanava anche solo un secondo da me, rischiava la vita. oppure il problema ero proprio io, perché forse se non avesse subito così tanto la mia influenza, ora sarebbe indipendente nel modo più assoluto.
"gesù...non posso."
"cosa dovrei dirti?" esclamai infine, al limite di ogni cosa. lei non rispose.
"non...non ricordi nient'altro...di quello che ci siamo detti?" proseguii allora. luna alzò la testa. leggevo dentro il suo sguardo che qualcosa, anche in lei, si era rotto. se lo ricordava, eccome.
"abbiamo litigato" se ne uscì. io scossi la testa, poi mi alzai in piedi e, subito dopo, con me anche lei.
"no luna, tu facevi la stronza!" esclamai puntandole un dito contro. lei non rispose, ancora una volta.
"e mi dispiace da morire, perchè infondo fai bene ad esserlo. io e te..." mi fermai un'istante, stavo per esplodere. i suoi occhi erano gonfi di lacrime e dolore.
"...non possiamo stare insieme" conclusi, mentre il mio cuore si distruggeva per l'ennesima volta in mille pezzi.
"perché?!" chiese lei. rendeva tutto più complicato.
"guardati! e poi guarda me. non possiamo sopportare tutto questo." luna aveva il viso bagnato.
"okay..." io alzai le sopracciglia. okay?
"non fare quella faccia! è quello che vuoi? io ti dico che va bene, non starò ad ammanettarti a me se vuoi andartene. pensavo non fossi un bugiardo."
"che vuoi dire?" avevo una paura fottuta.
"ti ho creduto mentre l'altra sera mi hai guardata negli occhi e mi hai detto che mi amavi." poi si asciugò le guance con il palmo della mano e, leggera come nulla fosse appena accaduto, mi sorpassò, sfiorandomi la spalla, e uscì dalla stanza. a me scese una lacrima. quando mamma mi chiedeva dove fossi stato e rispondevo a scuola, stavo mentendo. quando luna mi chiedeva se fossi fatto ed io rispondevo che non lo ero, avevo chili di merda in corpo. quando avevo lo sguardo assente, lei era pronta a chiedermi se stessi bene e io rispondevo che era okay, mentre un cazzo lo era. ma mai ci fu quella volta in cui nel dirle che l'amavo, anche una sola parte del mio corpo non ci stava credendo.
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sempre quei due ~ tha Supreme fan fiction
Chick-Litcontinuo di "soli in due". • • • "dimmi solo perché" m'interruppe lei, con voce bassa e tremante. io ero rosso in faccia. "se non mi dai una buona motivazione, una sola dami...me ne vado. e non so se torno." era sempre stata troppo insicura anche s...