Massacro

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Cammino piano tenendomi il fianco. Respiro con forza mentre zoppico... Non voglio guardare né la gamba né il fianco perché so che vedrò... La mia carne probabimente lacerata e fiumi di sangue.
Mi impongo di camminare ancora per allontanarmi dal massacro che si stanzia dietro di me... Riesco ancora a sentire le urla della sua gente che sta venendo massacrata.
Sono troppo stremato però, e cado a terra imprecando. Mi alzo e mi appoggio con la schiena alla macchina sputando sangue, lo sento caldo che mi scende dal mento. Sospiro ancora e penso che, se devo morire, tanto meglio. L'unica fortuna è che si trasformerò in uno di loro per morire comunque, così non dovrò pensare a chi potrei uccidere mentre sarò un mostro. Le ferite sono troppo gravi perché mi possa salvare... Ridacchio mentre stringo il pugno. Ci stavamo per salvare, tutti e cinque... Un villaggio ci avrebbe accolti il giorno dopo e li saremmo stati relativamente al sicuro... Una lacrima mi scende dall'occhio piano mentre noto un' ombra che si avvicina a me e si mette in ginocchio.
Lo vedo, è uno di quei soldati che ci ha detto che potevamo salvarci. Non vedo suoi occhi coperti dalla maschera da softair... Anche se è fatta in legno protetta con il cuoio...
Mi avevano detto che la plastica ormai era spezzata e avevano iniziato a fare le maschere cosi, seguendo la forma delle vecchie maschere. La rete, come aveva fatto toccare alla sua bambina uno di loro, era fatta con del tessuto mentre dietro aveva un sottilissimo strato di ulteriore stoffa per impedire che il sangue li colpisse. Diminuiva la vista, ma almeno non si trasformavano in dei mostri.
Alzo il braccio, mente le lacrime ricominciano a uscire copiose, e lui stringe la mia mano con forza. "Ci... Ci hanno attaccato" dico, con un filo di voce "sono arrivati silenziosi e quando hanno iniziato a urlare per attaccare era  troppo tardi... Ci avevano circondato" tossisco forte vomitando altro sangue.
"Erano... Erano in tanti... Troppi... Volevamo tanto unirci a voi" ora sto piangendo, la mia voce è roca e rotta dal pianto.
A lui puo non interessare ma dovevo sfogarmi dovevo dirgli tutto "hanno ucciso mio fratello che cercava di trattenerli nel appartamento e tagliato la testa a mia figlia che era la prima della fila mentre cercavamo di scappare da quella che doveva essere la via sicura... ma erano pure lì... Dio... Aveva solo 13 anni! 13 cazzo di anni! Ho caricato con tutta la mia forza, massacrando qualsiasi cosa che trovassi davanti a me... Ero una furia, non sentivo né dolore né stanchezza... Quando sono arrivato in fondo alle scale anti-incendio e mi sono voltato ho visto ciò che non volevo vedere... Mia moglie che veniva trascinata dentro la stanza da uno di quei cosi ghignante... Era seminuda, gli avevano strappato i vestiti... Le sue grida di poco dopo dio solo sa che cosa possano essere state..." Anche se io lo so... Lo so cos'è successo dannazione... Mia moglie stava venendo violata più e più volte, lo aveva già visto accadere da altre parti! Quei mostri prendono le donne più belle e le utilizzavano come giocattoli finché non morivano di parto!
Non posso più trattenere le lacrime e la mia voce ormai è un piccolo sentiero in una valle di lacrime "l'altro mio fratello, che stava dietro di me, lo visto... O meglio ho visto la sua testa... Il suo corpo stava venendo trascinato dentro l'appartamento... per... Per..." Non riesco più ad avanzare con il discorso e continuo a piangere con forza mentre il ragazzo mi stringeva la mano. Riesco solo a sussurrare "uccidimi... Non voglio diventare come loro nemmeno un secondo".
Annuendo il soldato estrasse una lama. È piccola e ricurva a mezzaluna. Inoltre il dito più esterno della mano era infilato in un cerchio di ferro. E  non è tanto lungo, meno di 20 cm "Il karambit è la mia arma preferita" mi disse il ragazzo mentre mi lasciava ammirare quella nera lama che mi avrebbe tolto la vita. Avvicina la punta al mio collo e poi si allontana, caricando il corpo come un pugno "mi dispiace, avrei davvero voluto portarvi al villaggio domani" prima che potessi rispondere il braccio scatto e il coltello mi taglia la gola da parte a parte.
Uno schizzo di sangue investi il ragazzo che parve non accorgersene nemmeno. Mentre io morivo lui pulì il coltello e lo mise via, al suo posto dietro la schiena "addio" furono le sue parole prima di girarsi e scappare insieme a delle alte ombre, sue compagne. Scompaiono in un istante nel buio della notte.
Mentre le ombre si allungano su di me e il freddo mi assale sorrido... perché so che, da qualche parte, un villaggio sta ancora prosperandò in questo nero mare.

Racconti di un' apocalisseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora