Capitolo 6

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Alice POV

È finalmente arrivato il grande giorno. Oggi non solo si deciderà il mio futuro ma, soprattutto, io e Claudio ci guarderemo finalmente negli occhi. Sto cercando di non pensarci. Esattamente cosa dovrei dirgli? Come dovrei comportarmi? Probabilmente mi odia, probabilmente gli sono indifferente, probabilmente non avrò il coraggio nemmeno di dirgli "come stai?", il coraggio che, in tutti questi anni, non mi ha mai portata a selezionare il suo numero e a chiedergli semplicemente "come va, Claudio?". L'unica cosa non probabile, ma sicura è che ci rivedremo. Stanotte, ovviamente, non ho chiuso occhio. Ho studiato fino a tardi, andando avanti con sigarette alla menta e pan di stella. Manco a dirlo, in questa settimana, da quando sono a Roma, ho fatto di tutto tranne che studiare: ho mangiato kg di lasagne a Sacrofano, ho portato Juliet in giro per Roma, l'ho aiutata con l'immatricolazione, ho aiutato Silvia con i preparativi... tutto, eccetto studiare e pensare a questo fottuto incontro.

Come mi sento? Beh è facile. Mi sento come una che, oltre a dover superare un concorso importantissimo per la sua carriera, incontrerà finalmente l'amore della sua vita. Si, senza ombra di dubbio CC è l'amore della mia vita. Altrimenti come me lo spiegato il fatto che per cinque lunghi anni io non mi sia più innamorata?

Sinceramente, credo di non esser stata innamorata nemmeno di Arthur. Probabilmente, ero innamorata dell'idea di quello che io e Arthur avremmo potuto costruire. Arthur era ed è un bravo ragazzo, gentile, carino, educato. Sapeva accontentare la parte dolce del mio carattere, sapeva assecondarla. Credevo di aver trovato il mio principe azzurro. Un principe idealista, sognatore che mi avrebbe aspettata all'altare e con cui avrei costruito una famiglia. Insomma, quello che sognavo da bambina. Ma appunto, da bambina. Non c'è mai stata una forte passione, era più un dolce sentimento. In realtà, per quanto lui dicesse di amarmi, io non ho mai sentito questo forte sentimento da parte sua. Probabilmente, eravamo innamorati delle stesse cose. Durante i suoi lunghi viaggi, quando ancora ero a Roma, mi sono sempre sentita sola, non mi è mai stato vicino e durante i miei insuccessi e durante i miei successi.

La situazione non è cambiata quando ci siamo trasferiti a Parigi. Per le prime settimane era tutto molto bello, c'era l'entusiasmo iniziale, il desiderio di sapere cosa sarebbe successo in questa nuova vita, in una nuova città, in una nuova università. Soprattutto, era come se avessimo iniziato un nuovo tipo di relazione. Per circa un mesetto, infatti, è stato a Parigi, mi ha aiutata ad inserirmi, per me era tutto nuovo. Ero felice, si. Felice ma con un velo di malinconia. Avevo una nuova casa da condividere con il mio fidanzato, giravo per il centro di Parigi, non mi sentivo più una ragazzina. Ma quando mi fermavo, quando non c'era più nulla da fare, ecco che la mente andava li. Non mi fraintendete, pensavo a Claudio quasi sempre ma riuscivo, in un modo o nell'altro, a soccombere quei pensieri nella mia mente e a concentrarmi sul mio presente. Eppure, quando non avevo più nulla con cui riempire la mente, lo pensavo.

E poi che è successo? È successo, semplicemente, che Arthur, sebbene con una base lavorativa a Parigi, ha iniziato nuovamente a viaggiare. Prima, solo per qualche giorno, poi ha iniziato a sparire dal lunedì al venerdì, infine per settimane. Molte volte ho avuto la tentazione di rientrare a Roma. Mi sentivo terribilmente sola. Giorni interi in una città che ancora non sentivo mia. Avevo stretto una sorta di amicizia con i miei colleghi, ma non sapevo ancora esprimermi al meglio in francese. Le serate, i giorni, i mesi trascorrevano e io ero completamente sola. A Roma era diverso. Quando Arthur partiva, potevo contare su un'intera squadra di calcio: la mia famiglia, le mie amiche, i ragazzi in Istituto. C'è stata una persona che non mi hai mai abbandonata, Claudio. CC mi è sempre stato vicino, anche quando non gli competeva. Era li per me quando la nonna non è stata bene. Era li per me anche dopo il congresso, anche quando mi comportavo come una ragazzina e rifiutavo di parlargli dopo quella notte. Era li per me quando studiavo disperatamente per portare a termine le ricerche della Wally e lui mi ricordava di mangiare. Claudio c'è stato sempre. Io l'ho capito solo dopo.

L'allieva connessi indissolubilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora