14.Incontri andati male...forse no

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Midorya /pov/

Quel sogno continuò a tormentarmi da giorni, non ce la feci più.
Sentire mia madre dire quelle cose in sogno, mi faceva pensare che le dicesse veramente, che lo pensasse davvero.

Presi la decisione di incontrarla.

Finirà malissimo, lo so già

Che pessimismo,

No, questo non è pessimismo, è realismo.

Mi presi una giornata di ferie e andai a Musutafu, dove abitava mia madre.

Utilizzai la metro, essendo l'unica via di comunicazione accessibile a me in quel momento.
Arrivati alla stazione l'ansia cominciò a crescere, insieme ad un forte mal di testa  causato dalla frenesia della città.

Dove abita? Ebbi un vuoto di memoria, che per fortuna venne colmato dai ricordi:
Via dei ciliegi 15; ecco dove abitavo.

Mi feci il giro dell'isolato per tre volte, indeciso sul da farsi.
Alla fine mi fermai davanti alla porta di quella che era casa mia, mentre avvicinavo la mano al campanello.

Non farlo,

Non lo farò.

Allontanai la mano dal campanello, rimanendo a fissare la porta per qualche minuto, finché non sentii qualcuno toccarmi la spalla.

<<Mi scusi, questa è casa mia>> disse una voce femminile... Quella voce femminile.

Mi girai con una lentezza estenuante, controllando che fosse vero.

Appena girato completamente realizzai la realtà dei fatti; era proprio lei.

<<Potrebbe spostarsi?>> Disse, sempre gentilmente, al che non mi spostai, anzi, l'abbracciai.

<<M-mamma...>> Sussurrai, sentendo le lacrime cominciare a scendere; nonostante tutto era rimasta fisicamente la stessa di cinque anni fa, e questa visione mi stava logorando dentro.

Lei si allontanò un poco, per vedermi.
Scoppiò in un pianto incontrollabile, continuando a sussurrare il mio nome.

<<Yamikumo... Yamikumo...sei tu? Non sei morto...?>> Continuava a sussurrare.

<<No, sono io, sono qui. Non mi posso trattenere per troppo tempo, ma ti devo parlare>> le dissi in modo sicuro, tenendo le mani sulle sue spalle.

Allora lei mi fece spostare un attimo e, ancora in mezzo ad una crisi di pianto, aprì la porta.

Entrammo in casa, e solo in quel momento si incupì, smettendo di piangere.

<<Perché non sei ritornato? >> Disse, con la testa bassa,

<<Perché non sei ritornato!?>> Alzò la voce, facendomi spaventare.

<<DIMMI PERCHÉ NON SEI RITORNATO YAMIKUMO MIDPRYA>> Quasi urlò, riniziando a piangere.

Cercai di abbracciarla, ma lei si scanso violentemente.

<<Mamma, siediti per favore>> le dissi, cercando in qualche modo di calmarla.

<<Ti prego, siediti un secondo>> la supplicai, e lei obbedì,

<<Mamma, io volevo ritornare, ma non ho potuto>> iniziai, prendendo un grande respiro.

<<Mamma... Ti prego, tutto quel che sentirai ora, non lo potrai dire a nessuno, ok? Io voglio proteggerti, ma se sapessero che sono stato qui, potresti essere in pericolo>> continuai prendendole le mani,

Ipocrisia ~tododeku~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora