capitolo 1

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Alice POV

Eccomi qui, sono Alice Allevi, sono tornata. Forse non vi ricorderete di me, forse mi avrete cancellata dopo che vi ho abbandonato, dopo essere scappata da Roma ed essermi trasferita a Parigi, ma piano piano vi racconterò tutto e si, so che vorreste ammazzarmi e mandarmi nuovamente a Parigi ma forse mi capirete, col tempo, e mi vorrete di nuovo bene, lo spero. Che dire? Sono successe tante cose in questi cinque anni, cose belle e cose meno belle, il tutto, però, mi ha portato a quello che sono ora. Partiamo così: non sono più una semplice specializzanda, mi sono laureata a pieni voti e ho ottenuto un master annuale presso l'istituto di medicina legale di Parigi diventando così un medico legale a tutti gli effetti e si, anche piuttosto brava. Perché, quindi, mi trovo su questo volo? Quasi due mesi fa, a fine giugno, dopo aver terminato il master, ero in uno dei tanti caffè parigini con Juliet, la mia francesina, la mia amica del cuore qui a Parigi, (anche di lei vi parlerò in seguito), ricevo una chiamata e dopo aver preso l'iphone sommerso dalle mille cose inutili della mia borsa, leggo: "Istituto Roma". Non potete capire il mio stato d'animo, un insieme di panico ed agitazione. Chi poteva essere? Il Supremo, la Wally , Claudio (il cuore stava per uscirmi dal petto al solo pensiero)?. Non so quanto tempo sia stata con il telefono in mano, come se fossi pietrificata, in una mano il telefono, nell'altra un croissant quasi terminato. Ricordo solo l'espressione di Juliet e le sue parole: "Aliii sveglia è Roma rispondi". Finalmente trovo il coraggio e rispondo timidamente

-Si, Pronto

- Signorina Allevi, finalmente, come sta? Sono il professore Malcomess.

Sono quasi sollevata, se fosse stato Claudio probabilmente avrei messo giù. Che poi perché avrebbe dovuto chiamarmi dal telefono dell'istituto anzi perché avrebbe dovuto chiamarmi?

-Bene, la ringrazio professore. È successo qualcosa? È successo qualcosa in istituto?

- Si calmi Allevi, non l'avrei chiamata dall'istituto. 

Che figura di merda penso, sono la solita impulsiva. 

-Bene, la chiamo perché ho saputo che ha conseguito oltre che la specializzazione anche un master, ho letto diverse perizie che ha svolto in questi anni sia collaborando con i suoi tutor sia  da medico legale specializzato e mi hanno colpito molto. So anche che non ha occupazioni al momento presso l'istituto parigino, non conosco i suoi progetti ma credo che dovrebbe partecipare al concorso che si terrà presso il nostro istituto, qui a Roma, come professore ordinario. Potrà, ovviamente, continuare ad esercitare la sua professione collaborando con la polizia con un contratto a tempo indeterminato. C'è solo un posto e per ottenerlo basta superare una prova scritta, una orale e in più ci sarà la valutazione del proprio curriculum. Sinceramente, credo che sia un'ottima occasione, con il suo curriculum non dovrebbe avere molti problemi, sono certo di questo. Ci pensi Allevi, d'altronde è qui con noi che ha iniziato.

Cazzo non ho parole, ha parlato a raffica da solo. Cosa dovrei dire? Sono così emozionata che non riesco a rispondere

-Beh signorina? Ha forse già preso impegni?

- No, professore, no. In realtà aspetto che mi chiamino per perizie, casi ma no, non ho alcun impegno con l'università. E che, ecco, sono emozionata, non me l'aspettavo.

- Allora Allevi, spero di vederla a settembre, ci pensi. Arrivederci.

- Grazie Professore, grazie davvero. Ci penserò sicuramente. Arrivederci.

Non ricordo molto dei minuti successivi. Ero caduta in uno stato di estasi, trance, non so nemmeno come definirlo. Ero sommersa da emozioni. La mia vita è a Parigi, qui sono diventata quello che sono, certo la solita pasticciona, ritardataria, impicciona, all'inizio ho avuto un bel po' di problemi a farmi accettare soprattutto dalla polizia francese con cui collaboravo, ma ce l'ho fatta, almeno credo. Sono diventata una donna, una donna indipendente, un medico legale, affermato (spero), credo molto ma molto di più in me stessa rispetto a cinque anni fa, quasi non mi faccio trascinare dagli eventi ma rispondo con prontezza mostrandomi più forte. Certo che mi manca qualcosa, sento l'esigenza di altro e quest'altro non riesco a trovarlo a Parigi, ho bisogno di casa mia, di Roma, della mia vecchia confort-zone da cui, però, non ho più paura di uscire. Quindi, dopo essermi persa in uno dei mie soliti viaggi, motivo per cui Juliet, la mia dolce Juliet, mi chiama "mon petit reveur" (mia piccola sognatrice), esclamo quasi urlando: - Julyyyyy ordina due spritz, si torna a casa.

L'allieva connessi indissolubilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora