La speranza sbagliata

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Il kukri affonda nella gola del mio avversario con una facilità disarmante mentre faccio una smorfia. Ho sempre detestato uccidere gli uomini... Ma ora devo. Mi avvicina ai ragazzini presenti nella stanza e sospiro. Forse due sono ancora vivi. Questi schiavisti bastardi per sopravvivere assaltano villaggi e rifugi per catturare gli umani e farli o ai vari folli in cerca di giovani menti da modellare o, peggio ancora, agli infetti così che posano mangiare. Sento i passi di un mio uomo che si avvicina, mi giro e gli faccio un cenno con la mano di parlare. Sono abbastanza certa che attraverso la maschera non possa accertarsi che gli dia il permesso . "Mia signora, abbiamo cercato ovunque... Pare che i ragazzi fossero tutti qui..." sento il rimorso nella sua voce.
Lo capisco benissimo, perché anche io sono disgustata. Erano tutti ragazzi i ma i loro informatori erano arrivati a saperlo troppo tardi... Li stavano già lasciando a morire di fame per consegnarli ai mostri come carne pregiata. Faccio una smorfia e mi giro per avviarmi verso il  piano sottostante quando sento un suono rauco che mi attira. Mi volto e vedo un ragazzo che sta strisciando verso di noi cercando di parlare. I tratti sono quasi irriconoscibili da quanto è magro, forse neanche sua madre lo riconoscebbe... Corro subito da lui e inginocchiandosi mi metto in grembo il suo viso "shh... Tranquillo... Non ti sforzare tra poco arriverà il medico... Tieni gli occhi aperti!" Inizio subito a parlargli dolcemente, così che non si lasci andare. Sento i passi sul pavimento del mio compagno che va a cercare un medico... Io allora cerco di distrarlo come posso. "Come ti chiami?" I suoi occhi, saettano verso di me. Vedo, oltre il dolore e la stanchezza, c'è una consapevolezza che va oltre la sua età... Quegli occhi dovevano sembrare quelli di un adulto già prima della malattia.  "Sono... Sono Tommaso" la sua voce è roca, quasi senza forze.
Prima che possa rispondere mi prende la mano e mi guarda con ancora più profondità "ho fatto del mio meglio... Ho cercato di aiutarli... Ho cercato di tenerli via dai guai" tossisce un po', debolissimo ma con la voce che non cala di tono un secondo "le ragazze... Sono nascoste in cantina. Eravamo anche noi li prima che ci separassero per prepararci" deglutisce e respira ancora con forza per poi stringermi la mano "salvatele... Vi prego" tossisce ancora, con forza. Poi, la luce, si spegne nei suoi occhi. Sospiro e glieli chiudo appoggiando delicatamente il suo corpo sul pavimento.
Mi alzo e chiamo  i miei uomini a raccolta, mi dirigo verso la cantina. Troviamo una piccola porta, nascosta. Al suo interno è pieno di ragazzine tutte della stessa età dei ragazzini sopra... Probabimente tra i 12 e i 14. Sono indignata sempre di più e rimpiango di non averli fatti morire in modo più crudele queste schifose persone. Anzi, neanche persone... Bestie. Ecco il termine vero per gli schiavisti. Mi distrae dai miei pensieri il pianto di una ragazza che grida ai miei uomini di cercare Tommaso. Sospiro e mi avvicino, abbracciandola semplicemente. "Tommaso, non c'é l'ha fatta... Le sue ultime parole sono state quelle per indicarci dove eravate voi" lo mormorò con una tristezza infinita mentre la ragazza, dopo un secondo di shock, inizia a piangere a dirotto. Continua a ripetere "è colpa nostra, tutta colpa nostra" senza fermarsi e senza fermare le lacrime. La consegno ad un mio uomo e mentre la portano via mi faccio spiegare da altri. Loro prima erano un gruppo di sopravvissuti a Lonato, stavano nascosti dentro un garage al buio. Non c'era da preoccuparsi perché la porta era chiusa e avevano abbastanza cibo per parecchio tempo... Il problema era la noia. Alcuni di loro, convinti da altri che volevano uscire quanto loro, hanno tolto il ruolo di leader a Tommaso, che li aveva guidato fino a quel momento e saggiamente voleva tenere un profilo basso. Destituito lui si erano trasferiti al piano di sopra dove c'era la casa convinti di non avere problemi... Ma puntualmente i problemi avvengono. E fu così che gli schiavisti entrarono in casa catturandoli tutti e portandoli li. La ragazza che piangeva era la ragazza di Tommaso... Si erano messi insieme poco prima che tutto finisse. Da ciò che dicevano, per fortuna, nessuna aveva subito molestie per conservarle intatte fino alla consegna.
Scuotendo la testa porto su le ultime persone e le carico sui carri. Hanno occhi spenti e straniti mentre glieli bendiamo per evitare che il sole gli faccia male. Non saranno mai più le stesse, lo sento.
Mentre l'ultima ragazza sale suo carro io mi avvio verso una stanza del della casa, la cucina. Li, seduto su una sedia, c'è un signore sulla cinquantina. Ha gli occhi iniettati di paura mentre mi vede avvicinare. Vorrebbe muoversi ma non può, lo abbiamo legato bene... o meglio inchiodato alla sedie. Le sue mani sporche del sangue di decine di ragazzini ora avevano dei chiodi come miglioramento. Lo fissò, ignorando le sue grida di pietà "penserà il fuoco a purificarvi" mi giro dopo aver detto questa frase. Avevano trovato molte taniche di benzina e avevano già provveduto a bagnare ogni cosa appena finito di cercare le persone. Ora stavano facendo la striscia finale, aggiungendo materiale infiammabile per aumentare i danni.
Prendo la torcia che hanno già acceso e, guardando un ultima volta in quella casa, mormorò una preghiera per Tommaso, un piccolo e coraggioso eroe. Lancio la torcia dentro la casa e mi giro, ignorando le urla dei prigionieri.

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