chapter 11

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in punta di piedi ci dirigemmo verso lo studio, sperando di non trovare nessuno in giro. luna non ci era mai stata prima. tempo di sistemare tutto che s'era già seduta al piano. io sorrisi senza farlo vedere, era adorabile. poi come nulla fosse cominciò a toccare i tasti. la riconobbi subito, stava suonando il preludio in mi minore di chopin. da come muoveva le dita anche un incapace avrebbe inteso che studiasse classico. o perlomeno che l'avesse studiato. mi trasmetteva quella malinconia ingestibile, che con nessun tipo di pensiero riesci a scacciare. però un po' era gradevole, voglio dire, lo era e basta. poi tutto d'un tratto si fermò.
"scusa, era da tanto che non suonavo" disse restando rivolta verso la tastiera, ma con la testa china. io mi alzai e mi sedetti vicino. troppo vicino, sentivo il suo cuore battere. l'avevo vista bestemmiare, dormire e svegliarsi con le peggio occhiaie, mangiare da far schifo, così come lei mi aveva visto strafatto sboccare, ubriaco fare delle stronzate. eppure ogni volta che eravamo così a contatto l'uno con l'altra, ci agitavamo come due ragazzetti in piena tempesta ormonale che limonano per la prima volta. e poi presi a suonare quei quattro accordi. piano, senza legarli assieme, giusto per farle intendere di che canzone si trattasse. forse la più sincera e vera che avessi mai scritto. quella canzone che era stata creata di getto, senza starci dietro al testo per più di 10 minuti. pensavo a lei e scrivevo sempre più in fretta. ch1 5ei te..quando uscii l'album lei mi aveva chiamata, in lacrime, dopo averla ascoltata. lo ricordo come fosse ieri. subito di fatti la sentii agitarsi seduta di fianco a me. dopo poco mi fece segno di fermarmi, io non stavo capendo. poi però prese a suonare lei. con quella delicatezza che io avrei potuto solo sognare. oppure ammirare da lei, così come stavo facendo in quel momento. ma dopo fui costretto a prendere un gran respiro dal diaframma e cominciai a cantare.
"e lei mi chiederà se posso darle ascolto, un cin cin con la para e quindi sto solo. oppure con i miei e..non so più chi sei te..." eravamo in perfetta sintonia. verso la fine però la mia voce tremava.
"no xa', anche se l'ansia a volte mi diceva "ma vuoi xan'?" no no ho imparato a non fidarmi di quella troia..." stava nettamente tremando. lei piano smise di suonare, ma io continuai. e quando finii il ritornello, la stavo guardando mentre lei si fissava le mani.
"scusa.." mormorò.
"perché hai smesso di suonare?" le chiesi allora, non in tono di rimprovero, ma quasi.
"scusami, ero concentrata sulla tua voce e..." farfugliò con voce rotta.
"merda no, intendo dire... perché non hai voluto più studiare?" la interruppi cercando il suo sguardo. luna finalmente portò i suoi occhi nei miei.
erano bagnati. poi guardò a destra mordendosi il labbro inferiore e facendo un'espressione di mezza sofferenza e incomprensione. era confusa e mi dispiaceva vederla così. avrei voluto che fosse un po' più sicura, di se stessa.
"lo sai, su" disse facendo finta di non essere vulnerabile. eppure era la creatura più fragile su questo mondo, crollava ogni volta davanti al mio sguardo. io sospirai.
"un giorno ti porterò con me in tour, suonerai con me" esclamai all'improvviso.
"che?" domandò divertita.
"eddai te lo immagini?" continuai. lei cercava di trattenere un sorriso. ma d'un tratto qualcosa ci interruppe. la porta dello studio si aprì all'improvviso e il mio cuore accelerò in automatico. ci ritrovammo davanti gli occhi nicolò.
"porca troia, che ci fate qui?" esclamò. io sospirai, m'aveva fatto venire un infarto.
"dovevo finire na cosa fratè, leviamo subito il disturbo" dissi alzandomi e facendo cenno a luna di alzarsi a sua volta.
"che ci fai tu qui piuttosto" disse poi luna.
"ah volevo segarmi e mi sembrava un luogo opportuno.." che coglione. luna scoppiò a ridere.
"shhh stai zitta!" affermai.
"ti seghi sopra il ricordo della donzella nel club?" restò al gioco lei. dio, erano due bambini. nic rise.
"basta, andiamo." presi per il braccio luna e con lei appresso mi diressi all'uscita.
"spero non abbiate scopato sul mio pc" disse nicolò appena prima che uscissimo.
"spero non eiaculerai su quello di dami!" quasi urlò l'una in risposta, ma ormai stavamo tornando in camera. totali idioti.
"ehi sta calmo, ti ho difeso" disse ancora. io sbuffai. finalmente entrammo in stanza e chiusi la porta dietro di noi. pensai avessimo già fatto abbastanza casino per quella sera. eppure no, non avevo ancora sonno. mi faceva strano come lei riuscisse a stare così, non so, spensierata. dopo tutto quello che stava succedendo, che cazzo. mi levai la maglietta e mi buttai a letto. però lei rimase ferma dov'era.
"che hai ancora?" chiesi svogliato e portando il culo a sedere. lei stava zitta. dio, quando faceva così non la capivo. non parlava mai. poi si avvicinò lenta, ancora in silenzio, e si sedette vicina. mi abbracciò da dietro, senza proferire parola. e a me bastava. mi bastava sempre.
così i successivi due giorni passarono. mi ci volle un po' di tempo per avvicinarmi a sara, ma alla fine fu facile convincerla a tornare da mamma, seppure lei fosse appena arrivata. ma infondo aveva sempre avuto un debole per quella donna che era sua madre. la vedevo più sua madre che mia, forse ero un po' crudele. ma ero sincero. l'ultima notte prima della partenza fu decisamente la migliore. io e luna sembravamo essere tornati bambini, finalmente.
"tu sei completamente pazza!" esclamai ridendo, mentre cercavo di prenderle le braccia. lei finalmente smise di farmi il solletico, io la stringevo per i polsi, ma delicatamente. avevamo entrambi il fiatone e l'aria si stava facendo più tesa. io la fissavo, lei fissava me. poi luna prese a guardarmi le labbra. io vedevo con la coda dell'occhio il suo petto muoversi velocemente. io all'improvviso mollai la presa, non rendendomi conto di star bloccandola ancora.
"..dami" mormorò incerta, anzi forse più sofferente che altro.
"si?" ci furono brevi attimi di silenzio, se non per i nostri respiri affannati, non più dagli sforzi ma dall'impazienza di sentire i nostri corpi a contatto.
"..ho voglia.." cazzo. io deglutii.
"di cosa?" sapevo di star giocando ad un gioco precario, mi ricordavo com'era andata a finire l'ultima volta che l'avevo istigata. ma questa volta non volevo esagerare, volevo solo farla sentire a suo agio. tanto, in qualsiasi caso, ero già eccitato come uno stronzo. un po' me ne vergognavo, ma ero certo che fosse più la sua mente che il suo corpo ad attrarmi. lei era la mia persona. e in quel momento, mentre si mordeva le labbra e mi guardava come solo lei sapeva fare, era fottutamente bella.
"di te. ho voglia di te" ripetè non distogliendo per nemmeno un istante i suoi occhi dai miei. cazzo luna, io ne avevo voglia sempre di te. all'improvviso mi sentii fragile. mi piegai appena, era poco più bassa di me, e da ragazzina invece la chiamavo giraffa. com'erano cambiate le cose. mi avvicinai ancora, lentamente, non volevo giocare col fuoco, semplicemente, come sempre quando c'era lei, mi dimenticavo come si facesse. allora fu lei a fare il primo passo. senza chiederlo nemmeno quasi mi ficcò la lingua in gola. ci staccammo dopo molto, avrei voluto che non finisse mai.
"sei ancora geloso adesso?" chiese con un sorrisetto malizioso.
"vaffanculo" le dissi col cuore, facendo un risolino da idiota. poi, senza dire nulla e con estrema calma, si levò la maglietta e la buttò a terra. io restavo fermo, come un coglione. allora lei prese ad avanzare e, spingendomi per il petto, mi fece sedere sul letto.
"hai paura?" mi domandò all'improvviso. poi sorrise. io però non dissi nulla. non credo fosse mai successo prima, lei stava comandando l'intera situazione. si sedette in braccio a me, io sentivo le sue cosce nude sfiorare, anzi toccare, le mie gambe. dopo qualcosa scattò in me. mi levai di fretta la maglietta e prendendola per la schiena la spostai da sopra di me.
"che fai?" domandò confusa e piuttosto incazzata. io sorridevo sotto i baffi. lei restava seduta, io invece scesi dal letto. lei seguiva con gli occhi ogni mio movimento. adesso la fissavo dall'alto.
"allora?" cristo, quanto era impaziente. presi ad abbassarmi lentamente, stavolta volutamente. ora le sue pupille cominciavano a vacillare. senza lasciarmi il tempo di dire nulla procedette lei, restando solo in slip. io persistevo a sorridere sfottendola. non lo facevo apposta però, non me ne rendevo nemmeno contro probabilmente della faccia da cazzo che stavo indossando. con le mie dita le sfiorai la pelle sopra l'elastico delle mutande. i muscoli delle sue gambe tremavano.
"ammò adesso hai finito di fare la stronza?" le chiesi continuando a muovere la mano, ma fissandola. luna mugugnò qualcosa. dopo portai le mie mani sulle sue ginocchia e altrettanto piano allargai le sue gambe. quello che successe dopo è meglio non descriverlo. quando finii il lavoro, entrambi avevamo il fiato corto. io però non ero ancora venuto. non le lasciai il tempo di riposarsi che appena mi sdraiai di fianco a lei, portai la mia mano sul suo interno coscia. non lo so, volevo solo saperla il più possibile vicino a me.
"ora puoi anche ringraziare.." affermai con nonchalance. lei sembrava stanchissima. dopo prese il mio polso e levò la mia mano da lì, si girò a pancia in giù. io non capivo, mai in realtà. cominciai a credere che allora forse il problema fossi io. ma poi, dopo averla cercata qua e là tra le coperte, riprese la mia mano e la lasciò ricadere, quasi con violenza, sul suo culo. okay. deglutii ancora, dovevo un po' calmarmi.
"grazie" mugugnò allora luna. a me scappò una risatina. dopo poco chiusi gli occhi.
"dami.." gli riaprii all'istante.
"si?" non avevo voglia di dormire, zero assoluto. volevo sentirla parlare di qualsiasi cosa le passasse in testa, ero contento che avesse richiamato la mia attenzione.
"qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tua madre ti chieda o dica...per favore mantieni la calma." non mi aspettavo certo questo, però. sospirai.
"hai capito?" gesù, che stress. so che si preoccupava per me, ma non avrebbe dovuto farlo.
"si amo, capito." stavolta l'uso di quello stupido nomignolo era palesemente ironico e lei lo aveva capito. però mi dispiaceva da matti. mi spostai, di fretta, e mi sdraiai letteralmente sopra di lei, con la faccia sul suo culo. era morbido, si stava bene li. si stava bene perché c'era lei.
"andrà tutto bene, torno presto a riprenderti, okay?" volevo ribaltare le carte in tavola, preferivo se ero io a doverla rassicurare. non mi piaceva essere non al sicuro, volevo che luna pensasse lo fossi sempre, insieme a lei. lei non rispose. presi a farle i grattini sulla schiena, quando andavamo a scuola, le poche volte che capitavamo vicini di banco, mi costringeva a farglieli sempre sul braccio. ora le cose erano un po' cambiate, e menomale pensai. andai avanti a parlare, di tutto, di lei e di noi. di quanto fossi felice che lei fosse rimasta nonostante tutto. ma quando mi accorsi che si era addormentata da un bel pezzo, era troppo tardi. le misi la coperta addosso e mi sdraiai al suo fianco. grazie a dio quella notte avrei dormito tranquillo.

sempre quei due ~ tha Supreme fan fictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora